Nella tradizione giapponese lo specchio (kagami) riflette la sincerità, la purezza, il contenuto del cuore e della coscienza; rivelatore della verità, nulla può essergli celato: esso riflette tutto ciò che è racchiuso nell’animo.
Nell’etica buddhista lo specchio splendente è simbolo dell‘”Illuminazione” spirituale: rappresenta la saggezza e la conoscenza; se i pensieri malvagi e le passioni velano lo specchio, questo diviene invisibile, come ricoperto di polvere. Lo specchio coperto di polvere rappresenta lo spirito oscurato dall’ignoranza, i pensieri egoistici ed individualistici rappresentano le macchie e le incrostazioni che offuscano qualsiasi immagine esso rifletta.
Lo specchio sacro della tradizione shintou, conservato nel tempio di Ise, è, invece simbolo solare; secondo il mito giapponese, fu fabbricato dagli dei uno specchio ad otto punte per indurre la dea Sole Amaterasu ad uscire dalla grotta in cui si era nascosta, e per restituire, così, la luce al mondo. Quando la dea lanciò uno sguardo all’esterno della grotta, vide la propria luce riflessa nello specchio e la scambiò per un secondo sole; spinta dalla curiosità, Amaterasu uscì fuori dalla grotta, e il mondo rivide la luce: questo suggerisce che il cuore, per la sua capacità di riflettere – per la sua veracità – attrae la luce divina.
Lo specchio a otto punte (Yata no Kagami) fu consegnato dalla dea Sole a suo nipote Ninigi quando questi discese dal cielo per governare il Giappone. La dea accompagnò il dono con le parole “questo specchio è il mio spirito, dovrai venerarlo come la mia presenza”; per questo motivo esso è diventato uno dei grandi attributi del trono: chiamato Kagami Me Mitano (“augusto spirito”), lo specchio ottagonale invita il sovrano a riconoscervi la sua vera immagine divina, a tenere sempre a mente la sua identità con la forza solare.
Lo specchio, rivelatore dello spirito senza macchia, della purezza perfetta dell’animo, è anche strumento usato nei riti di purificazione: nude, davanti allo specchio dell’altare shintoista nel palazzo imperiale, le neo-spose dei sovrani giapponesi vengono “spolverate” da un sacerdote con una scopa dal lungo manico di legno e dalle strisce di carta bianchissima, così da essere purificate prima dell’unione con la divinità, con l’imperatore.
Uno specchio sacro è presente in molti santuari shintoisti e, allo stesso modo, è possibile trovare uno specchietto nella maggior parte delle case giapponesi, posto su di un piccolo altare (Kamidana) con altri oggetti simbolici, per onorare il culto delle anime degli antenati.
Tratto dal libro Storia delle Religioni – Cina- Estremo Oriente
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