Keiko Ichiguchi, autrice di molti libri e disegnatrice di fumetti, lavora e vive a Bologna e attraverso le sue opere racconta la sua vita tra l’Italia e il Giappone. Vi propongo un breve estratto dal suo libro Non ci sono più i giapponesi di una volta” dove ci racconta dei trasporti giapponesi, in particolare i treni. Ci parla della loro rinomata puntualità ed efficienza ma anche di come sia viaggiare su quei vagoni affollatissimi!
Quando si va in Giappone, cosa si fa, prima di tutto? […]
Innanzitutto, scesi dall’aereo e recuperata la valigia è necessario fare un bel respiro e calmarsi: in fondo, anche se molti giapponesi non sanno l’inglese, sono sempre tutti gentili con i turisti stranieri, quindi si trova facilmente qualcuno disposto a dare una mano. Basta avere solo un po’ di coraggio e chiedere. Per il resto i trasporti giapponesi funzionano benissimo, e sono un vero vanto nazionale. Io stessa ne vado orgogliosa…
I biglietti del treno e la metropolitana si acquistano con le macchine automatiche. In ogni stazione ce n’è una lunga fila per evitare le code, sono sempre in funzione e danno sempre il resto. Prima di tutto è necessario leggere sul tabellone sovrastante le macchinette il nome della stazione di destinazione e la relativa tariffa da pagare. I nomi sono scritti sia in giapponese, sia coi caratteri “romani”, per favorire nella ricerca anche gli stranieri.
Per arrivare al binario si deve superare una fila di cancelli automatici facendovi passare il biglietto, proprio come nelle metropolitane italiane. In Giappone questo sistema è stato collaudato all’inizio degli anni Settanta nelle città principali, mentre oggi è disponibile una tessera d’abbonamento con una comodità in più: mentre una normale tessera va usata come un biglietto, quella di tipo nuovo si può tenere riposta nel portafoglio, e passare direttamente quello sullo scanner. […]
I treni urbani e i metrò passano di frequente, per cui non c’è bisogno di disperarsi se se ne perde uno. In Giappone la gente si sposta a una velocità frenetica e convulsa, e ormai, abituata al ritmo italiano, ogni tanto mi sento affaticata davanti a questa folla sempre in movimento; d’altro canto, avere la certezza di poter prendere un treno praticamente in qualsiasi momento senza preoccuparsi dell’orario toglie sicuramente un sacco di pensieri.
Attenzione però alla cosiddetta rush-hour, in cui tutti i metrò e i treni sono pieni fino all’inverosimile! Le ore di punta vanno dalle sette alle nove e dalle diciassette alle diciannove, perché in quegli orari le stazioni sono piene di impiegati e studenti. Nel dettaglio, il mattino è il momento peggiore in assoluto. Nelle carrozze giapponesi, non ci sono scompartimenti a parte i vagoni-letto, e le lunghe “panchine” corrono parallelamente lungo i due lati della carrozza. Alcuni sedili possono essere ripiegati e nascosti per poter lasciare più spazio ai passeggeri durante le ore di punta. Entrare in un treno o in una metropolitana in quegli orari è davvero micidiale. Il metrò di Osaka è in questo senso il più famoso.
È talmente pieno che i passeggeri non hanno bisogno di aggrapparsi ai sostegni, perché formano una massa unica e inamovibile. Non ti puoi voltare, a volte non puoi neanche muovere le mani. E se qualcuno si sente male? Capita. È capitato anche a me.
Meno male che tutti i treni hanno l’aria condizionata, anche se fa una certa impressione vedere centinaia di persone guardare verso il soffitto della carrozza boccheggiando, nel disperato tentativo di respirare meglio. Per questa ragione, salire e scendere dal metrò in quei momenti è come nuotare in un fiume impetuoso. È sempre meglio prepararsi con un bel po’ di anticipo, altrimenti si resta intrappolati nella carrozza.
La tecnica migliore è quella di iniziare ad avvicinarsi alla porta piano piano, in modo da finire in mezzo al gruppo di persone che devono scendere. I capistazione si danno da fare per far scendere tutti quelli che ne hanno bisogno, prima che salgano nuovi passeggeri, ma è meglio sapere in anticipo che anche tu devi combattere!
I capistazione sono poi fondamentali per aiutare la gente… a entrare in carrozza! Quando il treno è strapieno e pare che i passeggeri al suo interno stiano letteralmente per traboccare, i capistazione, li spingono dentro con le mani. In genere cercano di convincere la gente ad aspettare il treno successivo, ma dato che molti insistono per salire, l’unica soluzione che hanno per far partire la corsa in orario è rimboccarsi le maniche e pressarli dentro come troppi indumenti in una valigia piccola.
Questo perché la puntualità viene prima di tutto, quasi a livello maniacale. Se il mezzo ritarda anche solo di un minuto, un annuncio con le scuse della compagnia non tarderà a essere diffuso. Se capita un incidente e i treni si fermano, un annuncio ne spiega immediatamente i motivi. Se un treno arriva con un ritardo significativo, all’uscita si materializzerà una fila di capistazione per chiedere umilmente scusa ai passeggeri, fra un inchino e l’altro. A chiunque rischi di fare tardi al lavoro o a scuola viene rilasciata una certificazione della compagnia per discolparlo completamente.
In generale, però, di ritardi non ce ne sono quasi mai.
Fonte: Articolo tratto dal libro Non ci sono più i giapponesi di una volta, scritto da Keiko Ichiguchi ed edito da Kappalab Edizioni
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