Le antiche capitali imperiali a Nara e Kyoto, chiamate rispettivamente Heijo-kyo e Heiankyo, ricalcavano il modello cinese di Chang’an, la capitale della coeva dinastia Tang.
La loro pianta era strutturata a scacchiera e orientata secondo la geomanzia cinese in modo che il palazzo imperiale fosse protetto dalle quattro creature guardiane, una per un punto cardinale: a nord Genbu, una tartaruga circondata da un serpente, associato alle montagne; a est Seiryuu, il drago blu, associato ai fiumi; a ovest il Byakku, la tigre bianca, associata alle strade; a sud il Suzaku, la fenice, associato alle pianure.
Dal palazzo, situato all’estremità nord della città, l’imperatore aveva davanti a sé la via che percorreva longitudinalmente il centro della città e poteva osservare l’intera capitale, suddivisa tra il settore alla sua sinistra (sakyou, a est) e quello alla sua destra (ukyou, a ovest). Questa struttura urbanistica è ancora ben visibile a Kyoto.
Nel periodo feudale i modelli prevalenti di città erano tre: i jouka-machi, sviluppatisi intorno al castello del signore feudale; i monzen-machi, costruiti intorno a templi e santuari; i minato-machi, città portuali con mercati e abitazioni vicine alle rive del mare.
Durante il periodo Edo lungo le principali vie che collegavano l’antica Tokyo al resto del paese si svilupparono gli shukuba-machi, le città di posta. Con la presa di potere degli shogun Tokugawa, Edo divenne presto una delle metropoli più vaste e popolose al mondo, raggiungendo già all’inizio del XVIII secolo il milione di abitanti.
Rinata più volte dalle macerie dopo rovinosi terremoti, incendi e bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, l’odierna Tokyo, complessa e proteiforme, ne raccoglie l’eredità. Le attuali città giapponesi hanno una struttura multicentrica. Accanto alle tranquille aree residenziali, il viavai quotidiano si concentra soprattutto in prossimità delle stazioni ferroviarie e nei shotengai, i quartieri commerciali, spesso attraversati dagli arcade, caratteristiche gallerie sotto le quali si raccolgono negozi, bar e ristoranti.
L’aspetto di alcuni arcade rievoca le consuetudini del Giappone popolare del dopoguerra con un’atmosfera nostalgica, o Showa retro, che non manca di esercitare il suo fascino su stranieri e giapponesi.
Fonte: estratto dal libro “Giappone” con inserti d’autore di Laura Imai Messina e pubblicato da Touring Club Italiano
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