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O-Shougatsu: Quando il Tempo si Ferma e il Domani prende Forma

31 Dicembre 2025 By SakuraMagazine

In Giappone, il passaggio al nuovo anno vede il tempo rallentare e circondarsi di un solenne silenzio. Al di là dei festeggiamenti iniziali alla mezzanotte, per il Giappone ha inizio un periodo che trascende la semplice festa sul calendario per trasformarsi in un profondo rito di purificazione e rinascita. O-Shougatsu è per il popolo giapponese il “mese della rettitudine”, un momento sacro in cui ogni gesto serve a rimettere in ordine la propria anima.

Questa ricerca di equilibrio e di rettitudine non è casuale, ma è radicata nell’essenza stessa della lingua giapponese: se analizziamo, infatti, il termine O-Shougatsu (お正月), scopriamo che indica propriamente il primo mese dell’anno, ma la sua etimologia rivela molto di più: il kanji 正 (Shou) significa infatti “Giusto” o “Corretto”, mentre 月 (Gatsu) significa “Mese”.  Si tratta dunque di un periodo dedicato alla correzione di ciò che nella nostra vita non va più bene per iniziare il nuovo anno con buoni propositi e uno spirito libero e in ordine.

Sebbene oggi questa celebrazione coincida con il primo gennaio, la sua collocazione temporale è il risultato di un importante cambiamento culturale. Fino al 1873, infatti, il Giappone seguiva il calendario lunare cinese, celebrando il nuovo anno con l’arrivo della primavera, in sintonia con i ritmi agricoli della Cina, della Corea e del Vietnam. Fu solo durante l’Era Meiji, nel quadro di una rapida modernizzazione del Paese, che il Giappone adottò il calendario gregoriano, spostando la festività al cuore dell’inverno, ma preservando intatti rituali che vantano secoli di storia.

In Giappone, la spiritualità non resta chiusa nei libri o nei templi, ma si manifesta attraverso gesti precisi e simboli tangibili: ogni decorazione, ogni piatto consumato e persino l’atto di pulire la propria casa diventano strumenti per rendere il corpo e lo spazio in cui si vive pronti ad accogliere un nuovo ciclo. Questo percorso di rinnovamento inizia molto prima della mezzanotte, in un crescendo di preparativi che fondono il sacro con la vita di tutti i giorni.

Il rito di passaggio: i Bonenkai 

A partire dalle prime tre settimane di dicembre, l’atmosfera sociale è dominata dai Bonenkai (letteralmente: “feste per dimenticare l’anno”). È un concetto affascinante: prima di accogliere il nuovo, è necessario congedarsi dal vecchio, sciogliendo tensioni e fatiche in momenti di convivialità. L’idea centrale del Bonenkai non è solo festeggiare il Natale o la fine dell’anno solare, ma lasciarsi alle spalle i problemi, i fallimenti e lo stress dei dodici mesi trascorsi. L’obiettivo è iniziare il nuovo anno con una mente fresca e positiva, senza portare con sé vecchi rancori o pesi psicologici.

Sebbene si facciano Bonenkai anche tra amici o in famiglia, la forma più comune è quella tra colleghi di lavoro. In un ambiente professionale gerarchico come quello giapponese, il Bonenkai serve a rafforzare il legame tra colleghi, mangiando e bevendo insieme al fine di sentirsi parte di un gruppo affiatato e coeso.

Un concetto fondamentale è il Bureiko che permette, durante la festa, di approfittare dell’effetto dell’alcol per abbandonare temporaneamente le rigide formalità gerarchiche e parlare in modo franco con colleghi e superiori, a patto di tornare al rigore assoluto il mattino seguente. Raramente un Bonenkai finisce dopo la prima cena. È quasi d’obbligo partecipare al Nijikai (la seconda festa), che solitamente si svolge in un karaoke o in un bar più piccolo. Per i più resistenti può esserci anche un Sanjikai (terzo round), che spesso si conclude con una ciotola di ramen a tarda notte prima di prendere l’ultimo treno.

