Generalmente parlando i giapponesi sono spaventati dal concetto di “diversità culturale”; guardano agli Stati Uniti con la sua società multirazziale e multietnica, con tutti i suoi dissensi e violenze e mostrano con orgoglio la loro omogeneità e il loro ordine sociale, di gran lunga maggiore.
L’omogeneità e l’ordine sociale di cui ancora gode il Giappone, ha sempre avuto un prezzo però, che ora gli stessi giapponesi credono sia diventato troppo alto, non solo in termini umani ma anche a livello politico ed economico.
La cultura così compatta e unitaria del Giappone è sempre stata basata sulla soppressione praticamente di tutte le libertà individuali, fisiche, intellettuali, emozionali e spirituali, al punto tale che non sono stati capaci nel tempo di sviluppare un senso di se a tutto tondo.
Secondo la tradizione, i giapponesi hanno sempre dato la loro totale lealtà a qualsiasi gruppo o gruppi a cui fossero appartenuti, e senza poter prendere alcuna decisione indipendente, di propria iniziativa; la società giapponese è stata composta in modo tale da enfatizzare e tutelare i diritti del gruppo a scapito del comportamento individuale. Un pensiero indipendente o innovativo è sempre stato un tabù.
Le cose però ora sono un pò cambiate. La maggior parte dei vecchi costumi e leggi che hanno, per tradizione, condizionato e controllato il personale comportamento dei giapponesi, sono state ufficialmente abolite alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La prima generazione post-bellica di giapponesi è cresciuta con una “libertà personale” maggiore rispetto a quella anche solo immaginata dai loro genitori, e per la prima volta nella storia del Paese, la delinquenza giovanile e altri tipi di comportamenti antisociali sono diventati più frequenti. I bambini di questa generazione erano così diversi dai loro genitori che sono stati “etichettati” come Shinjirui ovvero “nuovo tipo di persone”.
Con il fine dei primi due decenni di questa generazione, la maggior parte di quei condizionamenti comportamentali che hanno reso in passato i giapponesi così omogenei e uniti nel loro tradizionale schema, è scomparsa. E’ rimasto solo il sistema educativo.
Essendo sempre stati pressati troppo in un’unica direzione, sempre più giapponesi negli anni ’80 e ’90 hanno iniziato a dirigersi verso una nuova corrente comportamentale chiamata Jiyu Gakuen ovvero “libertà accademica”, basati sulla convinzione che il Paese non sarebbe riuscito a sopravvivere ai tempi moderni senza la creatività, la libertà di iniziativa personale e un forte senso di individualità: tutte cose che rappresentavano una minaccia per la tradizionalità del Paese insomma, specie poi se si sviluppavano e diffondevano in breve tempo.
In passato è stato ampiamente dimostrato in Giappone, come d’altronde anche in altre società represse, che se viene improvvisamente a mancare il rigido controllo sociale o viene ridotto drasticamente, è altamente possibile che si manifestino casi di violenza.
Il Giappone, nel corso della storia, ha sempre rappresentato una seria minaccia per i suoi Paesi vicini ma anche per il resto del mondo proprio per via della sua società compatta e unita e il suo comportamento combattivo.
Con la nuova tendenza Jiyu Gakuen però, insieme a quell’individualismo senza principi che l’accompagna, i giapponesi stanno ora diventando ugualmente una serie minaccia… per loro stessi!
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