Keiko Ichiguchi, autrice di molti libri e disegnatrice di fumetti, lavora e vive a Bologna e attraverso le sue opere racconta la sua vita tra l’Italia e il Giappone. Vi propongo un breve estratto dal suo libro Non ci sono più i giapponesi di una volta” dove ci racconta dei matrimoni e dei divorzi in Giappone.
Il matrimonio italiano, tra impegno, obblighi e burocrazia appare piuttosto complicato agli occhi di un giapponese. Le pubblicazioni, la cerimonia (civile o religiosa), il ricevimento… Ci sono tante cose da fare! Mentre il matrimonio giapponese, se si vuole, può essere molto semplice. Oppure, sempre se uno lo desidera, può essere anche molto costoso e complicato. Che significa tutto questo?
In Giappone, dal punto di vista burocratico il matrimonio è molto semplice. Se si è maggiorenni ci si può sposare in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora, presentando i documenti richiesti dalla legge: il modulo di matrimonio (si può chiedere allo sportello del Comune), una copia dello stato di famiglia (anche questo si ottiene in Comune, ma non serve se il matrimonio viene registrato nel Comune di nascita di uno dei due sposi) e un timbro autenticato (in Giappone vale come firma, infatti tutte le famiglie ne hanno uno.
Per la registrazione del matrimonio non ci si mette molto tempo, di solito si fa in pochi minuti. La coppia può quindi scegliere il giorno che preferisce, per esempio, la stessa data del loro primo incontro, il compleanno di qualcuno di importante per la coppia…
A proposito, ho detto prima che ci si può registrare a qualsiasi ora. Ed è proprio così: la registrazione di un matrimonio viene accettata ventiquattrore su ventiquattro. Anche quando la maggior parte degli sportelli del Comune è chiusa, resta sempre aperto uno sportellino per ricevere i documenti per il matrimonio.
La data di registrazione è quella del giorno in cui sono stati accettati i documenti. Questo sistema è stato pensato per evitare vari problemi che possono insorgere in casi di pratiche relative alla successione ereditaria. Per esempio, se un uomo in punto di morte vuole lasciare il proprio patrimonio alla compagna con cui non è sposato, serve di norma un testamento legale. Tuttavia, potrebbe accadere che non ci sia il tempo materiale di far redigere un atto notarile. In questo modo invece, se la sua compagna si reca in Comune con i documenti necessari per far registrare il loro matrimonio, immediatamente può ottenere il diritto di successione.
Anche la registrazione di un divorzio è semplice. Se il marito e la moglie sono d’accordo, per divorziare basta compilare il modulo e portarlo al Comune insieme ai documenti necessari (anche in questo caso c’è uno sportellino aperto ventiquattrore su ventriquattro!).
Con questo non voglio dire che in Giappone ci si sposi e si divorzi spensieratamente, basti pensare che tutti i divorziati affermano che è molto più faticoso divorziare piuttosto che sposarsi. È curioso notare che, secondo le fonti del 1999, in Giappone il 90% dei casi di divorzio sono consensuali e soltanto il 10% arriva davanti al Tribunale per le controversie familiari.
[…] Resta comunque il fatto che per sposarsi legalmente le procedure giapponesi sono molto semplici. E nessun rito né funzione sono previsti da queste procedure, neanche una cerimonia veloce come quella del matrimonio civile italiano. Né tanto meno è richiesta la presenza fisica di testimoni (tuttavia sul modulo servono le loro firme). E per concludere: la registrazione è completamente gratuita.
Fonte: Articolo tratto dal libro Non ci sono più i giapponesi di una volta, scritto da Keiko Ichiguchi ed edito da Kappalab Edizioni
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