“Senza sentimenti, senza emozioni la cortesia non è che un guscio vuoto”.
Ecco probabilmente uno degli insegnamenti più importanti di Confucio. Assai ispirati dai suoi pensieri, i giapponesi hanno capito che per vivere in armonia con gli altri non bisogna soltanto saper dire Grazie, bensì è in primo luogo opportuno imparare a provare gratitudine.
Da noi sono numerosi coloro che hanno la tendenza a considerare le regole come un’attentato alla libertà, come degli ostacoli che impedirebbero loro di essere pienamente felici.
Nella nostra società, che alcuni definiscono postmoderna, tutto ciò che è codificato suscita diffidenza. I grandi principi della cortesia vengono sempre più spesso percepiti come barriere tra le persone e risalenti a epoche oscure nelle quali il concetto di uguaglianza non esisteva.
Nell’era dell’ego sovrano le scuse e persino i ringraziamenti divengono sempre più rari. Poiché ognuno è al centro del proprio mondo, si aspetta che tutto gli sia dovuto. Allorché una società intera la pensa così, le regole del vivere assieme si ritrovano fortemente compromesse.
Benché Giappone e Corea vengano spesso presentati come paesi ultra-codificati, gli occidentali che vi si sono recati hanno potuto rendersi conto che vi regna una certa dolcezza del vivere. La si avverte nei sorrisi scorti a ogni angolo. Giapponesi e coreani dicono Grazie varie decine di volte al giorno.
Per loro il fatto di ringraziare qualcuno, non viene percepito come un segno di inferiorità, cosa che talvolta accade da noi, bensì al contrario come un mezzo di preservare l’armonia e il proprio benessere. Secondo loro, chi dimostra continuamente ingratitudine rischia maggiormente di ritrovarsi in un battibaleno privato dell’aiuto altrui, condannandosi a non sentirsi mai soddisfatto dei rapporto con le persone che incontra. Il sistema educativo di questi paesi ha il fine di insegnare ai bambini a comportarsi bene in società.
“L’apprendimento della gentilezza è percepito come il modo migliore di sentirsi bene non solo con gli altri ma anche con se stessi.”
In giapponese esistono due termini spesso usati per ringraziare. Il primo si pronuncia 感謝 Kansha ed è composto da due caratteri, di cui uno corrisponde alla parola “Grazie” mentre l’altro significa “Sentire”.
Ciò dimostra il fatto che la cosa più importante non è obbedire per abitudine a un’etichetta pronunciando la tal parola, bensì provare sinceramente riconoscenza. Questo sentimento per i giapponesi è alla base della pazienza.
La seconda parola, quella più utilizzata per dire Grazie, è Arigatou. Significa letteralmente “questo è molto difficile da ottenere”
Fonte: Estratto dal libro Genki – Le 10 regole d’oro giapponesi per vivere in armonia di Nicolas Chauvat, edito da Edizioni il Punto d’Incontro
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