L’impossibilità di trasformare le cose in persone nella realtà è qualcosa che invece il linguaggio fa con grande facilità. Se siete della città di Roma, allora siete Romani, se vi occupate di scienza, siete degli scienziati, se vi trovate su Star Trek allora siete dei Trekie.
Tutto ciò di cui avete bisogno per trasformare cose, anche astratte, in persone è il giusto suffisso e ciò sarà possibile. Il problema però è: qual è il suffisso giusto? Ecco qui una selezione dei più comuni candidati.
Il modo migliore per cominciare è con il kanji 人 Jin (essere umano, persona). Può essere legato al nome di qualsiasi paese o regione del mondo e subito avremo la persona originaria di quel posto. Ciò è molto semplice, ancor più che in inglese dove bisogna scegliere tra -ese, -ers, -ans, e -ians; in giapponese invece c’è solo -jin.
Non importa se venite dalla Finlandia (フ ィ ン ラ ン ド 人 Finrandojin), dal Kansai (関 西 人 Kansaijin) o da Marte (火 星 人Kaseijin), perché il suffisso -jin sarà sempre valido.
Altri tipi di persone che possono essere allo stesso modo “definiti” dal suffisso -jin posto alla fine sono ad esempio 美 人 Bijin (bellezza, persona bella), 隣 人 Rinjin (vicino di casa) e 老 人 Roujin (uomo anziano), per non dimenticare poi 婦 人 Fujin (lady, signorina), 主 人 Shujin (marito) e, quando il caso lo permette, 愛 人 Aijin (amante) e così via altri ancora.
Il tipo di persona poi cambia lievemente quando la lettura del suffisso diventa –nin. Degli esempi sono 病人 Byounin (ammalato, persona malata), 証 人 Shounin (testimone), 本 人 Honnin (persona in sè, se stesso) e 他 人 Tanin (altra persona). Da notare 人 che può anche essere letto Hito (lettura nativa giapponese) come possiamo vedere dalle parole 恋 人 Koibito (innamorato) e 旅 人 Tabibito (viaggiatore).
Un secondo suffisso per persone usato abbastanza frequentemente è 者 che può essere letto sia Mono che Sha, entrambi usati anche se con una lieve differenza nella scelta d’uso. Il primo, lo possiamo trovare in termini come 若 者 Wakamono (giovinezza), 怠 け 者 Namakemono (fannullone, poltrone) e お 調 子 者 Ochoushimono (persona che è facile ad elogiare o adulare).
Il secondo invece appare in alcuni nomi per professioni come 医 者 Isha (medico) o 記 者 Kisha (giornalista) oppure per indicare persone ma in senso più astratto come per esempio 関 係 者 Kankeisha e 当 事 者 Toujisha, entrambi usati per riferirsi a “persone di cui occuparsi o preoccuparsi”. In alcuni casi (come parole brevi o che terminano in -n) la lettura potrebbe cambiare da Sha a Ja, come nelle parole 患 者 Kanja (paziente), 忍 者 Ninja (ninja) e 信 者 Shinja (credente).
Un gran numero di professioni sono indicate dal suffisso 家 che letteralmente significa Casa ed è letto Ka. Possiamo trovarlo in parole come 作 家 Sakka (scrittore), 政 治 家 Seijika (politico), 柔 道 家 Juudoka (judoka) o 冒 険 家 Boukenka (esploratore), anche se quest’ultima non è considerata più una professione vera e propria.
Due altri suffissi per definire le persone da ciò che fanno sono 士 e 師 , letti entrambi Shi. Il primo ci da parole come 弁 護 士 Bengoshi (avvocato), 税 理 士 Zeirishi (contabile, ragioniere) e 消 防 士 Shouboushi (pompiere); il secondo invece lo troviamo in 教 師 Kyoushi (insegnante), 看 護 師 Kangoshi (infermiere) e 魔 術 師 Majutsushi (mago).
Le persone che svolgono varie forme di lavoro dipendente sono spesso indicate dal kanji 員 In (letteralmente vuol dire membro). Lo troviamo in parole come 公 務 員 Koumuin (funzionario della pubblica amministrazione, impiegato pubblico) e 会 社 員 Kaishain (impiegato di una compagnia) esattamente come anche 教 員 Kyouin (membro dello staff insegnanti) o 職 員 Shokuin (membro d’ufficio di una scuola).
Per tipi di lavoro più indipendenti che coinvolgono vari generi di attività e mestieri viene usato il kanji 屋 Ya, spesso in combinazione con il suffisso onorifico -san. Questi nomi si riferiscono sia al negozio in questione che al proprietario o dipendenti che ci lavorano come 八 百 屋 さ ん Yaoyasan (fruttivendolo), 豆 腐 屋 さ ん Toufuyasan (proprietario del negozio di tofu) e ク リ ー ニ ン グ 屋 さ ん Kuriininguyasan (lavanderia o chi lavora nella lavanderia), giusto per nominarne qualcuno.
Non possiamo dimenticare inoltre che ci sono alcuni esempi che non indicano nessuna professione o nessuna azione che lo debba diventare come 頑 張 り 屋 さ ん Ganbariyasan (qualcuno che da sempre del proprio meglio) oppure の ん び り 屋 さ んNonbiriyasan (qualcuno che prende le cose facilmente o alla leggera).
Dovete inoltre sapere che anche per i suffissi per formare le persone, i giapponesi a volte non sanno proprio resistere alla tentazione di prendere qualcosa in prestito dall’inglese. L’esempio più conosciuto è マ ン Man come nel famoso “prestito linguistico made in Japan” サ ラ リ ー マ ン Sarariiman (salariato, impiegato). Sono anche possibili combinazioni con parole che non sono scritte in katakana come 銀 行 マ ン Ginkouman (banchiere) e 営 業 マ ン Eigyouman (rappresentante per le vendite).
Un altro suffisso preso in prestito è リ ア ン Rian, derivato dall’inglese -ian. Serve per indicare i membri di un certo tipo di gruppo con qualche filosofia di pensiero un pò eccentrica, come per esempio オ バ タ リ ア ン Obatarian (gruppo di donne di mezz’età pettegole e petulanti), ソ ナ タ リ ア ン Sonatarian (gruppo di persone fissato con i drama televisivi coreani) e i スタバリアンSutabarian (persone che si atteggiano in modo da apparire intelligenti, cool e sapientoni).
Infine poi, c’è anche Raa, che è una copia “infedele” dell’inglese -er. Appare solo in alcuni termini, un pò inventati, come マ ヨ ラ ー Mayoraa (persona che va pazza per la maionese) e 2 チ ャ ン ネ ラ ー Nichanneraa (per indicare il commentatore del notiziario su 2channel).
L’antico filosofo Laozi diceva: “Quello che tu fai è quello che tu sei”; fruttivendoli o chi lavora nelle lavanderie a parte, e lasciando stare i dipendenti da internet o gli amanti della maionese, Laozi……aveva sicuramente ragione!
Articolo scritto da Peter Backhaus per il Japan Times
Traduzione: Sakura Miko
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