Una delle caratteristiche più comuni in Giappone è quella di trovare lungo alcune strade o, ancor meglio, nelle vicinanze di un tempio, le statue di Jizo, come ad esempio a Nikkou o nei pressi del cimitero del Tempio Zoujouji.
Si tratta di statuine che raffigurano Ksitigarbha, nome che reso nella sua lingua originale, il sanscrito, vuol dire “Matrice della terra”; il nome è associato ad un monaco buddhista che in Giappone è meglio conosciuto con il nome di Jizo, che in giapponese viene tradotto con “Gioiello della Terra”.
E’ un personaggio noto e anche venerato in Giappone e i rituali in suo onore sono largamente diffusi. Nell’iconografia buddhista viene solitamente raffigurato con la testa rasata e in semplice veste da monaco mentre regge nella mano sinistra un gioiello che esaudisce i desideri e nella mano destra il bastone, elementi che secondo la tradizione cinese sono attribuiti a monaci di alto rango.
Oggi in Giappone la tradizione lo vuole rappresentato da piccole statue, molto spesso dai lineamenti anche un po’ infantili, adornate da cappucci, bavaglini, mantelline, ma anche giocattoli, ciucciotti e biberon, spesso donati da madri di bambini defunti o perduti, poiché considerato protettore dei bambini.
Tale credenza risale all’era Tokugawa, periodo in cui la mortualità infantile era molto alta dovuta a infanticidi, molto spesso attuati per via di bambini non desiderati; senza troppe cerimonie i bambini defunti dopo un veloce rituale funebre venivano abbandonati a Jizo affinché proteggesse le loro anime.
In epoca Meiji fortunatamente si afferma una cultura più votata alla procreazione e più aperta alla figura della famiglia prolifica con al suo interno la figura della donna vista come “madre saggia e buona moglie”; a tal proposito l’imperatore vara serie leggi contro l’infanticidio e l’aborto e promuove sviluppo e crescita della popolazione con provvedimenti più vicini alle piccole creature.
Jizo però non protegge solo i bambini ma anche i viaggiatori e, proprio per questo motivo, non è difficile trovare statue di Jizo ricoperte di sciarpe, cappelli, vestiti e cappottini.
Esiste poi un’altra usanza particolare legata a questa figura: nel tempio di Narihira Santosen, chi prega Jizo e gli esprime le proprie preghiere e i propri desideri, lo fa legando un laccetto attorno alla statua; quando la preghiera o il desiderio sarà stato esaudito, il fedele torna nuovamente al tempio per sciogliere il laccetto.
Ringrazio il nostro lettore Giovanni Rosso per aver suggerito la stesura di questo articolo e per la sua gentile concessione delle foto realizzate durante un suo viaggio.
Altri articoli simili:
- Luoghi Giapponesi: Tempio Zoujouji
- Tradizione Giapponese: Le Insegne Imperiali del Giappone
- Tradizioni Giapponesi: Le Insegne Imperiali del Giappone – Ama no Murakumo, La Spada Leggendaria
- Tradizioni Giapponesi: Le Insegne Imperiali del Giappone – Yasakani no Magatama, la Gemma Sacra
- Tradizioni Giapponesi: Le Insegne Imperiali del Giappone – Yata no Kagami o Specchio Sacro
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***
Se volete potete distribuire liberamente questo testo, in maniera non commerciale e gratuitamente, conservandone l’integrità, comprese queste note, i nomi degli autori ed il link http://sakuramagazine.com