Storia del Kimono
Nell’epoca della corte Yamato (IV sec. a.C. – VII d.C.) gli uomini portavano una giacca con i pantaloni e le donne una giacca con gonna. Nell’epoca Nara (710-794), per effetto degli stretti rapporti culturali e commerciali con la Cina, anche l’abbigliamento fu influenzato fortemente dallo stile cinese.
Nell’epoca Heian (794 – 1185) i legami con la Cina si allentarono e si sviluppò una cultura giapponese autonoma. Abiti tipici di questo periodo sono sokutai per gli uomini e per le donne juunihitoe che comprendevano diversi kimono molto lunghi con strascico, uno sopra l’altro. Ancora oggi, nelle cerimonie ufficiali imperiali e feste tradizionali, vengono indossati abiti in stile Heian.
Alla fine dell’epoca Muromachi (1338-1573) iniziò la guerra civile Onin a Kyoto, seguita dall’epoca Sengoku (“paese in guerra”) durante la quale persone di livello più basso potevano salire la scala sociale. Gli abiti venivano semplificati sempre di più; per le donne scomparvero gli abiti con strascico.
Nell’epoca Edo (1603-1867) ebbe origine il teatro kabuki: gli attori più famosi, con kimono assai vistosi, erano esempio per creare abiti dalle forme semplici ma molto elaborati nella decorazione. In questo periodo si sono perfezionati i modi di fare il nodo alla cintura (obi) e nacque il furisode, kimono femminile caratterizzato da maniche molto ampie, indossato in occasioni importanti.
Nell’epoca Meiji (1868-1912), grazie allo sviluppo dell’industria, aumentò la produzione della seta, che veniva anche esportata all’estero; ciò portò alla nascita di nuovi tessuti e tecniche di tintura. Con l’introduzione della cultura occidentale iniziarono a diffondersi abiti di foggia europea, soprattutto nei ceti sociali più alti (e nell’esercito, che adottò uniformi di tipo occidentale), mentre il popolo continuò ad usare l’abbigliamento tradizionale giapponese.
Nell’epoca Showa (1926-1989) proseguì l’occidentalizzazione dell’abbigliamento e, con l’invenzione del nylon, diminuì l’esportazione della seta. All’inizio della seconda guerra mondiale il governo giapponese definì l’”abito nazionale da uomo”, di tipo occidentale. Indossarlo non era obbligatorio, ma si diffuse sempre di più, via via che la situazione peggiorava e parallelamente cresceva il sentimento di unità. Anche le donne portavano sempre meno i kimono e sempre di più i monpe, un completo con giacca e pantaloni: i kimono non solo non erano pratici ma erano anche considerati un simbolo di lusso.
Dopo la guerra i vestiti occidentali si diffusero sempre di più. Nacquero anche i kimono di lana, più pratici e anche belli di colore. Oggi molti artigiani del settore invecchiano o cessano l’attività. Arrivano tessuti cinesi economici ed è cambiato il modo di vivere. Ma la tradizione del kimono rimane viva, anche grazie ai kimono più semplici ed economici come gli yukata e alla vendita online.
Kimono femminili
Il kimono più importante per le donne non sposate è furisode, che trae origine dal kosode per i bambini e si sviluppò nella forma attuale tra la metà e la fine dell’epoca Edo (1603-1867). In genere è interamente decorato (soumoyou).
Per le donne sposate kurotomesode è il kimono più impegnativo: lo sfondo è tutto nero e ci sono decorazioni a ricamo, spesso anche in oro e in argento, soltanto nella parte inferiore (dall’obi in giù). Questo tipo di kimono fu inventato nell’epoca Meiji.
Il tipo houmongi viene indossato sia dalle donne sposate che da quelle non sposate: ha disegni anche sulle spalle e sulle braccia ed è il kimono più decorato dopo furisode. Per le occasioni meno impegnative ci sono i komon: variano da edokomon, con disegni piccolissimi ripetuti su tutto l’abito, e yuuzen e bingata che hanno disegni più grandi.
