Sarà perché a Tokyo e nelle altre metropoli l’inquinamento luminoso spesso impedisce la visione di un bel cielo stellato, o perché nella vita convulsa di tanti giapponesi non ha senso soffermarsi ad ammirare albe e tramonti; fatto sta che l’ultima forma di aggregazione sociale è ritrovarsi a migliaia per ammirare, naso all’insù, l’intrico di arditi snodi, svincoli, innesti, raccordi stradali: le strutture sopraelevate che permettono ai circa 90 milioni di auto in movimento ogni giorno nel Paese del Sol Levante di circolare senza finire in apocalittici ingorghi.
Moeka Kudo, impiegato 26 enne, guida ad esempio un gruppo di entusiasti fan dello svincolo di Awaza, alla periferia di Osaka: “Guardare questo monumentale viluppo di 8 piani di strade e ponti mi toglie il respiro, quasi fosse favanti a una cattedrale”.
Altrettanto venerato e meta di pellegrinaggi è il gigantesco snodo Hakozaki, nel bel mezzo dell’autostrada che si dipana con lunghi tratti sopraelevati nel centro di Tokyo; viene detto anche Yokozuma, il titolo che spetta ai corpulenti campioni di sumo.
Condivisioni entusiastiche e suggerimenti sugli svincoli da non mancare abbondano sui social media. È appena uscito, con successo, un libro fotografico tutto dedicato agli snodi, una mostra con modelli in 3D che attira circa mille visitatori al giorno. E non si farà di certo attendere a lungo un manga sulla Junction Craze: la follia degli snodi, appunto.
Fonte: Articolo scritto da Silvio Piersanti per Il Venerdì di Repubblica del 1 Novembre 2019.
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