Per una cultura come quella del Giappone contemporaneo, dove il manga è da qualche decennio il linguaggio dotato di maggiore impatto e forza comunicativa, una versione a fumetti del Genji Monogatari era come un appuntamento inevitabile.
Inoltre le versioni illustrate sul rotolo, che nella loro combinazione di immagine e scrittura possono essere considerate a pieno titolo precorritrici dei manga, hanno origini molto lontane: gli esemplari più antichi giunti sino a noi (Genji Monogatari Emaki), piccola parte di una collezione andata per il resto perduta, risalgono al XII secolo. Ciò considerato, sorprende che il primo manga ispirato a Genji sia apparso relativamente tardi, nel 1979, quando ha iniziato la pubblicazione – che proseguirà fino al 1993, di Asaki Yume Mishi (“Addio Effimeri Sogni”).
La straordinaria riuscita di questo “esperimento” incoraggiò altri autori e autrici, così nuove versioni manga si susseguirono, sebbene nessuno abbia superato le vendite della prima, che alla fine degli anni Novanta si attestano intorno all’incredibile cifra di 17 milioni di copie, che oggi andrebbe ulteriormente aggiornata. Asaki Yume Mishi si inserisce nel genere Shoujo Manga, il manga per ragazze, che alla soglia degli anni Ottanta stava entrando nella fase di sua maggiore diffusione.
L’autrice, Yamato Waki, già attiva da molti anni, era reduce dal successo del manga Haikara-san ga Tooru (pubblicato in Italia col titolo Una ragazza alla moda). Protagonista della serie, ambientata nell’era Taisho, è Hanamura Benio, una giovane donna dallo spirito anticonvenzionale, dedita a passatempi maschili come la pratica del Kendo o il bere il Saké.
E’ lei la Haikara-san del titolo, termine che in wasei eigo indica una forma di dandismo di ispirazione occidentale. Dopo aver creato un’eroina protofemminista, Yamato cambia completamente registro, dedicandosi alla trasposizione di un’opera come il Genji Monogatari in cui l’immagine femminile suggerisce una dimensione di assoggettamento pratico e psicologico al sesso maschile.
Il mondo del Genji Monogatari ruota intorno alle scelte e ai desideri dell’uomo e ogni dama vive in perpetua attesa che i suoi favori si rivolgano a lei. Gli stati d’animo delle donne del tempo, dalla malinconia alla trepidazione al sentimento di rabbia imploso, tutti impregnati dello aware, cifra poetica e emotiva dell’epoca, magistralmente descritti da Murasaki, sono espressi con una certa efficacia da Yamato, che può contare su uno strumento come quello delle immagini, precluso agli autori delle traduzioni in lingua moderna.
La specialità del linguaggio del manga, pur limitando la possibilità di lavorare sulle parole, qui strettamente funzionali alle illustrazioni, permette di comunicare i sentimenti dei personaggi mostrandone gli atteggiamenti, le pose, gli sguardi attraverso il disegno, col solo aiuto di brevi battute di dialogo e didascalie, o addirittura senza alcun testo [… ].
Sin dalle prime pagine si nota che l’autrice ha trovato la giusta chiave per coniugare una forma di racconto ormai millenaria e di difficile accesso ai lettori non specialisti con il linguaggio a mezzo stampa più contemporaneo che esista, quello del manga. Soprattutto dal punto di vista visivo, colpisce l’equilibrio tra il giusto grado di accuratezza iconografica e il rispetto delle norme del fumetto giapponese[…].
In Asaki Yume Mishi il grado di idealizzazione dei personaggi e del sentimento amoroso è più elevato rispetto all’originale. A questo scopo la Yamato omette volutamente alcuni episodi o ne “corregge” altri, mitigandone l’elemento ambiguo e problematico. Un’altra differenza, messa in luce da Kitamura Yuika, è l’aggiunta, da parte di Yamato, dell’elemento, assente nell’originale ma essenziale per lo Shoujo Manga, dell’autoaffermazione femminile indotta da un uomo.
Nonostante questi aspetti, Asaki Yume Mishi resta, fra i manga ispirati al Genji Monogatari, il più fedele all’originale sia per l’aderenza alla trama sia per il tentativo di esprimerne l’atmosfera poetica. Eppure è l’unica di queste trasposizioni a “fumetti” a non riprenderne il titolo, che declassa a sottotitolo e riduce in corpo minore. Yamato sceglie invece Asaki Yume Mishi (“Addio Effimeri Sogni“), una suggestiva citazione della Iroha Uta, che ha il valore aggiunto di presentare il manga come una creazione autonoma rispetto al capolavoro di Murasaki.
Articolo estratto dal libro Culture del Giappone contemporaneo. Manga, anime, videogiochi, arti visive, cinema, letteratura, teatro, architettura di Matteo Casari
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- Storia del Giappone. Dalle origini ai giorni nostri di Edwin O. Reischauer
- Storia del Giappone di Kenneth G. Henshall
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