Cha No Yu (茶の湯), o Chado o Sado, ma meglio conosciuta come Cerimonia del Tè, è una delle tradizionali arti zen più conosciute. Codificata da Sen no Rikyu, celebre maestro del tè, quest’arte riprende un’antica tradizione zen basata sulla concezione del wabi-cha (侘茶). Il wabi-cha è uno stile che esalta, nei suoi principi, la bellezza della semplicità e sobrietà. La Cerimonia del Tè è una pratica che può essere svolta secondo stili diversi, può usare utensili diversi e differenti tipi di tè: esistono infatti il tè leggero (薄茶 = usucha) o il tè denso (濃茶 = koicha). Tuttavia, si tratta pur sempre di tè verde Matcha, polverizzato e mescolato con dell’acqua calda grazie a un particolare frullino di bambù (茶筅 = chasen). Il matcha viene prodotto dai germogli della pianta e per questo la bevanda, durante la preparazione, assume un sapore particolarmente forte.
Origine del Cha No Yu
L’origine di questa cerimonia risale all’antica Cina, anche se non è semplice datarne il periodo esatto: molto probabilmente ci troviamo tra il 960 e il 1279 durante la dinastia Song: in tale periodo, infatti, si diffondono i monasteri del buddhismo Chan (in seguito, in Giappone, Zen). Anticamente si usava il tè in polvere mescolato con semplice acqua calda perché il suo sapore forte e le sue intense proprietà erano un valido sostegno per i monaci durante le loro estenuanti e difficili pratiche meditative. In Giappone, il tè venne poi conosciuto grazie al monaco Eisai che riportò, da un suo viaggio in Cina, non soltanto molti insegnamenti, ma anche alcune piante di tè e le pratiche per utilizzarle. Sempre grazie al maestro Eisai si poterono vedere anche i primi accenni alla celebre Cerimonia del Tè tanto nota in Giappone, anche se ci vorrà ancora molto tempo prima di raggiungere il suo completo perfezionamento.
Il passare del tempo, tuttavia, fece perdere ogni aspetto spirituale alla Cerimonia del Tè, che da sacro rituale si trasformò in un banale momento di intrattenimento per gli aristocratici, perdendo così molta della spiritualità zen che sin dalle origini l’avevano caratterizzata. Fu il monaco zen Murata Shuko tra il 1423 e il 1502 a rielaborare e ripristinare l’antico rituale riportando alla luce tutti i suoi aspetti spirituali e ripristinando tutte le qualità tipiche del concetto Wabi-Cha: semplicità e sobrietà.
Nel 1489, Ashikaga Yoshimasa, dopo essersi ritirato dalla vita politica, si trasferì in una villa-tempio conosciuta con il nome di Ginkaku-ji (銀閣寺 = Padiglione d’Argento): in tale luogo divenne un attivissimo promotore della cerimonia del tè, rendendo la sua dimora il luogo di rinascita ufficiale del Cha no yu. Ma il maestro che più si ricorda, legato a questo rituale è il prima citato maestro Sen No Rikyu: quest’ultimo portò avanti la promozione di questa sacra cerimonia organizzando nel tempo vari incontri e ricevimenti del Tè incentivando la diffusione dei cosiddetti Maestri del Tè e delle scuole ad essi affidati.
La stanza del Tè e la Cerimonia
Oggi la Cerimonia del Tè è un momento altamente spirituale che va ben oltre la semplice preparazione di una tazza di tè. Il Cha no yu è la parte più estetica della disciplina Zen, ma anche tra la più ricca di gesti molto significativi: la prima cosa che troverete, per esempio, nella stanza del tè è una porticina piccola e bassa che costringe ogni visitatore ad abbassarsi per poter entrare. Tale gesto induce il partecipante ad approcciarsi alla cerimonia con umiltà e modestia.
La stanza viene chiamata chashitsu (茶室); al suo interno c’è un tokonoma, una piccola nicchia e una composizione di piante sistemate secondo i concetti dell’ikebana (生花): i fiori posizionati all’interno vengono chiamati Chabana (茶花= fiori del tè). Una volta accomodati tutti gli invitati si procede con l’inizio della cerimonia: la persona preposta a offrire il tè posiziona tutti i vari utensili per preparare la bevanda; subito dopo si rivolge al proprio ospite pronunciando la frase: Okashi wo douzo. Così dicendo lo invita a consumare un dolcetto a lui gentilmente offerto. Consumato il dolce, l’ospite è invitato a prendere la tazza del tè dicendo: Osakini (si tratta di un espressione usata, in questo caso, per scusarsi con gli altri per il fatto che si viene serviti per primi).