La purificazione della casa: Susuharai o Oosoji

Una volta purificate le relazioni, è il turno della propria casa: l’usanza del Susuharai o Oosoji va ben oltre le semplici pulizie domestiche. Alla fine di dicembre, pulire la casa significa preparare un terreno fertile per la buona sorte. La polvere e lo sporco sono visti come residui energetici dell’anno passato e rimuoverli è un chiaro invito affinché la fortuna entri e porti con sé anche abbondanza e prosperità. Una volta pulita, la casa viene “vestita” a festa con decorazioni cariche di simbolismo. Troviamo, infatti:

  • i Kadomatsu: sono dei fusti di bambù con rami di pino, posti negli ingressi delle case. Non si tratta di decorazioni puramente ornamentali, ma di veri e propri promotori della felicità e della longevità.
  • gli Shime-nawa: sono dei festoni di corda di paglia posti a protezione dei luoghi sacri e delle abitazioni perché agiscono come una barriera che tiene lontani gli spiriti maligni e certifica la purezza del luogo.
  • i Kagami-mochi: non possono mancare i “mochi dello specchio”. Si tratta di due dischi di riso sovrapposti che rappresentano l’armonia familiare e il ciclo del tempo: l’anno nuovo che si poggia con dolcezza su quello appena trascorso.

La notte di Omisoka: Soba e Silenzio

La vigilia di Capodanno è un momento di attesa riflessiva. Il pasto rituale è la Toshikoshi-soba: spaghetti di grano saraceno, lunghi e sottili, che rappresentano, secondo la tradizione, il desiderio di una vita lunga. La pianta del grano saraceno è nota per la sua capacità di resistere al vento e alla pioggia durante la crescita; pertanto, mangiarla è un augurio di forza interiore e di resilienza per i futuri momenti di difficoltà.

Ma non solo: una leggenda vuole che anticamente gli orafi giapponesi usassero la farina di grano saraceno per raccogliere la polvere d’oro sparsa nei loro laboratori durante la lavorazione del metallo. Ciò ha reso facile la credenza che la soba sia anche un talismano perfetto per attirare la ricchezza.

Joya no Kane: i 108 rintocchi

Il vero spartiacque tra i due anni è il suono del Joya no Kane. A mezzanotte, i templi buddisti fanno vibrare l’aria con 108 rintocchi di campana. Ogni colpo serve a dissolvere uno dei 108 peccati o desideri terreni che, secondo il buddhismo, affliggono l’animo umano. All’ultimo rintocco, il male dell’anno passato è svanito, lasciando lo spirito libero di formulare nuovi, puri propositi.

All’inizio dell’anno: Hatsumode e Sanganichi

Con l’arrivo del primo gennaio, inizia il Sanganichi, i tre giorni più solenni: è il tempo dell’Hatsumode, la prima visita ai santuari shintoisti o ai templi buddhisti. Lo spettacolo è una visione unica: donne in splendidi kimono e folle immense che attendono ore per un momento di preghiera. Il rituale è preciso e solenne: si lancia una moneta, si suona la campanella per richiamare l’attenzione del Kami (la divinità), si battono le mani due volte e si affida al vento il proprio desiderio per l’anno a venire.

Le celebrazioni si concludono idealmente a metà gennaio quando, in un ultimo atto di distacco, tutte le decorazioni vengono bruciate in un falò rituale, restituendo al cielo i simboli che hanno protetto l’inizio di questo nuovo cammino.

“Il mese della rettitudine”: non è solo silenzio e preghiera

Una volta purificato lo spirito e onorate le divinità, la celebrazione si sposta nel cuore pulsante della casa: la tavola. Qui, il rigore dei rituali religiosi lascia spazio al calore dei legami familiari, dove cibi simbolici, doni per i più piccoli e antiche usanze di cortesia diventano il modo concreto per condividere la gioia del rinnovamento con le persone care.

