“Cara Duchessa,
la prego di accettare questo lavoro, come omaggio della mia rispettosa amicizia. Ho esitato a mandarglielo, perché il tema può essere considerato non opportuno, mi sono però rassicurato che lo stile non fosse mai sconveniente, e spero di esserci riuscito.
Questo è il diario di un’estate della mia vita, in cui non ho cambiato nulla, nemmeno le date, perché credo che quando si cerca di sistemare il contenuto spesso non facciamo altro che scompigliare il tutto. Anche se sembra che il libro sia improntato sulla Signora Cristantemo, in realtà le tre figure principali sono io stesso, il Giappone e l’effetto che quel Paese ha avuto su di me”.
In una lettera scritta da lui stesso e indirizzata ad una duchessa, sua amica, è così che Pierre Loti, pseudonimo dell’ufficiale della marina e scrittore francese Louis Marie Julien Viaud, presenta e descrive il suo libro Madame Crisantemo, ora edito dalla Luni Editrice.
Si tratta di un diario di viaggio che racconta di un’estate trascorsa nell’enigmatico, curioso e stravagante Paese del Sol Levante. Con la sua arte immaginosa e precisa ma dal gusto spesso ironico, sarcastico e quasi sprezzante verso la gente ma delicato, dettagliato e accurato verso l’ambiente, Pierre Loti racconta il suo soggiorno a Nagasaki.
La storia di un finto matrimonio che lo stesso autore contrae con la piccola Crisantemo, graziosa “bambolina giapponese dallo sguardo attonito e sempre identico e un sorriso immobile e indecifrabile” è solo un pretesto per raccontare la quotidianità di un Paese che agli occhi dell’autore appare bizzarro e spesso incomprensibile.
Loti dipinge i luoghi, la natura, le usanze e le feste popolari, e le fanciulle sempre agghindate, sorridenti e cinguettanti dallo sguardo sempre stupito e meravigliato per qualcosa, offerte dalle loro famiglie come spose ad europei che soggiornavano nel Paese attraverso finti matrimoni di convenienza e diletto, stipulati tramite contratti della durata del soggiorno stesso dello sposo straniero.
Come per qualsiasi altro matrimonio di tal fattura, anche quello tra Loti e la giovane Crisantemo non ha amore, sentimento, affetto o anche semplice dialogo; i due sono uniti solo dalla forza di un contratto e dall’abitudine che li vede per tutto il tempo del soggiorno di Loti farsi semplicemente compagnia condividendo una piccola casetta di legno e carta e lunghe passeggiate tra feste serali di paese.
Non v’è scambio di opinione o di idee, ma solo brevi frasi e gesti sempre da capire, di due persone che fingono un’affiatamento che non esiste: lo stesso tenente gioisce infatti alla sua partenza per la fine del contratto mentre la giovane Crisantemo finge alla notizia dell’imminente separazione, una tristezza e un’affezione mai dimostrata prima per poi, al momento dell’addio, perdersi a verificare e contare felice le monete ricevute dall’ormai ex marito come ricompensa ignorando lui completamente.
Madame Crisantemo è uno spaccato di vita e un ritratto di due culture diverse che pur incronciandosi per breve tempo non riescono ad incontrarsi veramente e a comprendersi: Loti manterrà dall’inizio alla fine del suo soggiorno un atteggiamento sarcastico, ironico, spesso sprezzante, distaccato, a volte cinico, e non riuscirà ad affezionarsi veramente a qualcuno, neppure alla sua sposa. Solo, forse, la quotidianità calma e pacata avvolta da un ambiente naturale di grande fascino riuscirà a guadagnare un po’ di affetto nel suo cuore.
La giovane Crisantemo invece è una sposa silenziosa, taciturna, per nulla incline al dialogo, sembra quasi sopportare la finta unione per il bene di un ritorno economico futuro; non abbandonerà mai le sue abitudini e non proverà ad adattarsi a quelle dello sposo, mancando di manifestare anche lei un qualsiasi tipo di affezione.
Sarà proprio questo dialogo mancato tra i due e il silenzioso “scontro” tra le due diverse culture che ispirerà Illica e Giacosa a scrivere il libretto di una delle più belle e celebri opere di Giacomo Puccini: Madama Butterfly.
Buona Lettura!
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