Chiunque inizi a studiare giapponese o anche cinese, presto o tardi diverrà consapevole che una delle difficoltà maggiori nell’apprendimento di queste due lingue sono i kanji.
La lingua cinese, e di conseguenza dunque anche quella giapponese, è composta da un sistema di scrittura basato su questi ideogrammi divisi per vari livelli di complessità: un carattere medio è formato per esempio dagli otto agli undici tratti.
Ci sono poi caratteri che sono addirittura molto più complessi e impararli sicuramente costituisce uno sforzo mentale incredibile. Da non dimenticare poi che i kanji non sono semplici nemmeno nella quantità: in Cina per esempio è difficile stabilire un numero preciso ma approssimativamente nella lista dei caratteri comuni se ne contano 7000 circa. In Giappone fortunatamente una buona istruzione richiede solo la conoscenza di almeno 2000 kanji oltre ovviamente ai due sillabari (hiragana e katakana).
Alla complessità di scrittura, più o meno alta, dei kanji e alla loro incredibile quantità si aggiunge però un’altra difficoltà: la memoria. Il saperli scrivere correttamente seguendo il giusto ordine dei tratti, le varie letture (specie in quelli giapponesi che ne ha due tipologie, On e Kun) e i vari significati sono tutti fattori che richiedono allo studente enormi sforzi di memoria per ricordarli tutti (molti studiosi dicono infatti che per compiere tale lavoro il cervello utilizza una parte dell’emisfero cerebrale diverso da quello che normalmente gli studenti occidentali sono abituati ad usare).
E sono proprio la memoria e questo particolare lavoro mentale il punto reale della questione: oggi molti studenti stranieri che imparano il giapponese usano vari metodi per imparare i kanji, in base ai personali ritmi di studio, alla creatività dei propri insegnanti di corsi e scuole, alle proprie capacità e lo fanno usando tutti i trucchi mnemonici possibili.
In Cina come in Giappone invece l’apprendimento avviene attraverso una memorizzazione meccanica: i bambini li imparano a scuola scrivendoli ripetutamente a mano esattamente come noi facciamo con il nostro alfabeto.
Sino alla fine del XX secolo la scrittura dei kanji richiedeva l’utilizzo di pennello e inchiostro o comunque di scrittura “manuale”: era proprio questo continuo esercizio quotidiano di scrittura che permetteva la memorizzazione dei caratteri. L’avvento delle macchine da scrivere elettroniche e poi in seguito dei computer però negli ultimi anni ha dato vita ad un nuovo modo di scrivere la lingua cinese e giapponese.
La diffusione infatti delle mail, delle chat, dei vari forum, degli sms ha portato la popolazione moderna, specie quella giovanile, ad abituarsi a scrivere gli ideogrammi usando i comodissimi sistemi di input che facilitano enormemente l’uso degli ideogrammi: se prendiamo ad esempio la scrittura giapponese, basta digitare al computer solo la pronuncia di una parola e il computer cambia da solo il termine trovando immediatamente il kanji corrispondente alla parola.
Ormai il 97% della popolazione che possiede un computer scrive usando questo metodo, che sicuramente ha portato grande comodità e facilità nello scrivere testi o documenti vari aiutando a trovare facilmente un kanji anche quando questi è tra i più difficili da ricordare: è chiaro che è un prezioso aiuto ed un enorme vantaggio tuttavia però è un vantaggio che alla lunga negli anni porta a vanificare gli sforzi fatti a scuola con la scrittura continua e con gli esercizi di memorizzazione. Tutto ciò infatti ha portato velocemente ad una larga diffusione di un fenomeno che ora preoccupa non poco: si tratta della famosa “Amnesia dei Kanji”.
Il fatto che la gente scriva solo la parte fonetica e lasci che sia il supporto tecnologico a fare il resto e che non si scriva più a mano fa si che molti sanno riconoscere un kanji, sanno ancora leggerlo e riconoscerne il significato però non sono più in grado di scriverlo correttamente dimenticandone la corretta sequenza dei tratti e le varie componenti.
Non sono stati fatti dei reali studi in merito ma ci sono abbastanza prove che confermano l’evidenza; sicuramente anche uno studente straniero che studia i kanji può accorgersi di questo fenomeno provando semplicemente ad affidarsi solo alla scrittura digitale o trascorrendo lunghi periodi senza scrivere i caratteri a mano: finisce sicuramente per dimenticare come un kanji va scritto anche se magari a vederlo lo riconosce comunque.
Alcuni sondaggi fatti negli ultimi anni hanno rivelato questo problema: su 2000 partecipanti per esempio, oltre l’80% ha ammesso di avere difficoltà con gli ideogrammi, di averli dimenticati o di non riuscire a scriverli correttamente.
Si parla dunque, o meglio, si ipotizza il declino dei kanji e il principale colpevole sembra essere proprio la tecnologia moderna. Non è però la sola responsabile, almeno non in Giappone. Nel Sol Levante è parecchio diffusa anche la videoscrittura: già nel 1985 il giornale Asahi rivelava che molti studenti avevano difficoltà a ricordare kanji, anche piuttosto semplici. Ed è proprio in quel periodo che si usava già la parola “ワ ー プ ロ 馬 鹿 waapurobaka” che letteralmente significa “lo stupido della videoscrittura” per riferirsi a tutti coloro che, utilizzando i metodi di inserimento input e supporti tecnologici per scrivere, sono finiti con il tempo per deteriorare la propria scrittura manuale dimenticando come scrivere correttamente.
Come risolvere allora il problema?
Negli anni ottanta il Giappone ha cercato di diminuire il numero dei kanji rimuovendo quelli troppo complessi o caduti in disuso e abbassando il numero limite dei kanji da imparare per facilitare l’apprendimento limitando un pò lo sforzo di memoria a cui uno studente è sottoposto.
In Cina invece il Ministero dell’Istruzione ha cercato di risolvere il problema promuovendo più lezioni di calligrafia cinese tradizionale consigliando agli studenti di frequentare almeno una volta alla settimana il corso di calligrafia, giusto per non perdere vecchie abitudini.
Sembra un fenomeno di poco conto ma è comunque largamente diffuso e sicuramente lascia perplessi circa le conseguenze che questo fenomeno può avere in futuro:
Si avvicina davvero il declino dei kanji?
Si tratta di un sintomo che porterà ad una nuova evoluzione e semplificazione di tale sistema di scrittura?
Forse con l’avvento dell’era moderna e delle influenze “straniere” l’uso degli ideogrammi lascerà il posto ad un sistema di scrittura più semplice?
Sono domande che non hanno ancora una risposta. Nel frattempo però i kanji…. bisognerà impararli e studiarli… e ancora per molto tempo!
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