Inari (稲荷) o anche Oinari è il kami giapponese della fertilità, del riso, delle volpi e del successo. La divinità Inari è rappresentata nelle varie raffigurazioni sia come maschio sia come femmina sia come androgino. Le volpi di Inari (o Kitsune), sono di un pelo bianco candido e agiscono come messaggere della divinità che rappresentano.
Origine e Storia di Inari
Quand’è che si iniziò a venerare Inari non è ancora facile da datare. Le prime annotazioni riguardo Inari risalgono al testo Ruijuu Kokushi dell’827 quando si usarono i kanji, che si usano oggi per indicare il suo nome, per indicare all’epoca la frase “portare il riso”. Molti studiosi associano questa divinità al riso e al cibo poichè concordano sul fatto che il nome Inari derivi da “ine-nari” che significa “coltivare il riso“.
L’adorazione e venerazione vera e propria invece di Inari risale circa verso il 711 quando venne fondato il primo santuario in suo onore a Fushimi. Nel periodo Heian poi la venerazione di Inari iniziò a diffondersi in altre parti del Giappone e nell’823 l’imperatore Saga offrì un tempio (Tou-ji) a Kuukai in onore della divinità. Con il tempo la popolarità di Inari continuò a crescere e il tempio di Fushimi, ormai principale sede di pellegrinaggio, ottenne grande fama quando divenne un sito di pellegrinaggio imperiale nel 1072. Nel 1468, durante la guerra Onin, l’intero santuario di Fushima venne bruciato; la ricostruzione richiese trent’anni e nel 1499 venne inaugurato il nuovo edificio.
Nel periodo Edo, l’adorazione di Inari si continuò a diffondere in tutto il Giappone, e molti studiosi, attribuiscono questa popolarità anche ai daimyo (signori feudali) che contribuirono alla diffusione del culto. I Daimyo portavano infatti con sè le loro credenze e le diffondevano anche nei luoghi dove andavano e nei loro nuovi domini. Quindi rapidamente Inari si diffuse anche nelle coste dove divenne divinità protettrice dei pescatori e con il tempo iniziò ad essere venerata per avere in cambio buona salute, fortuna e prosperità.
Nel 1868 un decreto del governo obbligò a separare le fedi buddiste da quelle shintoiste e quindi molti templi subirono alcune modifiche, compresi quelli dedicati ad Inari. Molte statue furono abbattute, ma ciò non fermò la popolazione che continuò ugualmente a venerare Inari e molti templi rimasero comunque sempre devoti a Dakiniten, divinità di origine indiana ormai percepita dalla gente come Inari.
Nel periodo Tokugawa, quando il denaro prese il posto del riso come misura di ricchezza in Giappone, il ruolo di Inari divenne ancora più importante e cominciò ad essere venerata non solo per il cibo ma anche per tutti gli aspetti finanziari legati ad affari e industrie. Addirittura nel XVIII secolo chi venerava Inari a Ginza coniava monete sulle quali vi erano rappresentati due volpi e i caratteri di “lunga vita” e “buona fortuna”.
Raffigurazioni di Inari
Inari, come già detto prima, è stata più volte ritratta in varie raffigurazioni sia in sembianze maschili che in sembianze femminili. Le raffigurazioni più popolari però sono di un uomo anziano che porta del riso oppure di una giovane dea del cibo oppure ancora di un essere androgino. Non esiste un genere che mette tutti d’accordo, ognuno rappresenta questa divinità a seconda delle credenze personali. Poiché associata molto spesso alle kitsune, sue messaggere, molto spesso anche Inari viene raffigurata con sembianze volpine, ma è una rappresentazione non proprio condivisa dai sacerdoti shintoisti e buddisti.
Inari può anche apparire, per via di varie tradizioni popolari e racconti, sotto la forma di un serpente o di un drago. Quando viene rappresentata in sembianze umane femminili, Inari viene spesso identificata sia con Dakiniten, una divinita buddista che deriva dall’indiana Dakini oppure con Benzaten, una delle Sette Divinità della Fortuna; Dakiniten viene sempre rappresentato come un essere androgino che cavalca una volpe bianca grande e volante.
La divinità Inari viene spesso venerata insieme a un gruppo di tre Kami (Inari sanza) anche se nel periodo Kamakura questo numero arrivò anche a cinque Kami (Inari Goza) ma è un numero che è variato diverse volte nel tempo; secondo il più antico dei santuari (Fushimi Inari) dedicati ad Inari, nel gruppo della divinità vi sono inclusi Izanagi, Izanami, Ninigi e Wakumusubi.
Oggi invece i cinque Kami venerati in questo santuario sono Uganomitama, Sadahiko, Omiyanome, Tanaka e Shi. In un secondo santuario tra i più antichi che venerano Inari, le divinità nel gruppo sono tre: Uganomitama, Ukemochi e Wakumusubi. I principali simboli di Inari sono la volpe e un gioiello che esaudisce i desideri ma anche la falce, la spada e un sacco di riso.
Curiosità
Il tradizionale giorno festivo dedicato ad Inari era il primo giorno del cavallo, cioè il sesto giorno del secondo mese del calendario lunisolare. In alcune zone del Kyuushuu, il periodo di festa inizia cinque giorni prima della luna piena di novembre e a seconda delle circostanze viene esteso a tutta un’intera settimana. In questa occasione si portano offerte di riso ad un qualsiasi tempio che sia dedicato ad Inari e si riceve in cambio un O-mamori (amuleto). Il festival è molto popolare, soprattutto nelle vicinanze di Nagasaki.
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- Enciclopedia degli spiriti giapponesi di Shigeru Mizuki
- Kojiki. Un racconto di antichi eventi
- Storie di fantasmi giapponesi di Yakumo Koizumi
- Fiabe e leggende giapponesi di M. Luisa Valenti Ronco
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