Periodicamente si celebra il funerale della fantascienza, che in realtà ogni volta sa sempre rinascere efficacemente dalle sue ceneri, con nuove tematiche e filoni, tra cui spicca ultimamente lo steampunk, la fantascienza nel passato, un genere che si rifà alle opere di autori dell’Ottocento come Verne e Wells e che ha trovato autori, film, telefilm, fumetti ed eventi in tema nell’oggi, tanto da diventare presente come estetica e cosplay in molte fiere del fumetto.
Anche se non vengono magari in mente subito, esistono vari manga ed anime steampunk, e anzi la cultura popolare giapponese ha iniziato a frequentare il genere prima che diventasse di moda, e ispiratore di gadget, musica, costumi. Sono quindi diversi i titoli da scoprire o riscoprire, in attesa delle novità che non mancheranno perché il genere non sarà emblematico dell’immaginario del Sol levante ma piace, e anche molto.
Hayao Miyazaki ha inserito in diverse sue opere elementi steampunk: la più pertinente con il settore è Laputa, fantascienza in un contesto ottocentesco con aeronavi e città che galleggiano nel cielo, recentemente rieditato e assolutamente da non perdere. Ci sono elementi steampunk anche nella fiaba Il castello errante di Howl, dove magia e vapore danno vita ad un mondo che mescola fantasy e macchinari a vapore in maniera davvero molto interessante e riuscita.
Katsuhiro Otomo è universalmente noto per il futuro opprimente di Akira, ma nel suo curriculum trova spazio nel 2004 Steamboy, film d’animazione in un Ottocento alternativo, con un intreccio di energie alternative che fanno gola e altre avventure. Curioso anche Metropolis del 2001, omaggio di Rintaro e al capolavoro di Fritz Lang e al manga di Osamu Tezuka, ambientato anche questo in un passato alternativo dove esistono città stato dove i robot vengono largamente impiegati e dove tornano i temi del classico del cinema anni Venti.
L’anime forse più famoso di genere steampunk è Il mistero della pietra azzurra (Fushigi no umi no Nadia), del 1990, primo successo dalla Gainax, che omaggia Jules Verne inserendo ipotesi extraterrestre, Atlantide e alcuni elementi che poi si ritroveranno in Evangelion, con al centro la ricerca sulla verità delle proprie origini di Nadia, prima eroina coloured dell’animazione giapponese. Tra complotti, pazzi che vogliono conquistare il mondo in nome di antiche supremazie, ribelli sul Nautilus e altri colpi di scena, Il mistero della pietra azzurra resta tutt’oggi un emblema dello steam punk made in Japan, un titolo da vedere e rivedere, grazie anche al fatto che è uscita finalmente l’edizione integrale in dvd, in tv fu censuratissimo per i problemi che c’erano all’inizio degli anni Novanta nella fruizione degli anime.
Tra gli altri universi steampunk presenti negli anime, non si può dimenticare quello di Fullmetal alchemist, che mescola fantasy, alchimia e atmosfere verniane, di Hellsing, che mette insieme il gotico oltre che una venata critica sociale all’integralismo religioso, non dissimile da quella di Philip Pullman nella serie de La bussola d’oro, ma anche le riletture fantascientifiche nel passato di Sakura wars, dove il Giappone di inizio Novecento diventa teatro di scontri robottici, di Samurai 7, rilettura steampunk delle storie del passato dei samurai, di Wolf’s Rain, ambientato invece in un futuro dove si mescola un tipo diverso di distopia e un forte discorso ecologista, di Steam detectives, di cui esiste solo il manga, di Kia Asamiya che mescola il poliziesco con il fantastico ottocentesco.
Ma non è ancora finita, perché se si amano i robottoni, emblema per più di una generazione dell’animazione nipponica, non si può perdere Giant robot, saga in una Terra parallela in cui il progresso è andato avanti in maniera diversa, e dove il robot di turno dovrà lottare contro scienziati in cerca di vendetta. Se si cerca qualcosa di più fantasy, è da riprendere in mano I cieli di Escaflowne, che omaggia anche i robottoni e gli universi paralleli senza dimenticare richiami forti allo steam punk. Un universo alternativo steampunk è anche quello alla base di Last Exile, molto interessante con suggestioni medievaleggianti ma in un futuro in cui il progresso è andato avanti, mentre se si cerca qualcosa di insolito è da vedere Alexander, rilettura ucronica della figura di Alessandro Magno.
Insomma, l’animazione giapponese non delude nemmeno in questo caso, e immaginare mondi nel passato con una tecnologia diversa o alternativi sospesi tra passato e futuro è senz’altro un altro modo per celebrare il genere fantastico, sempre pronto a rinascere, per parlare dell’oggi in un’altra dimensione e in altri universi, dove magari non si viaggia più nello spazio e non ci sono più guerre con gli alieni, ma altre avventure, altri pericoli, altri sogni.
Articolo scritto da Elena Romanello per SakuraMagazine
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