Negli anni Novanta un giornalista americano scatenò un piccolo incidente diplomatico tra Stati Uniti e Giappone, perché in un suo articolo descriveva le abitazioni dei giapponesi come “gabbie per conigli”, un modo per evidenziarne gli spazi ridotti, almeno in confronto a quelli a disposizione delle case americane. Questa definizione offese i giapponesi, per lo meno quelli che non abitavano nelle grandi metropoli come Tokyo od Osaka, dove la maggior parte della popolazione è costretta a vivere in spazi davvero ridotti.
Nei grandi condomini, oggi chiamati anche maison (ma che non hanno niente a che fare con la pensione vecchio stile di Maison Ikkoku) gli appartamenti sono davvero minuscoli, spesso con una sola stanza che funge da living, cucina e camera da letto e un piccolo bagno con una piccola, ma irrinunciabile, vasca da bagno. Questi appartamenti in genere sono abitati da single o da coppie senza figli, e possono essere arredati sia all’occidentale che alla giapponese, ma sono diffusi soprattutto nelle zone più affollate delle grandi città.
Fatta eccezione per Maison Ikkoku, Rumiko Takahashi in genere ci presente la tipica casa monofamiliare in stile giapponese, che non è affatto una “gabbia per conigli”, di taglio moderno, come quella dei Moroboshi, o di taglio tradizionale, come per esempio, quella dei Mendo. Moderna (in genere a due piani, con le camere da letto al piano superiore) o tradizionale (che si sviluppa in lungo, su un unico piano leggermente rialzato da terra), nelle case abitate dalle famiglie giapponesi ci sono dei punti fermi nella disposizione e nell’arredamento che in Italia abbiamo imparato a conoscere anche grazie ai cartoni animati e che sempre più gente, anche in Occidente, tenta di imitare!
La pavimentazione in tatami, prima di tutto. I tatami sono pannelli rettangolari fatti di paglia di riso pressata, della misura standard di 90x180cm, misura che serve anche a calcolare la grandezza delle stanze: una camera da letto media, per esempio, misura circa sei tatami. Il futon, il letto tradizionale giapponese, è un semplice materassino di spessore e larghezza variabile che di notte viene steso sul tatami mentre, di giorno, le bravi madri di famiglia o i giapponesi più ordinati arrotolano e ripongono con cura negli armadi a muro.
All’ingresso della casa giapponese c’è il genkan. Nel genkan in genere si trova la scarpiera, perché è li che gli abitanti della casa e i loro ospiti si tolgono le scarpe prima di salire il gradino che dà accesso al resto della casa, leggermente rialzata da terra. Un mobile sotto molto punti di vista centrale nella casa giapponese è il Kotatsu, un tavolo basso attorno al quale si svolge gran parte della vita di una famiglia del Sol Levante.
Al kotatsu non ci si limita a mangiare o bere un tè, ma si chiacchiera con i familiari e gli ospiti e, in inverno, ci si riscalda magari mentre si guarda la televisione, visto che il kotatsu è dotato di una stufa e nei mesi più freddi di una coperta che serve a mantenere sotto il tavolo (dove si infilano le gambe) un piacevole tepore. Le porte tradizionali, fusuma, consistono in telaio di legno rivestiti di robusta carta di riso o stoffa che scorrono una sull’altra rivelando gli ambienti della casa.
Oggi vengono chiamate più genericamente shoji, che in origine erano pannelli scorrevoli rivestiti di carta o stoffa meno resistente e più trasparente, in modo da lasciar passare la luce. Infine, il re della casa giapponese è senz’altro l’ofuro, la tradizionale vasca da bagno che non serve a lavarsi (per quello si usa la doccia, in genere nella stessa stanza dove c’è l’ofuro), ma per rilassarsi. In Ranma1/2 questa parte della casa è spesso lo sfondo di scenette esilaranti.
Entrare nell’ofuro ogni sera prima di andare a dormire è, per ogni giapponese, una necessità irrinunciabile. A volte le vecchie case più popolari ne erano sprovviste, e in questo caso gli inquilini si servivano dei bagni pubblici. Oggi, anche nelle case più piccole si riesce a infilare una minuscola vasca da bagno. La temperatura dell’acqua che riempie l’ofuro è, di norma, intorno ai 40°C, decisamente alta per noi! Non è raro che un occidentale, dopo aver superato le scottature iniziali, entri nella vasca per vedere il suo relax tramutarsi in un lento svenimento… ma basta farci l’abitudine per capire perché i giapponesi non riescono proprio a farne a meno!
Fonte: Estratto tratto dal libro Rumiko Takahashi – La regina dei manga di Susanna Scrivo, edito da Iacobelli Editore
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***