Non è una novità che il Giappone sia a corto di bambini. Anche se il tasso di natività ha recentemente mostrato lievi segnali di ripresa, ciò non basta però a fermare l’alto uso del termine 少子化 Shoushika che viene comunemente usato per descrivere la diminuzione del numero di bambini.
Non c’è però da preoccuparsi, perché nonostante la diminuzione di giovani cittadini, il “bambino” continua ad essere una parte indispensabile del lessico del paese.
Ovvio che non stiamo parlando realmente di “bambino” (子供 Kodomo / 子Ko) così come lo troviamo in termini come 子育て Kosodate (educazione dei figli), 一人っ子 Hitorikko (figlia unica) o お子様ランチ Okosamaranchi (pasto del bambino); non sto parlando neppure di gergo amministrativo con parole come 子供手当て Kodomoteate (assegno per i figli) o 母子手帳 Boshitechou (libretto di maternità) o 母子家庭 Boshikatei (famiglia senza padre).
La cosa più interessante invece, e altrettanto importante per l’ubiquità linguistica di 子 è che tale ideogramma può apparire molto spesso in parole ed espressioni che non sono, o se lo sono ma in modo marginale, legate al mondo dei bambini.
Prendiamo per esempio i termini 女子Joshi e 男子 Danshi. Anche se vengono tradotti come Ragazze e Ragazzi, il loro impiego non mostra alcun limite di età; vengono infatti usati nelle parole 女子トイレJoshitoire (bagno delle signore) e 男子トイレ Danshitoire (bagno degli uomini) indicando dunque persone non solo giovani ma di ogni genere di età.
Allo stesso modo, discepoli di qualsiasi età sono indicati tutti come i 弟子 Deshi di qualcuno, così come una persona che si smarrisce viene definito come 迷子 Maigo, a prescindere se nato nel 1900 o dopo il 2000).
Un’altra cosa da notare è che 子 è spesso associato alla femminilità, e non solo in riferimento ai giovani in generale. Abbiamo infatti un’innumerevole quantità di nomi femminili che finiscono con 子 come ad esempio 朝子Asako (letteralmente “figlia del mattino”) oppure Yuko 夕子 (letteralmente “figlia della sera”).
Il fatto che questi nomi siano però passati dall’essere “nomi per ragazze” a “nomi tipiche da zie” praticamente significa che nomi del genere non si trovano più da decenni tra i 10 più scelti. Possiamo notare dunque un diminuire del “fattore bambini” anche qui.
La cosa più curiosa è che 子 si presenta come una sorta di suffisso in parole che non si riferiscono nemmeno lontanamente a persone, indipendentemente dalla loro età, ma addirittura a cose.
Uno degli elementi più comuni di una casa è la Sedia (椅子Isu) ma troviamo il kanji di bambino anche in Cappello (帽子Boushi), in ogni Vetro della finestra (窓硝子 Mado Garasu) e in tutte le cose tenute insieme da almeno una Vite (捻子 Neji).
Ma lo troviamo anche in strumenti più specifici come le Scale (梯子Hashigo), le Leve (梃子Teko) o le Cancellate (格子 Koshi) ma ancora nei Sigilli personali (判子 Hanko), nelle Porte scorrevoli (障子 Shoji) e negli Spaventapasseri (案山子 Kakashi).
Il kanji 子 fa parte anche della nostra dieta: al supermercato per esempio troviamo le Melanzane (茄子 Nasu), lo Yuzu 柚子, il Pesce anguilla (穴子 Anago) e le 数の子 Kazunoko (Uova di aringa) ma ancora mangiamo le Uova (玉子Tamago) e i 餃子Gyouza (Gnocchi cinesi) e per dessert prendiamo i 団子 Dango conditi con 餡子 Anko (Marmellata di fagioli rossi) e se preferite aggiungiamo anche qualche altro Dolce giapponese (和菓子 Wagashi).
Per contribuire ulteriormente all’onnipresenza linguistica del kanji di bambino, aggiungiamo qualcosa di più astratto. In finanza ad esempio si parla di 利子 Rishi (Interessi) e nella musica il “battere del ritmo” viene chiamato 拍子 Hyoushi. Sempre parlando di musica abbiamo anche il 調子 Choushi (Tono).
Un termine legato a 子 è poi anche 様子 Yousu che si riferisce a qualcosa come “apparenza esterna” e si usa in frasi come 様子を見る Yousu wo miru ed è come dire Aspettare e vedere come le cose vanno. Forse perché rappresenta così bene l’idea di “piccole cose” che l’ideogramma 子 è indispensabile anche per la nomenclatura scientifica.
Prendiamo ad esempio 分子 Bunshi che in matematica indica il Numeratore di una frazione. Per precisione però diciamo che il Denominatore si dice 分母 Bunbo che, curiosamente però, usa il kanji di Madre al posto di quella di Bambino.
In linguistica la stessa cosa accade anche per distinguire 子音 Shiin (Consonante – scritta con il kanji di Bambino) da 母音 Boin (Vocale – scritta invece con il kanji di Madre). Proprio un “vizio di famiglia”!
Fisici e chimici usano poi termini come 陽子 Yoshi (Protoni), 電子 Denshi (Elettroni) e 中性子 Chuuseishi (Neutroni) per parlare delle componenti più piccole del nostro mondo e anche di ciò che le tiene unite come 原子 Genshi (Atomo) e 分子 Bunshi (Molecola). Quanto ai biologi invece, hanno a che fare con i bambini ogni volta che invece parliamo di Geni (遺伝子 Idenshi).
Questo però ci porta al punto di partenza, al problema della riproduzione e di una società sempre più senza figli. Mentre è un dato demografico che il numero dei bambini in Giappone oggi sia in declino, i nostri piccoli cercano nonostante tutto di essere comunque presenti come meglio possono… almeno nel giapponese!
Articolo scritto da Peter Backhaus per il Japan Times
Traduzione: Sakura Miko
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***
Se volete potete distribuire liberamente questo testo, in maniera non commerciale e gratuitamente, conservandone l’integrità, comprese queste note, i nomi degli autori ed il link http://sakuramagazine.com