(Un ringraziamento speciale a Franco Faggiani per avermi concesso questa splendida intervista e… per aver posato per me, per la realizzazione del suo ritratto presente nel video. E’ stato un vero piacere. Grazie di cuore! ^.^)
Qui di seguito la trascrizione dell’intera intervista proposta nel video:
- Un saluto a tutti!
Ho il piacere di avere qui con me Franco Faggiani, giornalista e bravissimo scrittore, autore del libro “Il Guardiano della Collina dei Ciliegi”, edito da Fazi Editore. Franco, la ringrazio di essere qui e di aver accettato di rispondere alle mie domande.
Franco Faggiani: Ciao! Grazie a voi per l’invito. Mi piace raccontare del Giappone a chi ne sa di più sicuramente ma, in questo caso, spero di non fare una figuraccia, visto che voi ne saprete sicuramente più di me.
- Cominciamo prima di tutto dalla sua ultima opera: “Il Guardiano della Collina dei Ciliegi”, biografia in parte romanzata di Shizo Kanakuri, maratoneta giapponese che partecipò alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912. Ci accenni un po’ la trama di questo entusiasmante romanzo.
Franco Faggiani: Shizo è un ragazzo che vive in un’isola a Sud del Giappone, ama correre nei boschi e sulle montagne intorno a casa sua per il puro piacere di farlo, per sentirsi libero e soprattutto vicino ai suoi dei. Una volta arrivato all’università viene notato per le sue capacità atletiche, anche se non inquadrate nelle regole della pratica sportiva e dopo un periodo di allenamento viene mandato dall’imperatore stesso a rappresentare il Giappone ai Giochi Olimpici di Stoccolma 1912.
E’ un’occasione, soprattutto di avvicinamento, per il Giappone al mondo occidentale per avviare i primi contatti con le grandi potenze. Shizo prenderà parte alla maratona ma non riuscirà a finirla e per questo sente fortemente il peso di aver disonorato il suo Paese, il volere dell’Imperatore, l’Università che gli aveva pure finanziato il viaggio in Transiberiana e persino la sua famiglia.
Così decide di sparire, di cambiare identità: fa un lunghissimo viaggio di ritorno, anche questo pieno di avventure e va a nascondersi sostanzialmente all’estremo nord, in quella terra di frontiera, un po’ come il Far West per l’America dell’Ottocento, che è l’isola di Hokkaido, selvaggia e con una natura crudele dove dedicherà metà della sua intera vita a custodire una foresta di ciliegi. Poi c’è il gran finale che è decisamente sorprendente ma ovvio che… questo non ve lo racconto.
- 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi. La sua ricerca di Shizo Kanakuri è iniziata da questi numeri, giusto? Com’è andata?
Franco Faggiani: Com’è andata… un giornale mi chiese di scrivere, durante le Olimpiadi di Rio 2016 un articolo sulle maratone olimpiche. Così andai a consultare le classifiche di tutte le maratone disputate nelle varie edizioni dei Giochi e quando arrivai a quella di Stoccolma notai che accanto al nome di Shizo c’era un punto di domanda anziché il tempo cronometrico; allora sono andato a cercare altrove e ho visto che accanto al tempo di Kanakuri non c’era più il punto di domanda che avevo visto prima ma una curiosa numerazione – 54, 8, 6, 5, 32, 20 mi pare – (e che accidenti significava? Chi lo sa..), così è riemerso l’istinto del giornalista d’altri tempi e sono andato a scavare, verificare e poi alla fine sono arrivato alla soluzione reale, davvero sosprendente.
- La trama è in parte tratta dalla vera storia di Shizo Kanakuri, il resto lo ha scritto la sua fantasia. E’ tutto dipeso dalla mancanza di informazioni su questo personaggio o è una scelta stilistica? Quale parte è vera e quale è quella di fantasia?
Franco Faggiani: Diciamo che le parti vere sono le prime e le ultime, quelle che riguardano l’inizio della maratona e la sua conclusione; in realtà per come si erano svolte, le parti reali sembrano più fantasiose della parte che invece ho inventato io e la parte che ho inventato io è quella centrale, quella che riguarda il viaggio verso Hokkaido, tutta la sua vita sulla collina dei ciliegi.
In realtà, cosa sia successo tra i due estremi l’ho scoperto successivamente ma non è stato niente di appetibile dal punto di vista della narrazione così ho pensato di rendergli la vita un po’ più complessa, affascinante, drammatica se vogliamo, e in linea con l’eccezionalità delle parti reali. Cerco sempre di dire che questa non è la biografia di Shizo Kanakuri ma un romanzo che ha preso parte da un frammento importante della sua vita.
