Riguardo al termine Kami e alla sua etimologia, si è subito portati ad avvicinarlo all’omofono termine che significa “su, in alto, sopra, la parte delle alti valli, i capelli, il superiore, il signore feudale” e simili: in altre parole i kami sarebbero da interpretarsi alla latina come i superi.
Sembra però che a tale semplice accostamento si oppongano una serie di difficoltà di natura storico-linguistica. Sino alla fine dell’epoca Nara (784) – dice lo studioso D.C. Holtom – “kami nel senso di nume e kami nel senso di sopra, superiore, erano due parole differenti, con pronunce che si distinguevano chiaramente l’una dall’altra”.
Egli arriva a questa conclusione, sulla scia delle ricerche di Yamamoto Nobuki, esaminando gli ideogrammi con cui si scrivevano i due vocaboli nei documenti giapponesi più antichi.
L’etimologia di kami è un argomento che ha sempre appassionato i giapponesi; Holtom elenca ben 11 diverse ipotesi di soluzione, per lo più fantastiche, seppure talvolta ingegnose. Tutto sommato la questione resta ancora aperta ed insoluta.
In quanto alle traduzioni se ne possono proporre a dozzine. B.H.Chamberlain, presentando la sua ben nota versione del Kojiki, esclama, quasi disperato: “Di tutte le parole per le quali è difficile scovare un equivalente inglese soddisfacente, kami è la più difficile”.
Bisogna inoltre tener conto che la lingua giapponese non distingue il singolare dal plurale, nè il maschile dal femminile, quindi kami spesso può significare dio o dea, dei o dee; come può significare nume, deità, alto spirito, superi, demone, cobolto e via dicendo, nonché signore feudale.
Un solecismo grossolano, purtroppo oggi frequente, si ha quando kami viene reso con Dio (D maiuscola), e Dio per parte sua con Kami (K maiuscolo). Si tratta di due concetti incommensurabili fra di loro. Per i cattolici giapponesi Dio è chiamato Tenshuu (Signore del Cielo). Sarebbe anche errato, salvo casi eccezionali, rendere kami con santo.
La meccanica metafisica è profondamente diversa nei due casi; un santo è tale perché lo si presume in paradiso, in qualche misteriosa sorta di contatto con Dio, dal quale può ottenere utili sospensioni di leggi naturali (miracoli); di un kami non si potrebbe in alcun modo predicare qualcosa di simile. Infine l’incertezza di genere e numero linguistico fa sì che il sesso di molti kami sia dubbio o possa cambiare col tempo.
Oggi v’è chi suppone, con fondati argomenti, che Amaterasu, “La Sole”, fosse un tempo “Il Sole”; e lo stesso dicasi di Toyouke no Mikoto (Kami dell’ubertosa Produzione).
Infine parecchi kami, come certi astri, risultano figure doppie, o trinità di persone, o conglomerarsi incerti di più antecedenti mitiche figure.
Tratto dal libro Storia delle Religioni – Cina- Estremo Oriente
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