Dopo anni di sentire comune secondo il quale gli anime al cinema, almeno qui in Italia, non funzionavano, il 2014 si è aperto con la sorpresa di record di incassi del film in CGI di Capitan Harlock, reboot di una delle icone di manga ed anime degli anni Settanta, personaggio tra i più emblematici e interessanti.
Un film che ha trascinato in sala i bambini e le bambine di ieri, ma anche ragazzi e ragazze di generazioni più recenti, giovanissimi magari con il papà e/o la mamma appassionati, nonché patiti e cultori di fantascienza, mostrando quindi come un anime giapponese possa rivolgersi a un pubblico anche non solo di otaku.
Non sono mancate le critiche dei puristi, che hanno rimpianto l’assenza delle Mazoniane, forse sperando in un remake: si sapeva del resto che questa nuova incarnazione di Harlock non era il rifacimento della serie, storica e mitica grazie anche in Italia alla sigla della Banda dei Bucanieri, ma una nuova storia, con quasi nessun personaggio della serie originale, tolti Harlock, Yattaran e l’enorme uccello animale domestico sull’Arkadia.
Del resto, il pirata tenebroso di un futuro remoto creato da Leiji Matsumoto ha vissuto varie avventure in mondi diversi, dove non c’era un nesso con le storie precedenti: l’universo de L’Arkadia della mia giovinezza e della serie SSX, del 1982, racconta fatti precedenti rispetto alla guerra contro le Mazoniane, ma senza un legame di continuità visto che presenta situazioni diverse e incompatibili, mentre L’anello dei Nibelunghi, di cui questo film è una specie di seguito, racconta un’altra storia, con echi delle leggende cantate da Wagner in opera, così come Herlock, che potrebbe essere un seguito della serie classica degli anni Settanta ma non lo è fino in fondo, senza dimenticare la comparsa di Harlock nell’universo di Galaxy Express 999.
Il mondo del film di Harlock presenta un universo dominato dalla federazione paramilitare di Gaia, che ha tenuto gli abitanti in vari pianeti e stazioni orbitanti nella venerazione della Terra, pianeta ormai mitico, in realtà inabitabile da un secolo per colpa delle mire di Gaia ma anche della reazione a questo di Harlock, qui più che in altre storie un antieroe ricco di ambiguità, che vorrebbe addirittura fare iniziare la storia dell’universo da capo per cancellare il suo sbaglio.
Harlock è sull’Arkadia, ma ricorda non poco l’Olandese Volante dell’opera di Wagner, perché è condannato ad una sorta di immortalità proprio per la colpa che ha commesso, e rimane sullo sfondo, anche se è capace di catturare lo sguardo. Il protagonista in definitiva è piuttosto Logan, all’apparenza un ragazzo in cerca di libertà come altri prima di lui, Tadashi in testa, ma in realtà un doppiogiochista al soldo di Gaia dentro cui c’è suo fratello Ezra, della cui invalidità lui è direttamente responsabile.
Logan compirà un suo percorso di crescita, scoprendo le motivazioni e le colpe di Harlock, decidendo poi di affiancarlo e forse alla fine anche di sostituirlo, forse perché si scopre simile a lui, non un eroe, ma una persona che cerca di andare oltre ai suoi errori sognando un mondo migliore.
La trama, se vogliamo, ci mette un attimo a decollare, tra citazioni di classici del fantastico, in primis Yamato, ma anche Guerre Stellari senza dimenticare il Tochiro amico di Harlock sosia di Harry Potter
, ma poi riesce ad avvincere, anche perché non rinuncia alle tematiche care a Leiji Matsumoto come l’ecologismo, la lotta all’indifferenza e al conformismo, la ricerca di un ideale, condendole con alcune scene veramente spettacolari, godibilissime anche non in 3D.
Il tempo ci dirà se questo Harlock sarà il primo di una serie di film di animazione giapponese sul grande schermo non solo per pochi eletti. Intanto, è stato comunque un piacere vedere uno dei personaggi icona del mondo dei manga e degli anime, che senz’altro risveglierà nuovo interesse intorno a Leiji Matsumoto e al suo mondo, nostalgico, romantico, cupo, ma attraversato da profondi ideali.
Cliccate qui per leggere il Dossier sull’opera di Capitan Harlock
Recensione scritta da Elena Romanello per SakuraMagazine
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