Non v’era dubbio che il culto dei giapponesi per i bagni e la pulizia di persone o cose, ormai pienamente laico, affondi lontanissime radici nello yuami (bagno purificatorio) shintou, e nell’idea che l’acqua in qualche modo magico mondi il corpo e lo spirito, non solo d’ogni sporcizia, ma d’ogni impurità.
La passione per le sorgenti calde (onsen) non è solo una variante all’amore domestico per il bagno; bisogna tener presente come, in tempi remoti, le acque sorgive ad alta temperatura fossero ritenute particolarmente sacre, e quindi efficaci nel liberare da ogni kegare (impurità rituale), in quanto fenomeno straordinario quindi più numinoso più saturo del vigore dei kami.
Una forma molto più semplice di purificazione ha luogo quando un sacerdote shintou (“kannushi, il signore degli dei”, nel senso di “colui che pratica gli dei”) sventola su di una o più persone o su certe cose o luoghi, un bastone munito di leggeri ritagli di carta, somigliante vagamente ad uno scacciamosche, oppure un ramoscello del sacro albero di sakaki, anch’esso con ornamenti di carta. La sua azione somiglia molto sia nella forma che nella sostanza a quella d’un sacerdote cattolico che benedice qualcuno o qualcosa spruzzando acqua santa con un aspersorio.
Altre forme più impegnative di purificazione richiedono astinenze da attività sessuali, da certi cibi o bevande, per periodi più o meno lunghi. Anticamente le principesse imperiali vergini destinate a presiedere ai sacrari di Ise dovevano praticare astinenze molto severe per il corso di anni; solo allora erano ritenute sufficientemente immacolate da poter servire la dea solare Amaterasu, ed eventualmente per poterne venire possedute ed enunciare così degli oracoli. L’ultima figlia d’un tennou ad occupare il posto di sai-shi visse nel XVI secolo.
L’amore tipicamente shintou per tutto ciò che è genuino, puro, originario, non elaborato nè sofisticato, si esprime esteticamente in molti modi che poi hanno influenzato, riteniamo molto beneficamente, le arti giapponesi. Il rispetto per il nudo legno dei sacrari di Ise, come più bello di qualsiasi altra coloritura o verniciatura, si ritrova nei prodotti di molti ceramisti, dei lavoratori del metallo, della carta, della stoffa, in certi casi della lacca.
Il gusto per i colori franchi, elementari, per i motivi di decorazione espliciti, precisi, audaci, fu educato a lungo dallo shintou, ed appare evidente nei kimono (i sokutai, gli ikan, i saifuku, gli ho) dei kannushi, dei negi, dei guji (sacerdoti dei vari gradi).
Tratto dal libro Storia delle Religioni – Cina- Estremo Oriente
Libri Consigliati:
- Antologia del buddhismo giapponese
- Buddismo e zen. I valori fondamentali della vita nelle riflessioni di un grande maestro giapponese
- Storia del Giappone e dei giapponesi di Robert Calvet
- Storia del Giappone. Dalle origini ai giorni nostri di Edwin O. Reischauer
- Storia del Giappone di Kenneth di G. Henshall
- Kojiki. Un racconto di antichi eventi
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***