Le origini del Manga: da Hokusai al Manga Moderno
I Manga si sono diffusi in tutto il mondo, diventando un fenomeno virale. Come spiega Toshio Miyaka, il manga è un medium post moderno, un mezzo espressivo indipendente, caratterizzato da uno sviluppo industriale.
Detto la nona arte, partito come genere inferiore e infantile, ha saputo rappresentare ogni ambito della vita, ogni sentimento e valore umano, raggiungendo risultati di grande valore estetico con autori quali Tezuka e Miyazaki.
I fumetti giapponesi si sono imposti in Occidente nella seconda metà del XXI secolo, principalmente seguendo il successo dei cartoni animati che loro stessi avevano ispirato; tuttavia in proposito ci sono molti luoghi comuni errati e in pochi sanno che l’origine della fumettistica giapponese risale a parecchi secoli prima, partendo dalla tradizione degli emakimono (i rotoli illustrati) del periodo Heian.
La mostra allestita grazie a Lucca Comics & Games, ha due fini e due destinatari principali: il primo per attuali fruitori del manga è mirato a risalire alla fonde del fumetto giapponese sino al XV secolo; il secondo si muove nella direzione opposta: ossia accompagnare gli appassionati d’arte nella progressiva evoluzione dei dipinti giapponesi. Nella mostra il visitatore ripercorrerà la storia dell’evoluzione manga dal XVII al XX secolo in sei sezioni; sono presenti disegni e fumetti originali di Osamu Tezuka, Go Nagai e altri patriarchi del manga della seconda metà del XXI secolo, che vede il definirsi dei nuovi generi di fumetti e una nutrita selezione di rodovetri originali provenienti da tre collezioni private.
Fra le opere esposte vi sono le xilografie di Utamaro, la grande Onda di Hokusai de “Le 36 vedute del monte Fuji”, e le sue grandi altre onde, armature giapponesi, katane, ventagli, dipinti su vetro e altre opere del Museo d’arte Orientale Mazzocchi e di collezioni private mai esposte prima, un kimono in carta di Nobushige Akiyama, con una tecnica ormai quasi dimenticata e che grazie alle sue vele di carta darà l’impressione di trovarsi fra le pagine di questi romanzi di genere.
Hokusai Katsushita
Hokusai Katsushita nasce a Edo (odierna Tokyo) nel 1760. Il suo primo contatto da professionista con l’arte avviene a 14 anni, quando inizia a fare l’incisore per le matrici in legno delle xilografie. A 18 anni decide di entrare nello studio di Shunsho Katsukawa. La sua abilità è tale che in meno di un anno il maestro lo onora dandogli un nome d’arte: Shunro. Alla morte di Shunsho l’artista si dedica allo studio della scuola tradizionale giapponese e a quella di influenza cinese e olandese. Tuttavia questa sua sete di conoscenza e questa sua versatilità non riscontrano il consenso del nuovo caposcuola della Shunko Katsukawa che lo allontana.
La sua abilità come incisore e la perfetta conoscenza di come un tratto disegnato possa essere tradotto in matrice lignea, lo spingono a specializzarsi nella realizzazione di surimono ossia delle xilografie a tiratura limitata, ma di elevata qualità che spesso vengono impreziosite con polvere d’oro, argento, madreperla o mica. Cambia il nome in Hokushinsai (studio della stella polare), la cui forma abbreviata è Hokusai. Katsushika deriva invece dal nome dell’area del quartiere di Honjou sul fiume Sumida a Tokyo.
Chiamato alla corte dello shogun in una gara di pittura, supera brillantemente la contesa dipingendo una serie di tratti blu, sui quali fa camminare una gallinella le cui zampe sono state intinte nel rosso. Il risultato sono le foglie di acero d’autunno trasportate dal fiume. Un’altra impresa di Hokusai che contribuisce alla sua fama di artista eccentrico è il ritratto di Daruma, il patriarca dello Zen dipinto intingendo una scopa nell’inchiostro e sovrapponendo tantissimi fogli per 350 metri quadrati. Nel 1812 illustra i volumi Brevi lezioni di disegno semplificato.
Hokusai sostiene che sia possibile ritrarre ogni cosa inscrivendola in forme geometriche di cerchio, quadrato e righe. Un’altra importante opera che si inserisce nella sua accanita ricerca dell’essenza della natura è il volume “Con un solo colpo di pennello”. In esso Hokusai si cimenta nel ritrarre uomini e animali, intingendo il pennello un’unica volta. Gli insegnamenti di disegno continuano con i 15 quaderni manga che, come dice la parola Manga, sono una raccolta di immagini fatte senza un preciso scopo: immagini divertenti fra paesaggi, scene buffe, caricature, leggende e mostri, fatte per diletto, senza un preciso scopo nobile.
Anche qui è presente lo studio dell’iscrizione in forme geometriche. Questo metodo sta alla base della struttura finale dell’onda che, benché il suo disegno appaia piuttosto semplice, è in realtà il risultato di una lunga elaborazione metodica. Fu la prima stampa della serie “Le Famose vedute del Monte Fuji”. L’onda si è imposta come l’opera d’arte più rappresentativa dell’arte giapponese.
I Quaderni Manga
Il termine “Manga” oggi identifica il fumetto giapponese che si colloca a pieno titolo come una delle forme artistiche “pop” più diffuse nel panorama internazionale.
