Il Sokuirei, o Sokui no Rei, il “Perfezionamento della Dignità”, in altre parole, all’occidentale, l’”incoronazione”, è termine col quale si indica un complesso di liturgie e di cerimonie da compiersi in un sol giorno, dopo che si è concluso il prescritto periodo di lutto per la scomparsa del Tennou precedente.
È interessante ricordare che sino all’accessione del Tennou Meiji (1867), il Sokuirei ebbe spesso spiccate caratteristiche buddhiste, specie dall’insediamento del Tennou Fushimi, nel 1288, in poi. Il nuovo Tennou veniva allora consacrato con una complessa e solenne cerimonia chiamata Sokui Kanjou, che si potrebbe tradurre “Perfezionamento-Ordinazione” oppure “Perfezionamento-Battesimo”.
In altre parole il Tennou veniva assimilato a un sommo prelato buddhista, a uno speciale pontefice buddhista. Tutto questo era non solo facilmente concepibile, ma pienamente accettabile, in quel regime di Ryoubu-Shinto, di sintesi Shinto-Buddhista, che fu in atto in Giappone fin dai tempi di Koubou Daishi (774-835), e parzialmente anche prima. Sembra che nel tempo si fosse venuta elaborando una teoria del “diritto divino (buddhista) dei sovrani”, nota con il nome di Ou ken Butsuju Setsu.
Per maggiori particolari su questi temi ancora poco studiati vedere il dotto articolo di Kamikawa Michio (Kamikawa 1854). Con la rivoluzione Meiji, e con la drastica separazione dello Shinto dal Buddhismo (Shin-Butsu bunri), tutti i riti di consacrazione del Tennou rientrarono nell’orizzonte esclusivo dei culti Shinto (Hardacre, 1989).
Anche in questo grande evento si possono notare cambiamenti, e alcuni di notevole rilievo, nelle quattro edizioni più recenti. Cospicuo è stato l’accresciuto splendore dei riti, la loro evoluzione dal privato e dal segreto, al pubblico ed al politico. Nel 1868 l’evento riguardò più che altro la corte; nel 1990 abbiamo avuto invece una spettacolare cerimonia pubblica, una versa presentazione del Tennou sulla scena del mondo – o per lo meno dei suoi rappresentanti ufficiali.
Parallela è stata la crescita d’importanza del trono (takamikura) in realtà una sorta d’ornato baldacchino, evoluzione nella quale si può forse leggere un fenomeno sottile d’occidentalizzazione, in parte dovuto a magnetismo linguistico (notare il rilievo di espressioni quale “accedere al trono”, “perdere il trono”, “occupare il trono”, “trono ed altare” e simili, disseminate lungo le pagine delle storie dei paesi europei).
In origine il takamikura era costituito da un mobile di modesto rilievo, privo di una mistica particolare, e pare venisse costruito ex-novo per ogni successivo Sokuirei. In tempi più recenti è divenuto un oggetto permanente, circondato da un alone progressivamente più luminoso. Oggi lo si conserva – insieme a un oggetto consimile, però di dimensioni minori, il Michoudai, preparato per la sposa del Tennou (Kougou Heika) – in una sala del palazzo imperiale (Gosho) di Kyoto, facilmente visibile al pubblico.
I riti del Sokuirei sono indubbiamente i più spettacolari dell’intera successione. Alcuni vedono nel Sokuirei un’occasione politica per la proclamazione del nuovo Tennou. In realtà esso consiste in due momenti qualitativamente distinti: da una parte sta un rito essenzialmente religioso e mistico, dall’altra una vistosa celebrazione civile.
Nella prima il Tennou annuncia davanti al sacro specchio (o meglio alla sua copia di palazzo) il fatto d’essersi insediato al posto del predecessore, atto il quale – secondo interpretazioni accreditate – consacra in pieno il Tennou. Nella seconda si proclama in pubblico il fatto. Nel caso Meiji (1868) i due aspetti dell’evento si fusero in uno. Per i Tennou Taisho (1912) e Shouwa (1928) si ebbero, prima le liturgie religiose, poi la presentazione sul takamikura; sequenza che si è ripetuta nel 1990.
Fonte: Estratto tratto dal libro L’Agape Celeste scritto da Fosco Maraini ed edito da Luni Editrice.
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