Pensando e ripensando, mi è venuto in mente che, tanto tempo fa, la ragione primaria del perché così tanti uomini occidentali avessero fatto un così lungo e pericoloso viaggio verso il Giappone nel XVI secolo e poi di nuovo lo avessero ripetuto nel XIX e XX secolo, non è stato perché fossero attratti dalle arti e manufatti del paese (o almeno, non solo), o dall’abilità della gente di copiare i prodotti occidentali e di porre anche dei miglioramenti a questi o ancora la possibilità di una conversione al Cristianesimo degli indigeni. La reale ragione era il discreto e seducente fascino delle giovani giapponesi.
Sono giunto a questa conclusione per tre motivi. In primo luogo io stesso ammetto di essere stato colpito dal fascino magnetico delle giovani donne giapponesi, direi sin dal primo giorno che sono arrivato in Giappone, salvo poi scoprire che praticamente non ero il solo ma che qualsiasi altro uomo occidentale che a quel tempo era stato in Giappone si era arreso a quell’insolito fascino.
In secolo luogo, era ovvio che gli uomini occidentali non erano attratti dal Giappone per la personalità, il carattere, il talento o le qualità degli uomini giapponesi. E terzo, infine, almeno per quel che riguarda i primi anni, la vita sociale e pubblica giapponese non era del tutto piacevole, resa tale dal governo burocratico e autoritario.
Con il passare del tempo, ho scoperto poi che c’è un certo numero di elementi coinvolti in questa sorta di fascino che le donne giapponesi esercitano sugli uomini stranieri: uno di questi, tra i principali, è sempre stata una sorta di “riservatezza/timidezza” che le donne giapponesi hanno, in combinazione con un’apparente ingenuità, innocenza e con una particolare spontaneità quando si tratta di manifestare le loro sensazioni.
L’antica e tradizionale cultura del Giappone ha sempre “programmato” ed educato le giovani ragazze a comportarsi in modo così timido e riservato (Hazukashii/Hajirai) al punto tale che questa sorta di timidezza è entrata a far parte del loro codice morale e dell’essere giapponesi; qualsiasi ragazza che al contrario non si comportava secondo questa modalità veniva considerata come una poco di buono o di mal costume.
La riservatezza delle giovani donne giapponesi, rappresenta un’incredibile e potente attrazione per gli uomini; probabilmente perché è un atteggiamento che racchiude insieme i concetti di passività, ingenuità, innocenza e vulnerabilità, tutte caratteristiche che gli uomini giapponesi orientati al Confucianesimo hanno da sempre considerato come il simbolo della femminilità per le giovani donne non ancora sposate, dove la riservatezza era richiesta nel loro percorso educativo.
Ciò dunque che ha sempre affascinato e attirato gli uomini stranieri è che le ragazze giapponesi si comportavano in modo timido e riservato ed è proprio questo che ai loro occhi le ha sempre rese allo stesso tempo sensuali e seducenti.
Oggi le giovani donne giapponesi non sono più volutamente “programmate”, o meglio educate, come una volta a modi tanto riservati; tuttavia però esiste ancora un forte legame con la “sindrome timidezza” rimasta in eredità dal passato che ancora oggi permane nella cultura e nella tradizione; ciò fa si che le donne ancora conservino oggi in modo innato questa caratteristica che le distingue dalle donne occidentali.
Attenzione però. Tale sindrome non è una caratteristica unicamente femminile. In passato, anche gli uomini giapponesi venivano educati in tale modo, per poi potersi rivelare riservati, modesti, contegnosi e pacati in presenza di altri, in special modo di fronte a superiori.
Entrambi, donne e uomini giapponesi, quando parlano di loro stessi, generalmente si definiscono “timidi e riservati”, specie quando si tratta di interagire con gli stranieri o quando si ritrovano a dover parlare in inglese o in qualsiasi altra lingua straniera o quando devono partecipare a qualsiasi tipo di dialogo o dibattito pubblico.
La riservatezza è infatti un elemento distinguibile e tipico della cultura giapponese, presente ovunque, dai comportamenti e relazioni sociali di ogni giorno alle pubblicità: c’è una certa delicatezza e modestia che viene ancora richiesta in Giappone.
Tuttavia però, parlando di “riservatezza e timidezza maschile“, c’è il rovescio della medaglia. In alcune situazioni e scenari e in alcune aree della vita giapponese, gli uomini spesso tendono a dimenticare la loro “innata riservatezza” e passano addirittura agli estremi nella direzione opposta.
C’è infatti chi può arrivare ad usare un linguaggio ed un comportamento offensivo e volgare nei confronti delle giovani donne, diventando aggressivi e seccanti; non è difficile trovare uomini che apertamente e senza ritegno leggono riviste pornografiche, anche in presenza di donne di tutte le età.
Esistono poi locali di varietà notturni e altri luoghi di intrattenimento dove ci sono uomini che praticamente infrangono ogni regola della buona e tradizionale etichetta giapponese.
Essere dunque “hazukashii” è una caratteristica giapponese pur sempre selettiva e il fatto che possa portare qualche giapponese da un estremo all’altro è una cosa naturale in Giappone. Però può anche essere una sfida e uno shock per i “profani” stranieri che si ritrovano ad assistere da un lato ad un comportamento esotico e affascinante ma da un altro lato volgare, rude e scioccante.
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