“Non affrettatevi: l’esistenza umana somiglia a una lunga marcia durante la quale si deve portare un pesante fardello” – Tokugawa Ieyasu
Forse non era il più potente tra tutti i signori della guerra, ma Tokugawa Ieyasu (1543-1616) è divenuto lo shogun più celebre della storia portando a compimento ciò che Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi avevano sognato di fare: riunificare il Giappone e regnare su tutto il popolo.
Uno dei segreti del suo successo si basa su un concetto facile da comprendere, ma difficile da applicare. Nelle nostre società in cui ci viene incessantemente ripetuto che il tempo è denaro, quanti di noi oscillano tra fretta frenetica e rinuncia? Mentre in Asia la lentezza era considerata un tempo segno di saggezza e di forza di carattere, in Occidente viene percepita come mancanza di dinamismo o di intelligenza. Attendere non significa non fare nulla: la vera pazienza consiste nella capacità di continuare gli sforzi della preparazione, anche se il momento propizio tarda a manifestarsi.
Durante l’epoca medievale, nei pressi dei castelli venivano piantati numerosi pini, perché la loro linfa molto nutriente permetteva di resistere alla carestia durante i lunghi periodi di assedio. Anche se la storia non lo riporta, è possibile che Tokugawa Ieyasu abbia osservato a lungo questi maestosi alberi. Come non sorprendersi di fronte alla loro capacità di rimanere verdi anche nel pieno dell’inverno, quando tutti gli altri alberi hanno perduto le foglie?
Matsu (松), il carattere giapponese utilizzato per designare il pino, ci fornisce un indizio prezioso che permette di spiegarne la resistenza. Per un caso linguistico, ha la stessa pronuncia del verbo “attendere”. Ora, è proprio questa capacità di attendere che caratterizza il curioso metabolismo del pino. A differenza degli altri alberi, che si precipitano a produrre grandi foglie fin dai primi giorni di primavera, il pino produce piccole spine molto fitte.
Non solo la dimensione ridotta permette loro di captare una maggiore quantità di luce: oltre a ciò, la secrezione dello strato di cera vegetale che le ricopre consuma molta energia. Le foglie degli altri alberi, grandi e sottili, garantiscono un rendimento migliore. Tuttavia, il pino sa che la vita non è un’eterna primavera. D’inverno, il freddo intrappola l’acqua sulle montagne sotto forma di neve, e ben presto la terra si ritrova inaridita.
È già troppo tardi per la maggior parte degli alberi che, per sopravvivere, devono separarsi dalle foglie, la cui grandezza e sottigliezza comporta un’evaporazione troppo consistente. Gli aghi di pino invece, si sono adattati alla perfezione per trattenere l’acqua. L’albero, pertanto, può operare la fotosintesi per tutto il corso dell’anno. Ciò gli assicura un apporto permanente di energia e gli consente di continuare a crescere durante i lunghi mesi invernali, mentre gli altri alberi sono costretti a sospendere il loro sviluppo.
La strategia di Tokugawa Ieyasu evidenza numerose somiglianze con la crescita del pino. Consapevole della propria inferiorità in rapporto ai rivali, soprattutto Toyotomi Hideyoshi, egli si informò con cura dei metodi per prolungare la vita grazie a un’alimentazione sana. Divenne noto a causa della sua ossessione per il mantenimento della salute, e le sue abitudini gli permisero di raggiungere una longevità eccezionale per l’epoca (73 anni) e di conquistare il potere una volta scomparsi prematuramente gli altri pretendenti.
Il pino, quindi, è un simbolo di saggezza che preferisce prendersi il tempo necessario piuttosto che precipitarsi verso un’effimera vittoria. Esso ci insegna che tutto ciò che non viene fatto con il tempo, viene dal tempo stesso disfatto.
Fonte: Estratto dal libro Daishizen – L’Arte Giapponese di Percepire la Natura di Nicolas Chauvat ed edito da Edizioni il Punto d’Incontro
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