I più fortunati studenti di giapponese sono sicuramente quelli che iniziano i loro studi sin dalla tenera età se non anche prima. Altri invece cominciano dopo, con le lezioni in classe o per strada: ovvio che impararlo per strada a diretto contatto con la gente appare come il metodo più difficile però per certi versi può apparire gratificante. Studiare invece in una classe può risultare come la migliore scelta inizialmente però poi si rischia di finire come dice un famoso detto “足 を す く わ れ た Ashi wo sukuwareta” (presa per le gambe), una volta venuti a contatto fuori con il parlato quotidiano e immersi nella vita vera giapponese.
Io son finito proprio così per colpa dei 動詞 Doushi (verbi) nelle mie prime settimane di studio. Non posso biasimare i miei insegnanti quando insistevano che era meglio iniziare con la ま す 形 masu-kei (la forma in masu) e di impararla bene. Ho dunque imparato verbi come し ま す Shimasu (fare), 飲 み ま す Nomimasu (bere), 食 べ ま す Tabemasu (mangiare) e i loro equivalenti negativi, quindi し ま せ ん Shimasen (non fare), 飲 み ま せ ん Nomimasen (non bere) e 食 べ ま せ ん Tabemasen (non mangiare).
Probabilmente avete capito che dove c’è masu-kei vuol dire che ci sono verbi che terminano in –masu o –masen (-mashita e –masen deshita per le forme passate). Questo mi sembrò a suo tempo abbastanza ragionevole da imparare e capire. Ho studiato spagnolo al liceo e ho avuto modo di studiare coniugazioni con cinque forme diverse per ogni verbo. Qui invece per fortuna ci sono solo due forme per il presente e due per il passato. Così ho continuato i miei nipponici studi.
Quando però ho provato a cercare un verbo sul dizionario la prima volta non sono riuscito a trovarlo. Dov’era finito il verbo 会 い ま す Aimasu? Come faccio a sapere che vuol dire 習 い ま す Naraimasu? E 調 べ ま す Shirabemasu?
In quel momento l’insegnante mi introdusse allora la 辞 書 形 Jisho-kei (forma da dizionario) e lì mi sentìì come Neo in “Matrix”: avevo vissuto sino a quel momento nel “mondo della forma in -masu” e di quest’altro “mondo” non ne avevo ancora saputo niente.
Comunque il “mondo -masu kei” non è così male. Viene anche chiamato 丁 寧 形 Teinei-kei (forma cortese) perchè è la forma più rispettosa. I miei insegnanti l’hanno sempre definita come forma “neutrale”, ma io penso che lo abbiano detto perchè in realtà non volevano sapessimo che si tratta di una tipologia di 敬 語 Keigo (parlato educato, formale e rispettoso) anche se effettivamente è davvero neutrale rispetto ad altre forme più cortesi.
Pensando al fatto che dovessimo poi rapportarci con la società e nei vari luoghi di lavoro, gli insegnanti ci hanno consigliato di mantenere di “default” la forma in -masu che ovviamente comprende l’uso di Desu, la copula che vagamente corrisponderebbe al verbo inglese “to be”. Desu si lega agli aggettivi e sostantivi nelle costruzioni in -masu.
Lo so, detta così uno potrebbe dire “や っ ぱ り 日 本 語 難 し い で す ね Yappari, nihongo muzukashii desu ne” (“Lo sapevo, il giapponese è difficile”), ma in realtà non è poi così male. Si può usare la forma in -masu al lavoro, con gli estranei, e utilizzare la 普 通 形 Futsu-kei (altro nome della jisho-kei per indicare una forma piana e informale) con gli amici intimi e familiari.
Imparare la jisho-kei o forma da dizionario significa sostanzialmente aggiungere altre due versioni per ogni verbo: Tabemasu e Tabemasen diventano 食 べ る Taberu e 食 べ な い Tabenai. Inoltre bisogna ricordare che per i verbi ichidan (come taberu appunto) basta sostituire -ru (di Taberu) e -nai (di Tabenai) con -masu e –masen per ottenere la forma cortese.
Per i verbi godan invece c’è un pò di difficoltà nella formazione dei tempi e modi. Un esempio di verbo godan è il verbo Nomimasu. La sua forma da dizionario è Nomu. Nomu e Nomimasu sono simili ma possiamo vedere che l’aggiunta di -masu non avviene in modo semplice come accade con un verbo ichidan (qui infatti -mu diventa -mi prima di aggiungere -masu). La forma negativa di nomimasen alla forma piana diventa Nomanai (dove –mu cambia ancora e diventa -ma e aggiunge -nai).
Spero davvero che gli insegnanti che spiegano la radice dei verbi lo facciano o lo introducano sin da quando spiegano i vari kana dell’hiragana, altrimenti gli studenti imparano si あ い う え お (a, i , u, e, o) oppure か き く け こ (ka, ki, ku, ke, ko) ma sanno solo che sono sillabe e suoni senza contesto.
Sarebbe invece utile introdurre i kana inserendoli in un contesto utile che possa aiutare gli studenti non solo a capire i cambiamenti dei kana ma anche vedere come questi mutano, ad esempio nei verbi e mostrare dunque loro, allo stesso tempo, come funzionano: nel caso di Nomimasu per esempio diventa noMImasu, noMU ma anche noME, noMo oppure noMAnai. In questo modo si può familiarizzare anche con le cinque sillabe ま み む め も Ma, Mi, Mu, Me, Mo dell’hiragana, ricordando anche come cambiano nelle varie forme verbali di un verbo Godan. Si possono così imparare due cose in una volta.
NoMA è la radice della forma negativa piana (Noma-nai). NoMI è il blocco che si unisce a tutte le forme in -masu (Nomi-masu, Nomi-masen ecc…). NoMU è la jisho-kei o forma da dizionario come detto prima. NoME è la forma 命令文Meireibun (o forma imperativa) e NoMO serve per fare la forma volitiva NoMOu.
“あ れ 飲 め!Are nome!” (Bevi quello!) e “あ れ 飲 も う ! Are nomou! (Beviamo quello!)” sono frasi semplici da memorizzare e possono tornare utili agli studenti che così possono ricordare come cambia un verbo e quali modifiche apportare per avere una forma piuttosto che un’altra.
Questo metodo potrebbe essere applicato anche per ogni verbo che termina con un kana diverso: u, ku, su, tsu, nu, mu e ru. Queste sono le terminazioni possibili dei verbi godan e si può imparare un verbo per ogni kana, ad esempio: 会 う aU (incontrare), 書 く kaKU (scrivere), 直 す naoSU (riparare), 立 つ taTSU (stare in piedi), 死 ぬ shiNU (morire), noMU (bere – come detto prima) e 分 か るwakaRU (capire). Imparare questi verbi e tutte le loro forme può anche aiutare ad imparare e a familiarizzare con i vari kana.
Poi ovvio che prestare attenzione alle terminazioni dei verbi in-masu, -mashita, -masen e -masen deshita è pure importante ma è abbastanza semplice da capire e ricordare mentre i verbi godan sono ognuno differente, sono tanti e portano un quantitativo di significati ben maggiore dei verbi ichidan: impararli e capire come “funzionano” permetterà sempre di più di padroneggiarli con facilità e diminuire così le possibilità di sbagliare.
Articolo scritto da Daniel Morales per il Japan Times
Traduzione: Sakura Miko
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