Tuttavia questo termine non è un neologismo e nel suo significato si cela la secolare tradizione di una delle più nobili forme artistiche giapponesi, che affonda le proprie radici nei raffinatissimi emaki e nelle xilografie, di cui gli artisti del Sol Levante sono indiscussi maestri.
Il termine Manga si scrive con due ideogrammi: 漫画 significa “immagine divertente”, “immagine fatta senza scopi seri”. Il primo a utulizzare questa parola per una pubblicazione fu il genio della xilografia giapponese Hokusai Katsushika.
I quaderni manga di Hokusai costituiscono una collana di 14 volumi più uno postumo, sono una raccolta di immagini suddivisibili in cinque argomenti: paesaggi della natura, paesaggi artefatti dall’uomo, animali, leggende e scene allegoriche con animali antropomorfizzati che mimano i lavori dell’uomo. La collana ebbe un tale successo che fu costantemente ristampata dalla sua prima edizione nel 1815 sino a oggi.
In essi l’artista fotografa il suo Giappone, i guerrieri del passato, gli atleti e gli attori del presente. Non solo esprime un reale studio per la botanica, la zoologia, ma raffigura anche un substrato soprannaturale con grotteschi mostri e Oni (orchi) dello shintoismo.
La ricerca tesa a stilizzare e cogliere la reale forma di animali e vegetali trova il suo apice nel libretto “Con un colpo di pennello”. Gru, sacerdotesse, mendicanti, cortigiane e animali sono perfettamente sintetizzati. Hokusai ne coglie l’essenzialità delle sagome con fugaci pennellate, intingendo il pennello un’unica volta nell’inchiostro.
Sulle onde del manga
Hokusai concepiva la natura come qualcosa di meraviglioso, naturale e divino allo stesso tempo. La natura è “viva”, le sue acque sono sempre vorticose, mai ferme o silenti. La natura è per lui sempre “grande, anche nelle piccole cose, come quando disegna le poderose zampe di una cavalletta o le ampie ali di un insetto.
L’uomo invece di fronte alla natura è impotente, al pari di un insetto in una tempesta. Nei suoi disegni raccolti nei quaderni manga editati a partire dal 1814 ci sono tre grandi onde che ben raffigurano queste acque vive e maestose. Una di esse ha per sfondo il monte Fuji, mentre un’altra, a cavallo delle pagine, in rosso presenta una barca in balia della tempesta con i pescatori in fatalistica attesa di ciò che sarà.
Hokusai concepì la sua serie de “Le famose vedute del monte Fuji” con una forte predominanza del blu di Prussia (giunto in Giappo nel nel 1820, ma disponibile per gli artisti solo dal 1829).
La prima xilografia della serie è “La (grande) onda al largo di Kawagawa”. La potenza dell’immagine, la costruzione del disegno e l’impatto di questo bellissimo blu esotico, decretarono sin da subito un grandissimo successo. L’opera deve essere osservata, tenendo presente che il punto di vista dei giapponesi è da destra verso sinistra e risente della tradizione degli emakimono, ossia rotoli dipinti e scritti la cui fruizione avviene srotolando e arrotolando l’artefatto e spostando continuamente verso sinistra il proprio punto di vista.
Quindi come in una scena teatrale vedremo come attori i pescatori stesi sulle imbarcazioni. Al centro in lontananza, immobile, il monte Fuji, come una quinta teatrale che assiste maestoso antagonista: la grande onda che come un artiglio d’acqua sta per travolgere le imbarcazioni. E l’osservatore a questo punto vede l’onda e ne viene travolto.
Tutta la massa d’acqua va a disegnare, in contrasto con il cielo, un pieno e un vuoto, quasi un Yin e Yang, le contrastanti forse del Taoismo che, nella stampa, vedono l’essere umano impotente in balia di essere. Al centro, un’onda conica ripropone come un’eco la forma del monte Fuji.
Nella schiuma più alta dell’onda, secondo alcuni, è possibile intravedere la testa e la zampa di un enorme drago pronto a ghermire i pescatori. Quest’opera è a pieno titolo la rappresentante per eccellenza dell’arte giapponese.
Da guardarsi sempre da destra a sinistra vi sono in mostra anche altre due grande onde, ma speculari alla prima. Si tratta di due stampe de “il Fuji” visto dal mare della serie “Le cento vedute del monte Fuji” nel secondo volume.
In mostra è presente una prima rarissima edizione di stampa e un’edizione della seconda metà del XIX secolo la cui preziosità è data dall’essere ancora integra nel suo albo originale. Fra le due edizioni è ben visibile la differenza nella pienezza dei neri e la consunzione delle matrici che rendono meno precisi i contorni e le linee.
In quest’altra onda disegnata da Hokusai tra il 1834 e il 1835 viene meno la sensazione di violenza, e si assiste alla maestosità dell’acqua in un paesaggio pacificato, accentuato dal verso dell’onda che non si oppone, ma accompagna il normale senso di lettura.
Lo spettatore quindi inizialmente vede la grande massa d’acqua e la schiuma che scomponendosi, crea, secondo la leggenda i pivieri, uccelli costieri nati dalla spuma delle onde. Se l’onda delle 36 vedute è un’onda distruttiva, questa è invece un’onda costruttiva e per certi versi una può essere considerata la complementare dell’altra.
Fonte: Testo tratto da pannelli esplicativi in mostra durante l’evento Lucca Comics&Games 2019
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