Come l’epoca joumon, l’epoca yayoi è tradizionalmente definita da un tipo particolare di ceramica. Sue caratteristiche principali sono l’impiego del tornio e una grande semplicità della decorazione, spesso ottenuta col pettine. Semplicissime anche le forme, ispirati a modelli ceramici e metallici del continente.
L’evoluzione di vasi rotondi più o meno panciuti, di giare, brocche, vasi con piede, piatti, determina periodi anteriore, di mezzo e posteriore. Le differenze regionali permasero notevoli, ma dalla fine dell’epoca anteriore si delinearono tre grandi aree: il Kyuushuu settentrionale, direttamente legato alla Corea, i paesi del Mar Interno uniti dalla comunanza della vita della costa, e i paesi del Nord-Est, che continuavano ancora a produrre tipi fortemente legati al Joumon.
Favoriti da una lunga e salda tradizione autoctona, i progressi della ceramica yayoi nel campo della cottura e della politura furono realizzati sotto l’influsso del continente, e, più precisamente, di quella ceramica priva di disegni della Corea del Sud apparsa nel cumulo di conchiglie di Kimhai. Come sempre, è spesso difficile distinguere ciò che appartiene ancora al Joumon e ciò che dipende già dallo Yayoi.
Per giudicare, bisogna riferirsi a criteri di qualità: ciò che è Joumon resta inferiore ai prodotti coreani o a quelli che furono presto creati in Giappone con l’aiuto di nuovi utensili di pietra polita imitati da quelli del continente. A partire dal periodo di mezzo, la qualità ormai eccellente dei vasi presuppone un’organizzazione su larga scala per la loro fabbricazione. Alcuni pezzi assunsero proporzioni gigantesche: si conoscono giare funerarie che raggiungono un’altezza di m 1,60. Più tardi comparve la ceramica polita dipinta di rosso, di buona qualità, la cui terra di origine sembra si debba cercare a Mitoko (Fukuoka-ken) e nell’isola di Iki, nei siti di Karakami e di Harunotsuji. Verso la fine dello Yayoi le forme ebbero la tendenza ad irrigidirsi, mentre chè la decorazione si diversificava secondo l’ambiente e le condizioni di vita locali.
I villaggi in cui vivevano questi vasai-agricoltori erano posti in prossimità delle terre basse, ma in genere relativamente a monte dei fiumi, su terrazze naturali, per salvarsi dalle maree. Potevano anche venir situati al riparo di dighe costruite per fronteggiare le eventuali inondazioni. Spesso, come a Itazuke (Fukuoka-ken), un fossato pieno d’acqua correva attorno al villaggio: si trattava certamente di una misura protettiva. Si nota infatti la tendenza a raggrupparsi su posizioni naturalmente fortificate, con un lato addossato al mare ovvero su una penisola alluvionale.
Le abitazioni, quadrate o circolari, fondate su una fossa, ma provviste di un pavimento e circondate da un sottile argine protettivo, rappresentavano una forma migliorata delle antiche capanne joumon. Erano riscaldate da un focolare centrale. Quattro colonne sostenevano il tetto fatto di materiale vegetale come nell’epoca precedente. Questi villaggi di epoca yayoi sono oggi abbastanza ben conosciuti grazie a scavi già vecchi: Karako (Nara-ken, 1941-1942), Toro (Shizuoka-ken, 1947) e Urigo (Aichi-ken, 1947-1952).
Vi si aggiungono ora molte scoperte recenti: Onaka (Hyougo-ken), dove apparvero, sui lati dei fondi di capanne, un battello e dei resti frantumati del suo carico di specchi di bronzo; un sito con lo stesso nome ma di un’altra prefettura (Shiga), rivelò, sul fondo di un laghetto sulla riva orientale del lago Biwa, ricchi materiali che testimoniano un’occupazione continua dal Joumon all’età di Kamakura: cumuli di conchiglie, un villaggio, risaie, strumenti per arare e bambole di legno; a Tano (Shiga-ken), nel 1965, si portò alla luce un complesso di abitazioni e di sepolture che coprivano l’intero periodo yayoi; Uriseido, vicino a Osaka, scoperto nel 1966, celava un villaggio del medio Yayoi e sepolture con bare di legno; Tateiwa (Fukuoka-ken, 1963) è senza dubbio uno dei siti più importanti: di fianco al villaggio si trovava anche un cimitero; le sepolture, fornite di un corredo funebre particolarmente ricco, contenevano dieci specchi di bronzo cinesi risalenti agli Han anteriori, spade di bronzo e di ferro, braccialetti di conchiglie, coltelli, perle di vetro; a Karatsu, infine, i nostri scavi franco-giapponesi degli anni 1965-1966 permisero di collocare il luogo dell’insediamento yayoi in rapporto agli scarichi e alle sepolture: l’insieme rappresenta un complesso interessante per la sua diversità e la durata dell’occupazione.
In genere, ogni villaggio yayoi era provvisto di un pozzo e di uno o più granai di legno (kura) su palafitte, simili ai ripostigli che a partire dal neolitico furono usati nella Cina del Sud per riporvi il riso: vi si metteva il raccolto al riparo dei roditori e dell’umidità del suolo. Altre scorte erano conservate in giare semisotterrate col collo che affiorava in superficie.
Fonte: Estratto tratto dal libro Archaelogia Mundi – Enciclopedia Archeologica – Giappone (Nagel)
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***