Altro metodo di rilegatura giapponese molto noto è il Tetchouso o Tetsuyousou, conosciuto anche con il nome Retsujousou, ossia la rilegatura “multisezione” o a “fascicoli”. Si tratta di una rilegatura che prevede che i fogli di carta siano posti uno sull’altro raggruppati in gruppi di cinque, piegati in due a formare un fascicolo.
La piegatura della carta è chiamata Ori (parola da cui, tra l’altro, ricordiamo deriva il celebre termine Origami, che come sappiamo è “l’arte di piegare la carta”); ovviamente potevano essere aggiunti, rilegati insieme, quanti più set di fogli erano necessari.
Venivano poi fatti dei fori lungo la piegatura da dove si inseriva il filo che teneva uniti tutti i fogli mentre le copertine venivano ovviamente aggiunte ad entrambe le estremità, ad inizio e fine, anch’esse tenute insieme dal filo che attraversava i fori e teneva tutto legato insieme.
Vediamo dunque ancor più nel dettaglio tale modalità di rilegatura…
Il Tetsuyousou è un metodo di rilegatura che è stato usato molto durante il periodo che va dalla fine del periodo Heian sino al periodo Edo, considerato come un solido, affidabile e pratico metodo di rilegatura per libri.
Inizialmente si pensava fosse un metodo sviluppato in Giappone; solo nel 1900 si scoprirono libri rilegati secondo questo stile, databili addirittura al periodo prima della dinastia Tang in Cina; ciò ha dunque provato come questo metodo fosse già noto e usato in Cina.
Per un qualche motivo però in Cina il metodo non ebbe la stessa fama e notorietà avuta in Giappone, quindi ciò portò erroneamente a pensare che lo stile fosse un’esclusiva giapponese, così da essere chiamato a lungo stile Yamatoji.
Lo stile Tetsuyousou veniva usato in Giappone per le poesie waka ad esempio o per scrivere racconti e leggende. La carta più comunemente usata era quella Hishi, che poteva essere usata in entrambi i lati di un foglio oppure una ancora più spessa come la carta Choshi.
Il filo usato per tenere uniti i gruppi di fogli piegati era molto sottile e quindi era facile rompersi tuttavia non era possibile usare filo più spesso perché avrebbe potuto rovinare o danneggiare la carta; piuttosto che danneggiare la carta, la tradizione (e anche la norma) volle che ad essere usato fosse comunque un filo più sottile, disposti, in caso di rottura, a sostituirlo tutte le volte che sarebbe stato necessario.
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