- Leggendo il suo romanzo non ho potuto fare a meno di notare e apprezzare il modo egregio con cui l’ambientazione, il Giappone, le sue tradizioni e la sua cultura siano stati raccontati. Per ricreare uno sfondo così dettagliato della storia, sarà stato necessario intenso studio e ricerca. Com’è stato avvicinarsi a questo popolo così lontano e diverso? Conosceva prima di questa occasione la cultura giapponese?
Franco Faggiani: No, della cultura giapponese conoscevo pochissimo, e per me, come per molti occidentali, il Giappone era una serie di luoghi comuni: il vulcano Fuji, il sushi, la tecnologia, la vita stressante delle grandi città, la caccia alle balene, le arti marziali, il disastro nucleare, insomma robe così. Infatti sono molto grato a Shizo per avermi costretto poi a scoprire mondi davvero affascinanti, le tradizioni, gli ambienti naturali, gli aspetti storici e religiosi.
Tra l’altro sono rimasto molto affascinato dallo shintoismo e tuttora continuo a leggere e ad approfondire, mi interessa molto. Nei miei romanzi metto sempre situazioni, luoghi veri, persone realmente esistite e questo in realtà mi costringe a fare ricerche molto accurate e ad essere preciso ma funziona bene così; fino a oggi il complimento più bello che ho avuto su questo libro, è arrivato da uno sconosciuto lettore giapponese, che risiede a Bologna mi pare di ricordare, che mi ha ringraziato per avergli fatto conoscere aspetti e luoghi del suo Paese che anche a lui erano sconosciuti.
Insomma per me è un bel colpo… nella ricerca delle fonti giuste, nella documentazione reale, non quella online che ritengo sempre superficiale o comunque incerta, mi hanno aiutato molto le mie esperienze nel mondo del giornalismo quando le tecnologie non c’erano proprio e ti dovevi documentare leggendo libri veri e sentendo persone in diretta ecc..
- Una cosa che distingue i giapponesi, e quindi anche il protagonista del suo romanzo, è il senso del dovere, dell’onore e del riscatto, temi su cui ruota tutta la trama. Come considera questi sentimenti, al giorno d’oggi?
Franco Faggiani: Invidio i giapponesi che hanno ancora questi valori anche se, così mi pare, le nuove generazioni se ne stanno un po’ allontanando; da noi non esistono più, non sono un sentimento sociale, magari qualche ricchezza di singole persone, infatti, guarda caso, quando troviamo qualcuno con il forte senso del dovere e dell’onore ci sembra davvero una persona diversa, uno che dobbiamo ammirare incondizionatamente, invece dovremmo essere tutti così anche se poi alla fine neanche ci proviamo ad esserlo.
Mio padre faceva l’operaio e non aveva una grande vita sociale però era uno che, questi principi tramandati dalla sua famiglia, li applicava anche nelle piccole cose della quotidianità e così ho imparato, se non altro, a rispettare gli impegni, ad essere gentile finché posso e a difendere le mie idee. Questo, insomma, non è poco.
- Conosciamo la sua passione per la natura, per le escursioni in solitaria ed esplorazioni in montagna. Proprio la natura è anch’essa tema principale del romanzo, vista come mezzo per guarire, per espiare le proprie colpe e per riscattarsi dal proprio passato; il suo Shizo Kanakuri lo fa attraverso una vita lenta e riflessiva dove la cura per i ciliegi e per la natura diventa una missione di vita. Lei considera la natura come un luogo dove nascondersi o dove rifugiarsi e trovare pace? E in un mondo sempre più veloce e frenetico come quello di oggi, quanto è importante saper rimanere a contatto con la natura e averne cura?
Franco Faggiani: Per dare uno scopo alla nostra vita, lo dice anche Shizo, dobbiamo prenderci cura di qualcuno o di qualcosa; il qualcuno ovviamente sono le persone che ci circondano e il qualcosa, oggi più che mai secondo me, dovrebbe essere la natura perché è solo grazie alla sua sopravvivenza che sopravviveranno anche le future generazioni.
La natura esige rispetto, ci salva anche da un punto di vista psicologico, ci rincuora; voglio dire, non c’è bisogno di fare imprese estreme per accorgercene, basta seguire il sentiero in un bosco, meglio se in un posto dove non siamo mai stati, e stare in silenzio e ritroviamo serenità, curiosità, istinto e, perché no, non mi dispiace, anche un po’ di timore per l’ignoto. E tutto questo alla fine ci fa stare bene e ci libera da tutti i pensieri negativi.
- Tornando al suo romanzo. Quanto c’è di lei nel suo Shizo Kanakuri? E cosa Shizo Kanakuri ha lasciato in lei?
