Una settimana prima del giorno del Ringraziamento, il 28 Novembre scorso, i lettori del New York Times sono stati salutati da un personaggio dai capelli un pò ribelli e appuntiti e gli occhi spalancati di nome Monkey D. Rufy con i pugni serrati e a petto nudo in una posizione tale che la pagina sembrava non riuscisse a contenerlo tutto per intero. Dietro di lui un enorme testo che urla: “Hey, mondo! Questo è il manga!” e sotto in piccolo: “Ci sono vere avventure in questo paese?”
La maggior parte dei lettori del New York Times è di età superiore ai 40 anni quindi probabilmente non avevano idea di chi fosse quel personaggio o perchè si trovasse su quella pagina. Però altri milioni di persone si che lo sanno (345 milioni per essere precisi secondo Shueisha e il distributore americano Viz Media) chi è Rufy, l’eroe pirata scaltro e pestifero, protagonista della serie più popolare del mondo “One Piece”, creata da Eiichiro Oda.
Però non sono solo i lettori americani o comunque di lingua inglese che si sono ritrovati Rufy e la “ciurma di One Piece” sul giornale. L’annuncio è stato infatti inserito anche sul Taiwan’s China Daily e in altre riviste e giornali in tutto il Giappone insieme a prodotti locali, cibi e icone geografiche.
“E’ ormai diventata una pietra miliare”, così afferma Andy Nakatani, capo redattore dell’edizione inglese della rivista Weekly Shounen Jump. “300 milioni di copie andate in stampa in Giappone e 45 milioni nel resto del mondo. Per questa occasione la Shueisha ha voluto fare qualcosa di molto speciale. La casa editrice ha infatti contattato per questo annuncio diversi giornali e usato immagini locali per montare foto con i personaggi dell’anime in spiaggia in una prefettura o mentre mangiano un particolare cibo tipico di un altro luogo.
Come la maggior parte dei prodotti di stampa (giornali, libri, riviste ….) anche le vendite dei manga hanno dovuto lottare non poco contro la pirateria digitale. Un paio di anni fa, un amico mi ha detto di un americano diretto a Tokyo del tutto contento di scorrere titoli di manga sul suo iPad. “Amo questo genere di cose”, ha detto il mio amico, “e la cosa bella è che è tutto gratuito”.
Le vendite dei manga hanno raggiunto il loro picco nella prima metà degli anni 2000. In seguito il mercato saturo, varie crisi economiche globali e la facile accessibilità a questi prodotti online ha fatto un pò scendere le vendite, cosa che ha reso più audace la Shueisha nella sua campagna pubblicitaria.
“One Piece” rappresenta un’opera di grande consistenza, sia in termini di contenuti che di qualità”, spiega Leyla Aker, vice presidente editoriale di Viz. “Oda è riuscito a mantenere la sua opera ancora interessante anche dopo aver creato 70 volumi. Rimango sempre stupida nel vedere la stessa forza, energia creativa e freschezza che c’era all’inizio nel primo volume. Penso che l’autore sia un vero genio creativo”.
Altri titoli che Viz può chiaramente annoverare tra le sue alte vendite c’è anche Naruto, Death Note, Dragon Ball Z e Bleach. Ma nonostante le vendite siano alte anche per questi ultimi, c’è comunque un ampio margine che li separa dagli episodi di Oda dove le vendite sono di 3 milioni solo negli Stati Uniti.
“La consistenza di One Piece e il suo coinvolgente mix di avventura, dolore, sgomento e colpi di scena è solo dovuta alla mia capacità di attenzione”, afferma Oda. “Il fatto è che mi annoio facilmente”, dice, “quindi se il mio manga fosse stato solo azione, o solo commedia, o solo fatto di momenti strappalacrime, mi sarei completamente annoiato. Invece cambiare spesso lo stile della scena con momenti diversi mi permette di mantenermi motivato nel disegnare”.
Oda afferma che l’ispirazione gli viene dai momenti in cui è completamente sfinito. Non dorme o mangia molto mentre lavora, e forse è per questo motivo che i suoi personaggi sembrano sempre così allo stremo e perennemente in difficoltà. “Gli umani possono solo tirar fuori le loro migliori idee quando raggiungono il loro limite”, afferma ancora Oda. Quando ho finito un manoscritto, io mi ritrovo ad essere completamente esausto.”
Il costante interesse di Oda nei pirati e nell’avventura deriva da una serie anime della sua infanzia dal titolo “Vickie, il Vichingo”. “Ho imparato che i Vichinghi erano una sorta di pirati, così pensai all’epoca che poteva essere bellissimo poter avere una sorta di gruppo di amici. Dallo spirito con cui ho visto e vissuto quella serie, poi ne è derivato tutto il mio lavoro oggi”.
Lo spirito di squadra che può avere un gruppo e la reciproca fiducia è uno dei tratti distintivi della cultura popolare giapponese, che viene mostrata dai manga agli anime. Oda dice di scrivere seguendo se stesso, o meglio quello che lui stesso era a 15 anni, immaginando quello che a quell’età lui avrebbe voluto leggere o trovare in una storia secondo lui entusiasmante e avvincente.
“Molte delle storie e temi narrati da Eiichiro Oda non sono come altre storie incentrate invece sul Giappone o sulla vita in Giappone”, afferma Alexis Kirsch, editore di lingua inglese di One Piece alla Viz.
Alexis infatti dice: “One Piece ha molte caratteristiche che si adattano perfettamente a qualsiasi luogo attraversando confini internazionali. Come ad esempio i fantastici mondi de “Il signore degli anelli” o “Star Wars“: sembrano avere una risonanza universale; allo stesso modo anche One Piece, e Oda sa rendere questo davvero molto bene”. […]
Articolo scritto da Roland Keltz per il Japan Times
Traduzione: Sakura Miko
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