Sulle origini del Kabuki non tutti gli storici sono d’accordo. Tuttavia sembra che almeno in un primo tempo esso non rappresentasse che una volgarizzazione dell’aristocratico Nou – e infatti i primi drammi Kabuki sono anch’essi inframmezzati da intermezzi cantati e danzati, mentre il coro occupa lo stesso ruolo del Nou – rivolgendosi a soggetti di più ampio respiro e portando alla ribalta argomenti non sempre nobili, talvolta, anzi, triviali addirittura.
Se la sua lontana origine letteraria secondo alcuni può riscontrarsi nel Taihei Khi (o Storia della gran pace) del prete buddhista Kogima – una oculata ed animata narrazione delle guerre di Go Daigo contro gli Houjou e gli Ashikaga che si svolsero verso la metà del XIV secolo, infiorata di immagini realistiche della quale per alcuni secoli veniva data pubblica lettura offrendo ampia ispirazione alla fantasia popolare – la sua fonte più diretta può rapportarsi alle Kabuki-odori (danze Kabuki) eseguite sulle rive di un fiume, nei dintorni di Kyoto, dalla sacerdotessa O-kuni, nel XVI secolo.
O-kuni era una danzatrice sacra proveniente da Kizuki in Izumi, alla quale la leggenda popolare attribuisce una singolare bellezza. Fin dalla fine del 1500 o nei primissimi anni del 1600 essa comparve in pubblico in vari luoghi, danzando dapprima da sola e quindi con una compagnia di uomini e donne che eseguivano melodrammi. Il ricavato di questi spettacoli, nell’intenzione della sacerdotessa, doveva servire a ricostruire il suo tempio di Izumi distrutto da un incendio.
O-Kuni compariva in iscena coi capelli tagliati corti, un costume da samurai, calzoni fino al ginocchio, le due sciabole intrecciate, il volto nudo coperto da un cappello a larghe tese e dietro le spalle un gong legato con un nastro scarlatto.
Il suo numero era composto di una breve canzone che conteneva una parodia dei canti delle sette di Nenbutsu (Nenbutsu-odori, la danza della preghiera) di cui si è accennato a propostio delle origini del Nou, e di altre danze come la Okoto-mai, con la quale essa esprimeva sensualmente e voluttuosamente l’amore erotico attraverso una mimica disordinata, accompagnata da due tamburi ed un flauto. Gli spettatori l’applaudivano seduti sull’erba, da cui il nome di shibai (terreno erboso) dato ai primi spettacoli di O-kuni, e successivamente quello di Kabuki-shibai.
L’origine della parola Kabuki è controversa. Secondo certuni deriva da un abito portato da giovani guerrieri o dagli scudieri dei cavalieri (Kabuki-yuri) costituito da una veste lunga e larga, con due spade infilate obliquamente alla cintura ed un fazzoletto che nascondeva la parte inferiore del viso; secondo altri il termine Kabuki avrebbe carattere licenzioso, derivante appunto dalle danze erotiche di O-kuni.
Tuttavia l’etimologia esatta del Kabuki deriva da Ka: canto, Bu:danza, Ki: teatro, tecnica e recitazione.
Tratto dal libro Storia del Teatro Giapponese di Pietro Lorenzoni
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***