Presa la tazza, questa viene girata in modo che la rifinitura sia rivolta verso il teishu (亭主 = colui che prepara il tè). Il tè si beve a piccoli sorsi premurandosi di pulire il bordo della tazza, una volta finito, e di riporla dinanzi a sé. Il taishu riprende la tazza e la lava accuratamente e prosegue la cerimonia ripetendo nuovamente ogni gesto per ciascun ospite rimasto, sino a che tutti non avranno degustato la bevanda.
Tutto avviene secondo passaggi molto lenti e solenni: ogni gesto ha un suo significato preciso. Entrare nella stanza del tè e assistere a una tale cerimonia significa entrare in una bolla che estranea completamente dal mondo esterno: non v’è attaccamento materiale, impegno di lavoro, preoccupazione o qualsiasi altro legame con la realtà. Ogni pensiero si dissolve e si perde tra i solenni gesti di questo magico momento.
I principi del Cha No Yu
La Cerimonia del Tè si fonda su dei precisi concetti trasmessi da ogni maestro del tè ai propri discepoli. Tra questi principi troviamo:
- Principio di Armonia
Questo principio comprende la relazione con gli ospiti che prendono parte alla cerimonia, agli oggetti scelti e al cibo consumato. Ogni cosa deve seguire le stagioni, il tempo, il naturale fluire delle cose secondo un ideale di perfetta armonia. - Principio di Rispetto
È fondamentale il rispetto di ogni persona e di ogni oggetto. È la parte della cerimonia che insegna a rispettare e a benedire ogni singola cosa intorno a noi nutrendo per questa un profondo rispetto e vivendo in comunione con tutto ciò che ci circonda. - Principio di Purezza
È la purezza che nello Zen non significa “contrario di impuro”. È un invito a lasciar andare via tutto ciò che è costituito da vecchie energie per predisporsi ad accogliere il bello e il nuovo. Si tratta di un principio valido anche nella vita dove l’invito è quello di lasciare andare complessi, vincoli, dubbi e inutili preoccupazioni per accogliere il bello, l’ordine, l’armonia, la perfezione. - Principio di Tranquillità
È il principio che invita a vivere all’unisono con i ritmi della natura, liberandosi dai vincoli e dai legami del mondo materiale. È un apprezzamento verso la comodità e la tranquillità e chi prepara e beve il tè lo deve fare contemplando il sublime stadio di serenità e calma.
Utensili del Cha No Yu
Infine ecco a voi un elenco di tutti gli utensili usati durante la Cerimonia del Tè:
Chaire (茶入): recipiente per il tè Koicha
Chaki (茶器): recipiente per il tè
Chakin (茶巾): salvietta per asciugare la tazza dopo averla lavata
Chasen (茶筅): frullino di bambù
Chashaku (茶杓): cucchiaino di bambù per prendere il tè
Chashitsu (茶室): stanza del tè
Chawan (茶碗): tazza dove si beve il tè
Fukusa (袱紗): fazzoletto per pulire il chaki e il chashaku
Fukusa-basami (袱紗ばさみ o 帛紗ばさみ): astuccio dove riporre ogni utensile a fine cerimonia
Furo (風炉): braciere usato nelle stagioni calde
Futaoki (蓋置): appoggio per lo Hishaku
Hashi (箸): bacchette di legno per mangiare il cibo
Hibashi (火箸): grandi bacchette in ferro per mettere il carbone sul fuoco
Higashibon (干菓子盆): vassoio per i dolci
Hishaku (柄杓): mestolo di bambù per prendere l’acqua
Kaishi (懐紙): tovaglioli
Kama (釜): bollitore per l’acqua
Kensui (建水): recipiente per l’acqua che serve a lavare gli utensili
Mizusashi (水差): recipiente per l’acqua fredda
Natsume (棗): Recipiente laccato per il tè
Ro (炉): buca quadrata che si usa nelle stagioni fredde
Sensu (扇子): ventaglio
Shomen (正麵): punto grafico che serve per orientare la tazza quando si gira
Tatami (畳): pavimento della stanza del Tè.
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