I primi anni del quarto decennio dell’Ottocento sono sicuramente i più importanti nella lunga e prolifica carriera di Hokusai, grazie alla pubblicazione di alcune opere che hanno fatto la sua fortuna rendendolo un artista di fama internazionale, immagini che sono diventate veri e propri simboli dell’arte non solo giapponese, bensì dell’Asia tutta.
Nel 1830 Hokusai iniziò la pubbliczione delle Trentasei vedute del monte Fuji (Fugaku Sanjuu rokkei) per conto dell’editore di Edo Eijudou. Il progetto originario prevedeva che Hokusai producesse trentasei vedute che fossero accumunate dalla presenza del Fujiyama, la montagna più alta del paese e insieme simbolo culturale e religioso di tutti i giapponesi; inizialmente le stampe sarebbero state realizzate con il solo ausilio del colore blu di Prussia giunto da poco in Giappone.
Il grande successo con cui furono però accolte spinse l’editore a optare per una più ricca policromia. Ma, col passare del tempo e l’aumentare delle vendite, il numero delle vedute superò le trentasei unità previste.
Nelle intenzioni di Eijudou la serie poteva essere ampliata oltre le cento immagini, in realtà si fermò a quarantasei, forse per volontà dello stesso Hokusai che preferì dedicarsi ad altro, o come alcuni sostengono, per evitare il confronto diretto con Utagawa Hiroshige (1797-1858) che in quegli stessi anni eseguiva le sue stampe paesaggistiche più riuscite.
Le trentasei vedute del monte Fuji costituiscono per molti versi il capolavoro più celebrato dell’artista giapponese. Soprattutto La [grande] onda presso la costa di Kanagawa (Kanagawa oki namiura) è un’immagine ormai entrata nell’immaginario collettivo del mondo intero.
In essa si sublima la potenza della natura cui l’uomo deve sottostare; si enfatizza l’arte dell’uomo Hokusai, che invece riesce a dominare la natura, attraverso un segno grafico aggressivo e maestoso e la scelta di una colorazione elegante e non pervasiva.
L’abilità di Hokusai non fu solo quella di creare una straordinaria composizione: egli fu capace altresi di riportare in auge un tema come quello del paesaggio che aveva in passato costituito un motivo preponderante sia dell’arte giapponese che di quella cinese.
Se la Grande Onda è il capolavoro, assurto a tale popolarità anche grazie al successo tributatogli in Occidente già sul finire dell’Ottocento, tutte le altre quarantacinque composizioni della serie mostrano il livello eccelso raggiunto da Hokusai: capacità inimitabili di sintesi, semplicità mai banale, sentimento e suggestione, come se l’artista riuscisse a compenetrare le vedute con la propria interiorità.
E’ inoltre presente gran parte delle caratteristiche della sua arte, già in precedenza sviluppate, evolutesi fino a raggiungere puri vertici di poesia, serenità ed elevazione spirituale.
Tratto dal libro Hokusai (La grande biblioteca dell’arte) – Collana Giunti
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