L’Antico Giappone non aveva inizialmente, come abbiamo già imparato, un suo proprio sistema di scrittura, ma comunicava solo foneticamente. La necessità poi di avere un metodo di scrittura portò il Sol Levante ad adottare e importare quello cinese, anche se, in modo particolare.
Come sappiamo infatti, i caratteri cinesi (Kanji – “caratteri degli Han”) nella lingua giapponese vengono letti in vari modi, causando non poche difficoltà agli studenti; in giapponese infatti si usa leggere gli ideogrammi secondo due tipi di letture: Lettura On (lettura “cinese”) e Lettura Kun (lettura “giapponese”), ricordando sempre che possiamo avere più di una lettura On e più di una lettura Kun per uno stesso kanji.
Nei tempi atichi, i monaci buddhisti resero più popolare la così chiamata Lettura Wu, lettura usata nel sud-est del Regno Cinese di Wu. Nel VII e VIII secolo, venne introdotta poi anche la Lettura Kan (o Han), in uso nell’area della capitale Chan’an della dinastia Tang, chiamata poi per questo nel XIII secolo Lettura Tou o Tang.
Una cosa interessante da sapere è il fatto che le pronunce degli ideogrammi in Cina cambiavano anche a seconda dell’area di conoscenza e studio in cui i kanji venivano usati; le letture Han ad esempio erano comuni per il linguaggio legale e giuridico mentre la Lettura Wu rimase come lettura usata dai monaci buddhisti, e così via. Ecco dunque perché non è mai stata ufficializzata una lettura standard per i kanji: uno stesso ideogramma poteva essere letto secondo una pronuncia diversa a seconda del contesto.
Il Giappone invece, al contrario della Cina, non avendo un suo sistema di scrittura, ma soltanto quello fonetico, non ebbe altra scelta che quella di adottare la scrittura cinese. Il risultato fu però che ogni testo che aveva a che fare con il Giappone o parlasse del Giappone o fosse scritto in Giappone veniva tradotto e trascritto praticamente in cinese.
I giapponesi non vollero che ciò che riguardasse il proprio paese venisse trascritto, raccontato o tramandato solo in lingua cinese, c’era un profondo desiderio di mantenere anche quello che era il giapponese vero e proprio, anche se si trattava solo di fonetica.
Si raggiunse così un compromesso: usare gli ideogrammi cinesi solo per il loro significato (ma associando la pronuncia giapponese) e a volte usare gli ideogrammi cinesi non solo per il loro significato ma anche con il loro suono “cinese” (anche se pur sempre modificato rispetto al cinese originale): è così che oggi noi abbiamo la Lettura On e la Lettura Kun.
Se volete saperne di più sulla lingua giapponese potete visitare la sezione Espressioni e Curiosità Linguistiche proposta dal sito sulla lingua giapponese.
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