Franco Faggiani: Cosa ha lasciato Shizo…. diciamo che io e lui siamo entrati subito in sintonia. Anch’io in passato ho corso un po’ per i sentieri di montagna così a livello dilettantistico, ho fatto lunghe attraversate in solitaria quindi conosco un po’ le sensazioni e i sentimenti che si provano nel fare queste cose. Poi avendo anch’io un po’ di senso del dovere e dell’onore mi sono posto più volte la domanda: “Ma se mi fossi trovato al posto di Shizo, dopo la maratona di Stoccolma, che cosa avrei fatto?”
Dunque, nella narrazione, quello che ha fatto lui, è proprio quello che avrei fatto io al suo posto. Cosa ha lasciato in me? Direi l’insegnamento a non mollare mai e, come ricorda sempre lui “a cominciare dall’inizio e ad andare avanti fino alla fine”.
- Se potesse incontrare il vero Shizo Kanakuri, c’è qualcosa che gli piacerebbe chiedere o semplicemente dirgli?
Franco Faggiani: Cosa mi piacerebbe dirgli, in realtà non lo so, vorrei ringraziarlo tantissimo per avermi permesso di raccontare una bella storia che pochi conoscevano e per avermi fatto conoscere il suo Paese.
- E’ una domanda che faccio sempre e anche con lei provo a soddisfare una mia curiosità: com’è per Franco Faggiani la vita da scrittore? Come scrive i suoi romanzi e quanto tempo le occorre per completarne uno?
Franco Faggiani: La mia vita da scrittore è un po’ il proseguimento naturale di quella del giornalista; è una professione che per certi versi mi ha costretto a scrivere di qualsiasi cosa e soprattutto ovunque, in ogni condizione ambientale. Diciamo che non sono uno scrittore solitario che ha bisogno di silenzi, solitudine ecc…, io scrivo dappertutto, anche in piazza quando c’è la banda che suona o a casa con la tv accesa in sottofondo o con la centrifuga della lavatrice che va a mille all’ora.
Come scrivo? Diciamo… avete presente il cinema? Prima si fa la sceneggiatura e poi il film. Io faccio l’esatto contrario: prima mi costruisco il film in testa, sequenza per sequenza, in ogni dettaglio, e poi scrivo la sceneggiatura. Alla storia penso molto, ci penso settimane, mesi, dipende, e questo mi offre il vantaggio di poterlo fare sempre, dappertutto, in viaggio, prima di dormire, quando vado a camminare… poi quando tutte le cose, le caselle, chiamiamole così, quindi quella dei luoghi, quella dei personaggi, la trama, i sentimenti più o meno combaciano mi metto al computer e in tre o quattro mesi, se non ho tanti altri articoli da scrivere per i giornali, riesco a buttar giù la prima stesura che di solito poi è abbastanza definitiva, non faccio tantissimi cambiamenti.
- Autori e generi preferiti? Cosa le piace leggere?
Franco Faggiani: Cosa mi piace leggere… Diciamo che non ho autori e generi preferiti, leggo di tutto e compro troppi libri, li compro anche alle bancarelle dell’usato perché quelli delle bancarelle mi affascinano, a volte trovo dediche e sottolineature così mi immagini chi li ha potuti leggere prima di me; il libro usato racconta sempre una seconda storia oltre a quella contenuta nelle sue pagine. A casa, comunque, è una dura lotta sugli spazi occupati. Poi sulle scelte mi lascio influenzare dagli amici librai, dai consigli degli scrittori che conosco, seguo i blog e anche le recensioni dei giornali, ci sono gli influencer e io, devo dire, sono molto influenzato.
- Progetti futuri? Altri lavori in cantiere?
Franco Faggiani: Progetti futuri? Bella domanda questa! Si beh, da un punto di vista pratico ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo che avevo già in testa quando ho iniziato a lavorare a tempo pieno al “Guardiano della collina dei ciliegi”, quindi avevo il film fatto. E’ ambientato in Italia, nel secolo scorso, tra due personaggi decisamente diversi tra loro per età, cultura, sentimenti, intenti e… ne combinano di tutti i colori. Questi due personaggi faranno un lungo viaggio, lungo gli Appennini, che sono bellissimi e spesso dimenticati, e quindi la natura avrà di nuovo una parte predominante.
- Franco, è stato davvero un enorme piacere intervistarla. Le rinnovo i miei complimenti per la sua opera, che ho avuto l’onore e il piacere di leggere e che consiglio a chiunque di farlo perché davvero molto bella. La ringrazio inoltre ancora per questa intervista e le faccio tantissimi auguri per tutti i suoi progetti futuri. Un saluto a Lei a nome di tutto SakuraMagazine.
Franco Faggiani: Ah beh, grazie a voi per la chiaccherata e l’ospitalità, e a chi leggerà il libro, auguro un buon viaggio in un affascinante Giappone d’altri tempi. Ciao a tutti, grazie.
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