Il Senso costituisce un rito intimo e apparentemente semplice. Dico “apparentemente”, perché tale risulta dai documenti che ci sono accessibili, ma per tutto ciò che riguarda la figura del Tennou è sempre possibile che esistano livelli esoterici di comportamento e d’interpretazione che rimangono sepolti nel segreto d’un cerchio ristretto e muto di personaggi, quindi celati agli occhi e alle menti dei più.
L’istituzione Tennou può dirsi, come ho accennato, un palinsesto millenario; le radici più arcaiche che lo compongono risalgono a tempi in cui si pensava in maniera molto ma molto diversa dal nostro, tempi ricchi di riferimenti mistici e magici, mitologici e teofanici, onirici e forse sciamanici. Molte pennellate superficiali di modernizzazione non ne hanno seriamente intaccato l’intima essenza.
Durante il Senso vengono trasferiti nelle mani del nuovo Tennou alcuni oggetti, che in inglese vengono chiamati regalia (dal latino, neutro plurale, “cose del re”), e che in italiano potremmo definire “insegne regie”. Nel caso specifico si tratta del Gioiello (Yasakani no Magatama) e della Spada (Ame no Murakumo no Tsurugi), accuratamente rinchiusi in appositi scrigni avvolti in stoffe preziose.
Com’è noto le insegne regie giapponesi sono in realtà tre (Sanshu no Jingi o Mikusa no Kan-dakara) Oltre al Gioiello e alla Spada, v’è lo Specchio (Yata no Kagami), simbolo e corpo di presenza della Dea Solare Amaterasu Oumikami (“Augusta Divinità in Ciel Splendente”). Ma quest’ultimo oggetto, unico, investito di sacralità troppo intensa per venire esposto ai pericoli di qualsiasi viaggio, resta nella sua sede storica, il tempio Naikuu di Ise, a Sud-Ovest di Nagoya.
Per il rito del Senso si fa uso di una copia, venerata nel sacrario Shinto del palazzo imperiale di Tokyo, il Kashiko-Dokoro. Ma neppure la copia viene tolta dal suo posto per il rito del Senso: viceversa è il Grande Ritualista di Corte (lo Shoutenchou) che si reca al Kashiko-Dokoro e canta un solenne annuncio (Osuge-bun) dinanzi all’oggetto simbolico, considerato anche “presenza” dell’antenata celeste, dandole contezza dell’avvenuta successione.
Fonte: Estratto tratto dal libro L’Agape Celeste scritto da Fosco Maraini ed edito da Luni Editrice.
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