Tutti gli amanti di manga e anime conoscono l’archetipo dei robottoni giganti, presenti nell’animazione giapponese da decenni, in una storia che per molti inizia con i personaggi ideati da Go Nagai, quali Mazinga, Goldrake e Jeeg robot d’acciaio, indubbiamente importanti, ma non i primi né gli unici.
Il saggio di Massimo Nicora edito da Youcanprint racconta un mondo diverso ma non per questo meno interessante: il titolo C’era una volta.. prima di Mazinga e Goldrake, storia dei robot giapponesi dalle origini agli anni Settanta suggerisce che c’è tutta una storia da scoprire dietro ai giganti che lanciavano armi devastanti quattro decenni fa ormai. E che storia.
L’autore racconta come nel Paese del Sol levante si è sempre sentita la fascinazione per la figura dell’automa meccanico, un qualcosa di ben antecedente quindi a quel famoso giorno in cui Go Nagai, intrappolato in auto nel traffico dell’ora di punta a Tokyo, immaginò un robot come Mazinga Z che lo portava fuori dall’ingorgo.
Tra gli argomenti interessanti che l’autore tratta c’è per esempio il poco noto capitolo degli automi o bambole meccaniche, presenti anche in Occidente tra Sei e Settecento, ma che in Giappone raggiunsero livelli di grande raffinatezza e efficacia, vere e proprie creature alternative nel mondo reale, che avevano funzioni di intrattenimento ma non solo, forse più performanti e inquietanti dei loro cugini occidentali.
Venendo a tempi più recenti, Massimo Nicora presenta una serie di robot protagonisti degli oggi dimenticati, più che altro per motivi di comodo, manga di propaganda realizzati durante la Seconda guerra mondiale, ma ricorda anche alcuni drama con protagonisti i robot che furono ispirati ad un cult come Metropolis di Fritz Lang.
Il libro poi si concentra sull’importanza di Osamu Tezuka nell’aver inventato i manga come ancora oggi li concepiamo, e nell’aver creato nuove regole nella rappresentazione dei robot, introducendo con Astroboy la figura dell’automa con mente umana e corpo meccanico. Nelle pagine del libro trovano spazio varie icone anni Sessanta, a cominciare da Super Robot 28, noto in Italia per un remake animato di fine anni Settanta, senza dimenticare Cyborg 009, storia di supereroi robottizzati di Shotaro Ishimori, dalle varie reincarnazioni animate, per arrivare ad un cenno a delle icone come i cartoni animati della Tatsunoko, Kyashan e Tekkaman in testa.
C’era una volta traccia quindi in maniera efficace le origini di un genere che non ha mai abbandonato l’immaginario fumettistico giapponese, ma che viene da molto più lontano: un libro per curiosi e cultori, soprattutto per chi ama andare alle radici di passioni, culture, interessi.
Massimo Nicora continuerà ad occuparsi di manga ed anime nei suoi prossimi libri, visto che sta lavorando ad un saggio su Goldrake, non il primo robot ma quello che ha garantito al genere un successo planetario che stupisce e affascina ancora oggi.
Recensione scritta da Elena Romanello per SakuraMagazine
Se volete leggere i libri scritti dalla nostra amica Elena Romanello della collana “I Love Anime” allora vi consiglio:
- Capitan Harlock. Avventure ai confini dell’Universo
- Candy Candy. «Eravamo tutte innamorate di Terence…»
- Sailor Moon. La bella ragazza guerriera
- Il mito di Lady Oscar (Hinomaru)
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***
Se volete potete distribuire liberamente questo testo, in maniera non commerciale e gratuitamente, conservandone l’integrità, comprese queste note, i nomi degli autori ed il link http://sakuramagazine.com