La cultura giapponese, anche nei suoi aspetti popolari, manga ed anime ma non solo, continua ad interessare per nostra fortuna ad un vasto pubblico, ed ha dato vita ormai ad una pubblicistica da libreria impensabile fino ad un po’ di anni fa, quando al massimo si parlava di Giappone in una prospettiva storica o al massimo economica.
Nell’editoria specializzata sul mondo dei fumetti e della cultura ad essi collegata, continua a distinguersi l’opera della casa editrice Tunuè, che aggiunge un nuovo tassello all’universo nipponico con la raccolta di interventi Culture del Giappone Contemporaneo , nata dagli atti delle due edizioni del convegno Wabi Sabi Cyber. Cultura e subculture del Giappone contemporaneo svoltesi presso il Dipartimento di Studi Asiatici dell’Università degli Studi di Napoli.
La scelta degli argomenti del libro è abbastanza ampia: non mancano, in maniera piuttosto ovvia, i manga e gli anime, ma c’è spazio anche per altri aspetti, come i videogiochi, la musica, il cinema, la letteratura, il teatro, esaminati nel loro impatto in patria ma anche fuori, nella costruzione di quella che oggi è chiamata J-culture.
La J-culture, capace di mescolare tradizioni antiche e modernità estrema, cultura alta e cultura popolare, richiami al folklore indigeno e ad altre tradizioni, è oggi un punto di riferimento ormai fondamentale e imprescindibile di molto immaginario, e la cosa che emerge dal libro è come spesso si conosca il Giappone grazie ai manga ma poi ci si appassioni ad altre espressioni culturali, dalla musica al cinema alla letteratura.
Culture del Giappone contemporaneo è un libro da leggere per tutti gli appassionati di manga, anime e J-culture, per capire anche in fondamenti culturali delle proprie passioni, ma anche per chi è interessato in generale, per lavoro, studio e curiosità, al Paese del Sol levante.
All’interno del saggio, interessante il punto della situazione sul mercato dei manga e degli anime in Italia, Francia, Spagna e Germania, fatto da Marco Pellitteri, appassionato e poi esperto del mondo degli otaku, che finalmente sfata quello che per anni si diceva sui fumetti giapponesi, considerati prodotti dozzinali per giovanissimi con un basso livello di scolarizzazione e problemi psicologici, ma curiosa anche l’analisi di Giorgio Amitrano sull’influenza del Genji Monogatari di Murasaki Shikibu sulla cultura al femminile popolare di oggi in Giappone, per non parlare delle analisi del Teatro No e dell’architettura oggi.
Per chi non vuole fermarsi solo ai manga e agli anime e vede nel Giappone un mondo più complesso e da scoprire nella sua interezza e complessità, questo è il libro giusto.
Articolo scritto da Elena Romanello per SakuraMagazine
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