Un torii (鳥居) è il tradizionale portale giapponese che porta ad un jinja (o santuario giapponese) o, in generale, ad un’area sacra. Il torii è una struttura elementare formata da due colonne verticali e un palo orizzontale sopra in cima alle due colonne, solitamente dipinto di colore rosso.
Tradizionalmente sono sempre stati realizzati con la pietra o il legno anche se in tempi recenti è possibile trovarne fatti anche con l’acciaio o con il cemento. Sono un elemento caratteristico che delimita una zona sacra, è un preciso segnale della presenza di un santuario o tempio e, generalmente sono collocati all’esterno dell’area sacra a gruppi di tre ma possono essercene anche di più oppure meno. Ad esempio i santuari dedicati ad Inari ne hanno molti.
La presenza di un torii all’entrata di un santuario o un tempio è dovuta al fatto che la credenza popolare vuole che passando sotto questo particolare arco si riceve una prima forma di purificazione, rituale che si conclude nelle immediate vicinanze del santuario con altri piccoli riti purificatori. Inoltre, la credenza popolare identifica il torii anche come un simbolo di fortuna e prosperità.
Origine dei Torii
L’origine di queste costruzioni, tipica caratteristica dei paesaggi giapponesi, non è certa, questo perchè strutture simili esistono anche in India, in Cina, in Corea o anche in Thailandia, quindi è difficile stabilire dove siano nate per prima e per quale motivo. Secondo una versione dei miti di Amaterasu (dea giapponese del Sole), il torii nacque quando questa si rinchiuse in una caverna per sfuggire al fratello Susanoo, causando un’eclissi. Per paura di non poter più rivedere il Sole, tutti gli abitanti decisero di mettere nei pressi della caverna un trespolo di legno sul quale mettere tutti gli uccelli e galli della città affinchè cantassero.
Il loro continuo cantare incuriosì Amaterasu che uscì dalla caverna permettendo così al Sole di spuntare ancora una volta. Quel trespolo divenne così il primo torii. Quella di ospitare gli uccelli, non è una funzione casuale narrata solo in questo mito ma, secondo altre fonti, avrebbe qualcosa di veritiero, in quanto un tempo i torii avevano realmente lo scopo di ospitare uccelli sacri dalla lunga coda, considerati da tutti come messaggeri degli dei.
Altra prova di questa teoria è il nome Torii che viene da “tori” che significa “uccello”. Poi con il tempo, probabilmente questo uso è stato dimenticato lasciando al torii solo la funzione di portale.
Struttura di un Torii
Esistono due tipi di torii appartenenti a due famiglie diverse: Shinmei torii, con travi diritte, e Myoujin torii, stile più comune di torii. Ci sono nove elementi che caratterizzano un torii:
- Kasagi: trave a cavallo delle due colonne verticali
- Shimaki: seconda trave a cavallo delle due colonne verticali, posta sotto il kasagi
- Nuki: trave secondaria posta sotto il kasagi e lo shimaki che collega le due colonne verticali
- Kusabi: parti che tengono fermi i nuki
- Gakuzuka: supporto che sta tra lo shimaki e il nuki che sostiene lo shimaki; molto spesso è li che viene posta un’iscrizione o un simbolo
- Hashira: solo le colonne verticali che sostengono l’intera struttura
- Daiwa: capitelli delle colonne
- Daiishi o Kumebara: base delle colonne
- Nemaki: guaina nera posta alla base della colonna.
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