Una delle prime cose in cui gli studenti di giapponese devono imbattersi è la grande e straordinaria varietà di classificatori da far seguire ai numeri quando si conta una certa quantità di cose.
Quando ad esempio contiamo libri, il numero è seguito dal classificatore 冊 Satsu (ad esempio Issatsu, Nisatsu ecc… dove Satsu indica proprio il “volume”); per gli oggetti lunghi e cilindrichi come matita per esempio abbiamo 本 Hon (Ippon, Nihon, Sanbon ecc…). Per indicare i fogli di carta o biglietti si usa Mai 枚, per il sushi si usa 貫 Kan, per le paia di scarpe 足 Soku e così via.
Non ci sono contatori generici che possano valere per qualsiasi oggetto ma si possono usare espedienti come il classificatore 個 Ko (come Ikko ad esempio per indicare genericamente “un pezzo”).
Nel parlato quotidiano 個人 Kojin si usa per indicare “l’individuo” ed è facile sentire in alcune situazioni frasi come 個 人 的 に 何 の 関 係 も な い で す Kojinteki ni nan no kankei mo nai desu che significa appunto “Non ho affatto alcun contatto personale con lui”). Potreste riconoscere i kanji 個人 Kojin ad esempio anche in alcuni taxi ad indicare proprio “personale alla guida”.
Per i traduttori come voi o me, i numeri possono rappresentare non poche difficoltà. La cosa più difficile dell’avere a che fare con i suffissi giapponesi è che non sempre è facile trovare l’equivalente in inglese.
Prendiamo ad esempio 系 Kei che viene spesso usato per indicare il “relazionarsi o l’appartenenza ad un gruppo”. Sia nelle scienze naturali che nell’ingegneria, 系 Kei è generalmente reso con la traduzione “sistema”. Per esempio abbiamo parole come 生態系 (Seitai-Kei, ecosistema) oppure 太陽系 (Taiyō-Kei, sistema solare).
Kei 系spesso trova il suo maggior uso anche in descrizioni generali o quando si descrive qualcosa senza entrare nel dettaglio. Un esempio può essere quando si parla del lavoro di qualcuno: 彼 は 外 資 系 企 業 に 勤 め て い る Kare wa gaishikei kigyō ni tsutomete iru, “Lui è un impiegato in una filiale giapponese di una società straniera.
Il suffisso Kei è spesso usato per descrivere membri di gruppi etnici o religiosi. Dai media è facile vedere descritta una persona asiatica ma di nazionalità non chiara in questo modo ad esempio: 事 故 で ア ジ ア 系 外 国 人が 重 傷 を 負 い ま し た Jiko de ajia-kei gaikokujin ga jūshō wo oimashita, “Uno straniero di origine asiatica è rimasto gravemente ferito in un incidente”. Poi ci sono i 日系人 Nikkeijin che sono i non giapponesi discendenti da antenati e avi giapponesi.[…]
L’uso di Kei può essere “utilmente” vago a volte: per esempio nel dire コ ー エ ンさ ん は ユ ダ ヤ 系 ア メ リ カ 人 で す Kōen-san wa yudaya-kei amerikajin desu sarebbe come descrivere Mr. Cohen come una persona di sfondo Ebrea-Americana ma non necessariamente identificando Mr. Cohen come ユ ダ ヤ 教 徒 (Yudayakyōto, un praticante del giudaismo).
Una parola che appare abbastanza frequentemente nei giornali e telegiornali, legati ad articoli e argomenti sulla criminalità è 出 会 い 系 サ イ ト Deai-kei saito), usato per contare siti su internet; qui Kei serve per classificare la tipologia di sito internet e non necessariamente viene tradotto.
Un altro suffisso comunemente usato è il kanji 的 Teki, originariamente usato per riferirsi ad un obiettivo e viene spesso inserito in parole come 目的 (Mokuteki, obiettivo, scopo), 目 的 地 (Mokutekichi, destinazione) oppure 的 確 (Tekikaku, preciso, accurato).
E’ spesso sentito in espressioni come 一 般 的 に 言 う Ippanteki ni iu (Generalmente parlando) o ancora in vocaboli come 積極的 (Sekkyokuteki, risoluto, determinato, positivo) e 消 極 的 (Shōkyokuteki, negativo, pessimistico), termini usati più frequentemente.
Poi ancora, c’è il suffisso 性 Sei, che viene usato in combinazione con 生 (Sei o Shou, vita o dare alla luce).
Sei serve ad indicare la “natura delle cose” e può apparire davvero ovunque: esempi sono 可 能 性 (Kanōsei, possibilità), 必 要 性 (Hitsuyōsei, necessità) oppure 多様性 (Tayōsei, diversità, di diversa natura). Una malattia ad esempio può essere descritta come 流行性 (Ryūkōsei, epidemia).
Il kanji di Sei può essere letto in due modi differenti: quando due persone non vanno d’accordo, si è soliti indicare i due come ” 相 性 が 悪 い (Aishō ga warui, “la loro reciproca natura non è buona“, in poche parole “non sono compatibili”). L’altra lettura invece si può trovare nella parola 根性 (Konjō, testardo, tenace).
Però Sei rimane comunque la lettura più comune e trova un ampio impiego anche nel campo scientifico o medico. Alcune parole sono abbastanza semplici, conosciuti e comunemente usati come 放 射 性 Hōshasei “natura di rilascio”, in parole povere “radioattivo”) oppure 特 性 (Tokusei, speciale caratteristica).
Altri termini frequenti sono: 慢 性 (Mansei, “natura lenta,” quindi “cronico”), 急 性 (Kyūsei, “natura frettolosa, veloce” quindi “acuto, perspicace”) o ancora 悪 性 (Akusei, “brutta natura,” quindi “maligno”).
Ad esempio, in campo medico, si indossano gli occhiali per correggere disturbi come 近 視 Kinshi, cioè la miopia che medicamente viene indicata come 先 天 性 Senten-sei, “natura del precedente paradiso” cioè disturbo“ereditario”).
Sembra che “Ten” nella parola non si riferisca al concetto di Paradiso in senso “cristiano” ma ad un Paradiso come Reame Buddhista che secondo la tradizione si visita dopo la morte e dove si “risiede” prima di una rinascita.
Sei infine mi fa ricordare di sfoggiare il famoso 相 対 性 理 論 (Sōtaisei riron, cioè “la teoria della relatività”). Tranquilli non avete bisogno di essere Einstein per recitare la formula della relatività in giapponese.
Non è complicata anzi, possiamo dire che è come recitarla in inglese. Basta semplicemente dire: イ ー ・ イ コ ー ル ・ エ ム ・ シ ー 二 乗 (Ii ikōru emu shii nijō). In altre parole: E=MC₂.
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