Il genere delle “immagini di luoghi famosi” (“meisho-e“) aveva riscosso un certo favore già nei secoli precedenti al XIX, quale specialità all’interno della più vasta area della pittura di paesaggio.
Alcune vedute antiche potevano contenere il riferimento a un luogo reale; tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, quest’ultimo era inserito nel contesto dell’opera quale rimando letterario, oppure, nel caso di un tempio, come segno di devozione o di dedicazione.
Tra il XVI e l’inizio del XVII secolo, quasi contemporaneamente alla nascita della civiltà dell’Ukiyo, venne in auge l’uso di raffigurare vedute panoramiche di Kyoto, scene note con il nome di “Rakuchuu-Rakugai” (“dentro e fuori la capitale”): si trattava ancora di un genere pittorico elitario e per niente popolare, nel quale si possono però scorgere alcuni tra i temi che saranno prediletti nell’Ottocento.
Un certo interesse per gli elementi paesaggistici, e quindi per la raffigurazione di luoghi particolarmente noti, trapela anche nell’opera di alcuni dei protagonisti dell’Ukiyo-e attivi nei secoli XVII e XVIII.
Moronobu, per esempio, pubblicò nel 1690 una Mappa illustrata del Toukaido in scala, nella quale descrisse con vena miniaturistica le cinquantatre canoniche tappe che separavano la futura nuova capitale (Tokyo) dalla capitale di allora (Kyoto) Verso l’inizio del Settecento ottenne un certo favore l’illustrazione del tema delle “Otto vedute [della provincia] di Oumi”, regione nota soprattutto per la presenza del lago Biwa: per esempio, vi si dedicarono, intorno al 1730, artisti come Torii Kiyomasu II (attivo tra il 1706 e il 1763 circa) e Nishimura Shigenaga (1697-1756 circa), all’influenza dei quali Hiroshige non si mostrò estraneo.
Tratto dal libro Hiroshige (Art Dossier – Giunti)
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***