La prefettura di Mie è collocata a sud di Kyoto; è principalmente famosa per essere la casa natale del santuario di Ise (Ise Jingu), il più importante luogo di culto shinto del Giappone. Per fare una breve pausa di relax durante la mia permanenza ad Okazaki, ho deciso di seguire una delle gite scolastiche e di visitare l’area.
Il Santuario sul Mare
Come per tutti i viaggi organizzati quell’anno (parliamo del 2008), siamo partiti all’alba, e quindi devo ammettere che non ricordo molto della strada percorsa e dei primi passi nella prefettura, ma ricordo ancora chiaramente la mia sorpresa quando siamo arrivati sul mare. Mi aspettavo solo il santuario di Ise, quel giorno, e nulla di più, ma invece mi sono ritrovata in un piccolo angolo di paradiso nel momento esatto in cui l’autobus si è fermato davanti al Futami Okitama Shrine.
In epoche precedenti, questo jinja era un complesso di vari santuari tra cui spiccava l’Ama no Iwaya (molto vicino all’attuale ingresso del Futami), dove era venerato il kami pietra, rappresentazione della caverna Ama no Iwato, dove Amaterasu si rinchiuse dopo un’epica lotta con il fratello Susanoo no Mikoto.
Il santuario è anche dedicato, tra gli altri, a Sarutahiko no okami, probabilmente una divinità locale della regione, che si pensava avesse guidato Ninigi no mikoto durante la sua discesa nel Kyushu. Il santuario era anche storicamente importante poiché i pellegrini che si incamminavano verso Ise si radunavano qui per una purificazione iniziale nell’acqua di mare (un rituale chiamato hamasangu) prima di iniziare il viaggio.
Una caratteristica che non passa certo inosservata è l’abbondanza di sculture di rane: Futami Okitama Jinja è infatti conosciuto per queste miriadi di piccole statuette. Secondo la leggenda, la rana era un’offerta rituale per il serpente del mare che abita nella baia, per calmare il suo spirito ed evitare disastri; inoltre, la rana è considerata il simbolo del venerato Sarutahiko no okami.
Meoto Iwa, o le Rocce Sposate
Forse per via del mio amore per il mare, forse perché il tempo piovoso contribuivano al colore grigio-azzurro dell’atmosfera, o forse perché il vento soffiava delicatamente sull’acqua. Non so davvero dire il perché ma il luogo mi ha rivelato tutto il suo fascino in piccoli dettagli; mi sono ritrovata in un’altra dimensione, passeggiando accanto alle acque su un sentiero che guarda direttamente le onde blu dell’oceano. Una piccola cerimonia stava per iniziare, e ho potuto solo intravedere i diversi hakama rossi e azzurri mentre un kannushi indossava un abito di un viola intenso.
Poiché non mi sembrava giusto sbirciare in un evento privato, ho continuato a camminare, circondata dalle ranocchie, e mentre facevo del mio meglio per contarne il più possibile nelle foto, mi sono ritrovata davanti ad una delle icone più famose della tradizione shinto: Meoto Iwa, le rocce sposate.
Come vuole la leggenda, queste due rocce rappresentano l’unione dei due kami originali, Izanagi e Izanami, la coppia divina dalla quale sono generati tutti gli altri dei. La roccia più grande, o-iwa, raggiunge circa i nove metri di altezza e ha un piccolo torii in cima, mentre la più piccola, me-iwa, è alta circa 4 metri. Una fune sacra (shimenawa) unisce le due rocce, come se si stessero tenendo la mano.
La marea qui cambia in fretta, e sono stata fortunata da incontrare questa coppia con l’alta marea e il mare agitato, che ha rafforzato l’immagine di questa corda che unisce i due amanti contro tutte le difficoltà. Può sembrare un panorama abbastanza semplice, senza particolari brividi: eppure, c’è qualcosa di emozionante nella vista di queste due rocce unite insieme che affrontano le onde, la pioggia e il vento dell’oceano.
Articolo tratto dal sito Japan Soul Traveler e gentilmente condiviso con noi e tradotto da Marianna Zanetta.
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