Osechi-ryori e il simbolismo del gusto

Non si può parlare di O-Shougatsu senza menzionare l’Osechi-ryori (お節料理): più che un semplice pasto, è una selezione di pietanze servite in bellissime scatole laccate (jubako). Ogni ingrediente è scelto per il suo significato beneaugurante: dalle alghe Kombu (che richiamano la parola yorokobu, che significa “gioire”) alle torte di pesce Kamaboko, la cui forma ricorda il sole nascente.

Sebbene le ricette varino enormemente da prefettura a prefettura, l’Ozoni resta il piatto del cuore: una zuppa calda che contiene il mochi, ingrediente fondamentale la cui elasticità simboleggia la speranza di una vita lunga e flessibile. Non mancano mai sushi e sashimi freschi, che portano in tavola i colori e i sapori del mare.

I Nengajo: il calore di un augurio cartaceo

Mentre nel resto del mondo gli auguri si scambiano anche tramite un semplice messaggino istantaneo o vocalmente, in Giappone sopravvive la splendida tradizione dei Nengajo (年賀状). Le poste giapponesi vivono il loro momento di massimo fervore per garantire che queste cartoline arrivino a destinazione esattamente il primo gennaio. Nate per informare amici e parenti lontani del proprio stato di salute, oggi i Nengajo sono un’esplosione di creatività: dai disegni legati allo zodiaco cinese a versioni minimaliste fatte a mano con inchiostro bianco su carta nera.

Otoshidama: la gioia dei più piccoli

Per i bambini, O-Shougatsu è legato a un’emozione speciale: l’Otoshidama. Si tratta di bustine decorate contenenti denaro da regalare ai più piccoli, da parte degli adulti. La cifra cresce e varia con l’età del bambino, in un ciclo generazionale continuo: una volta diventati adulti, i riceventi di un tempo inizieranno a donare a loro volta ai più piccoli della famiglia.

La Magia dei “Primi”: Hatsuhinode e la sacralità dell’inizio

Il concetto di “nuovo inizio” è preso così seriamente che i giapponesi celebrano ogni “prima volta” dell’anno. Tutto inizia con l’Hatsuhinode (初日の出), la prima alba: molti giapponesi si recano in cima alle montagne o lungo le coste per accogliere i primi raggi di sole, considerati carichi di energia purificatrice. Segue l’Hatsumode, la prima visita al tempio, dove tra i colori dei kimono si prega per la salute o per i propri desideri. La sacralità dei “nuovi inizi” continua con lo Shigoto-hajime (il primo giorno di lavoro), l’Hatsugama (la prima cerimonia del tè) e persino l’Hatsu-uri (i primi acquisti o saldi dell’anno).

Non è una semplice ricorrenza!

O-Shougatsu è un insieme di tradizioni, gesti, usanze, significati profondi e antichi; è un prezioso equilibrio tra il rigore della spiritualità e il calore della condivisione, dove il Giappone ci ricorda che ogni nuovo inizio non è un evento automatico, ma un atto consapevole di gratitudine e purificazione.

In un mondo che corre freneticamente verso il futuro, il Capodanno giapponese resta ancora un’oasi dove il tempo rimane sospeso: è un invito a fermarsi per assicurarsi che il proprio cammino non sia solo nuovo, ma profondamente “corretto”, in armonia con le tradizioni del passato e con le speranze di un domani ancora da scrivere.

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Filed Under: Ricorrenze & Festività, Riti & Cerimonie, Tradizioni Tagged With: Armonia, capodanno, cerimonia del te, Consapevolezza, Cultura nipponica, giappone, Giappone autentico, Gratitudine, hatsu-uri, Hatsugama, Hatsuhinode, hatsumode, kimono, Nuovi inizi, O-Shougatsu, Prima alba, Purificazione, Riti di passaggio, Sacralità, Shigoto-hajime, Sol Levante, spiritualità, Tempo sospeso, Tradizione e futuro, Tradizioni Giapponesi




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