Torino ospita da molti anni una facoltà, ora dipartimento, di Lingue orientali, dove da decenni si può studiare il giapponese: diverse generazioni di torinesi e non solo si sono laureati nell’ateneo della città, da prima che i manga e gli anime portassero l’attenzione sulla cultura del Paese del Sol levante.
Molte persone che nell’ultimo quarto di secolo si sono iscritti a Lingue orientali per studiare giapponese, a Torino e non solo, lo hanno fatto perché appassionate di manga e anime, scoprendo poi una cultura dietro complessa e interessante.
Alla cultura popolare con influenze colte presente nei manga e negli anime si ispira un nuovo corso dell’Università di Torino, dedicato allo studio e alla traduzione dei fumetti giapponesi, partito dal 16 novembre, tutti i giovedì dalle 15 alle 18 nella sede di Palazzo Gorresio. Del resto la cultura popolare può dire molto di un Paese, sempre e comunque, e per quello che riguarda manga e anime questo è ancora più evidente.
Dietro ai fumetti giapponesi c’è una cultura millenaria, e si può partire dal fumetto per parlare del resto: i manga propongono un modello da tradurre complesso, più della letteratura cosiddetta alta, pieno di neologismi, modi di dire, espressioni gergali. Insomma, non sono storielle per ragazzini da tenere al massimo come hobby, ma veri e propri veicoli di cultura da studiare e scoprire.
I docenti del corso sono Gianluca Coci e Giacomo Calorio e non è un caso che il corso nasca a Torino, città dove vivono molti traduttori di romanzi nipponici e studiosi di letteratura, ma anche dove c’è da anni un notevole fermento del mondo otaku, visto che ospita i direttivi di associazioni come gli Amici di Go Nagai e Eva Impact.
In Italia arrivano ogni anno una ventina di romanzi di autori giapponesi contemporanei, ma ogni due settimane escono in fumetteria venti nuovi titoli di manga. Per cui il lavoro non dovrebbe mancare, visto che si tratta di un mercato imponente e in espansione, di lettori compulsivi e giovani, anche se non mancano i nostalgici, con opere ormai classiche come quelle di Go Nagai.
Grazie ai manga si può insegnare la lingua giapponese contemporanea di oggi, e comunque cultura popolare e cultura alta non sono in contraddizione nel Paese del Sol levante: Yukio Mishima era un grande appassionato di fantascienza, Banana Yoshimoto e Haruki Murakami leggono abitualmente manga. Ormai il pop nipponico è diventato cultura di massa, e non si può non essere felici per l’iniziativa dell’Università di Torino.
Il corso con il relativo esame si rivolge agli studenti della laurea specialistica, ai quali è raccomandata una frequenza costante, ma non è chiuso a chi voglia seguirlo senza essere iscritto, come la maggior parte delle lezioni universitarie.
Articolo scritto da Elena Romanello per SakuraMagazine
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