Ci sono anche kimono come tsumugi e kasuri, i cui tessuti sono realizzati con filati già tinti: ogni provincia ha disegni caratteristici, fra cui si possono citare yuki (la cui tecnica di realizzazione è stata dichiarata Patrimonio Culturale) e oshima (realizzato attraverso un procedimento di tintura con fanghi). Per i kimono estivi vengono usati tessuti come ro e sha, con trama meno fitta. Oltre a essere più freschi, questi kimono sono decorati con disegni e colori (soprattutto blu e bianco) che trasmettono un senso di freschezza.
Anche gli obi possono essere di molti tipi: quelli più diffusi sono gli obi nagoya e fukuro. Il tipo nagoya ha una parte più stretta (piegata e cucita a metà nel senso della lunghezza), mentre quello fukuro ha sempre la stessa larghezza. Alcuni obi sono interamente coperti da decorazioni (zentsu); altri sono decorati sul 60% della superficie (rokutsu); altri ancora sono decorati soltanto nella parte frontale e in quella finale (otaikogara).
Esistono anche obi estivi realizzati in ro e sha, con una base in tessuto in tinta unita che si intravede attraverso la trama del ro o sha, e anche obi in lino.
Vestizione dei Kimono Femminili
Di solito sotto il kimono si indossa la sottoveste nagajuban: ha la stessa forma del kimono ma è lunga quanto la persona. Ha lo scopo di rendere più bello il kimono e di non farlo deformare.
Tradizionalmente è di seta come il kimono ma oggi sono diffuse anche quelle in tessuto sintetico. A nagajuban si cuce il colletto (hen-eri) che si vede anche dalla scollatura del kimono e quindi viene scelto con colori, o anche ricami, abbinati a quelli del kimono sotto cui viene indossato; in occasioni importanti si usa un han-en bianco.
Anche la biancheria indossata sotto nagajuban è particolare, composta da hanjuban e susoyoke. Hanjuban ha la stessa forma della parte superiore di nagajuban, però senza colletto e con maniche di larghezza normale. Susoyoke, invece, ha la forma di una gonna a portafoglio, come la parte inferiore di nagajuban. Sia hanjuban che susoyoke hanno la funzione di assorbire il sudore e proteggere il tessuto degli indumenti indossati sopra di loro.
Vengono usati altri piccoli accessori per fermare le varie parti del kimono o per aggiustare la forma: cinturini morbidi (datejime), lacci (koshihimo), la tavoletta per sostenere obi (obi-ita), il guancialino per obi (obimakura) e altri ancora. Se necessario si modifica la forma della persona usando imbottitura di garza, tessuto o fiocchi di cotone: il kimono è cucito diritto e quindi anche il corpo deve avere una forma il più regolare possibile.
La cintura obi ha la funzione di fermare il kimono. Ci sono diversi modi per fare il nodo dietro: quelli più usati sono taikomusubi o nijuudaiko. Per furisode i nodi più comuni sono fukurasuzume o bunkomusubi. Come ornamento ci sono obiage e obiji: obiage serve per tenere la forma del nodo di obi ed è realizzato in seta di diversi tipi di tessitura, colori e tintura.
Anche obijime tiene fermo obi ed è fatto con molti fili intrecciati: ne esistono moltissimi tipi, alcuni sono vere opere d’arte e varie province hanno tipi e motivi caratteristici. Sia obiage che obijime vengono scelti abbinandoli a kimono e obi.
In passato esistevano regole molto precise circa l’importanza del kimono, l’abbinamento dei disegni e le occasioni in cui indossarlo, e questo è uno dei motivi che in epoca moderna ha allontanato molte persone dal kimono, sentito sempre più come estraneo alla vita contemporanea.
Recentemente però sta prendendo piede la tendenza a indossare il kimono dando importanza più al gusto personale che alle regole tradizionali, e – escluse le occasioni particolarmente importanti o ufficiali – succede sempre più spesso di vedere persone che portano il kimono come se fosse un abito occidentale.
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