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I 13 Segreti per Parlare Giapponese: Segreto 12 – Parole in Prestito e “Japanenglish” – Come Usare il Giapponese che Già Conoscete

21 July 2015 By SakuraMagazine


japlish

Iniziare ad usare le migliaia di parole straniere nel linguaggio giapponese che già conoscete, diventandone consapevoli.

I prestiti linguistici da altre lingue (Gairaigo) e le parole “Japlish” (Wasei-eigo) rappresentano insieme una delle maggiori risorse non usate a pieno, ma disponibile per tutti coloro che studiano giapponese.

In un’errata dimostrazione di coraggio, stile samurai, la maggior parte degli studenti prende la consapevole decisione di usare termini basati su kanji difficili al posto di parole prese in prestito da altre lingue, come l’inglese ad esempio. E’ un po’ come cercare lontano quei tesori che invece avete a portata di mano vicino a voi.

Non cercate l’impresa ma siate più pragmatici! Se ci fate caso vi accorgerete che ci sono migliaia di parole prese in prestito da altre lingue, ed espressioni anche, usate nel moderno giapponese che già conoscete.

In questo articolo vi mostrerò come attivare la vostra consapevolezza latente in tre fasi. Nella prima fase rimuoveremo ogni preoccupazione che potreste avere nel parlare un “giapponese-semplificato” mostrandovi che le parole prese in prestito possono avere una loro ben distinta genealogia e sono una forma incredibilmente conveniente di comunicazione.

Nella seconda fase vi introdurrò qualcuno dei prestiti linguistici più bizzarri, avvincenti e inventivi per convincervi che il Japlish non è solo l’ombra di linguaggi europei ma ha una propria storia; nella terza ed ultima fase infine vi sfiderò ad usare ciò che avete imparato per sfruttare al meglio il vostro Japlish, così da non dovervi trovare mai a corto di parole.

FASE 1

In questa prima fase diamo un’occhiata alle ragioni più comuni per cui gli studenti si sentono a disagio con i prestiti linguistici:

  1. Molti stranieri evitano consapevolmente di usare prestiti linguistici perchè credono non sia proprio reale giapponese;
  2. Ci sono alcuni insegnanti che fanno pensare agli studenti che il sostituire molte parole giapponesi con i prestiti linguistici stranieri sia dannoso e “pericoloso”: pensano infatti che una tale scorciatoia potrebbe fuorviare lo studente da ciò che è giusto e corretto e dal vero significato che sta dietro allo “studiare e imparare davvero il giapponese”
  3. Molti prestiti del periodo del dopoguerra, lontani dall’essere poetici, intellettuali e anche rispettabili, sono considerati come insignificanti bazzecole linguistiche che aleggiano sulla cultura popolare, già incredibilmente vigorosa, anche se frequentemente superficiale a volte. Molti insegnanti e studenti sentono un’incomprensibile riluttanza ad accettare le effimere importazioni e creazioni di redattori e giornalisti come se fossero linguisticamente alla pari di Mishima o di Kawabata.
  4. Con ogni nuova moda, sia nel mondo degli affari, sia nel mondo dello spettacolo, il numero di parole prese in prestito e di parole nate come mix tra inglese e giapponese (Japlish appunto) è in continua crescita. E’ quasi impossibile stare al passo con le nuove parole aggiunte alla lingua, nemmeno se foste giapponesi nativi. E’ facile prendere la rigida morale, le usanze e le tradizioni di sempre come unico modo per comunicare e come solo terreno solido su cui stare, rifiutando il Gairaigo e il Wasei-eigo, considerandoli anomalie: ciò aiuta solo a rimuovere in poco e in modo conveniente la pressione di dover stare al passo coi tempi!

Ci sono però anche aspetti positivi dei prestiti linguistici:

  1. I prestiti e il Japlish sono molto convenienti. Esattamente come noi spesso usiamo ad esempio la parola francese deja-vù per descrivere “un vago senso di aver già visto o vissuto qualcosa già prima” (un’intera frase in realtà!) così spesso i prestiti in giapponese sono usati per avere una maggiore economia di parole nei discorsi. La parola Japlish “Apo” (appuntamento, promessa, impegno) offre il 50% in meno di sillabe da usare rispetto al numero presente nella parola corrispettiva puramente giapponese che sarebbe Yakusoku.

    Prendiamo in considerazione l’espressione “Imeeji daun” (image down) che significa “soffrire di un danneggiamento della propria immagine pubblica, perdita di prestigio”. Nel puro giapponese questo concetto avremmo dovuto renderlo con l’espressione “Hyouban ga waruku naru“, una frase sicuramente più lunga e meno flessibile. Forse il japlish potrà sembrare poco poetico ed elegante ma è innegabile la sua efficienza telegrafica.
  2. Gli studenti asiatici di giapponese, ben lontani dal vedere i prestiti linguistici come “una grottesca e infantile caricatura dell’inglese” li vedono invece come “sofisticati”. Gli studenti occidentali, posti di fronte a circa 2000 kanji da memorizzare, frequentemente esprimono la loro invidia nei confronti degli studenti cinesi che già ovviamente quei kanji li conoscono. Sappiate però, ad ogni modo, che gli studenti cinesi invidiano gli occidentali per la loro conoscenza e la facile comprensione di tutti i prestiti linguistici! Quest’ultimi infatti hanno valore agli occhi di molte altre nazioni, se non della vostra stessa.
  3. I prestiti linguistici e i loro equivalenti giapponesi sono raramente davvero “equivalenti”. “Kekkon shiki” significa “Cerimonia di matrimonio”. L’equivalente prestato dall’inglese “Uedingu” (wedding), allude ad altro genere di cerimonia, sempre di matrimonio ovviamente, ma non tradizionale bensì più fastosa e costosa, tenuta in una sala adepta o hotel, secondo lo stile occidentale. Le sfumature che stanno dietro ad una parola puramente giapponese e la sua controparte straniera solitamente sono diverse e alludono a significati differenti.
  4. Infine, l’adozione delle parole occidentali da parte del giapponese non è un fenomeno così moderno come si pensa: è infatti un’antica e ben radicata tradizione che risale al 1543.

I prestiti linguistici erano originariamente usati per varie necessità. Servivano infatti a descrivere cose che in giapponese non esistevano come “pane” (Pan dal portoghese) o “lattina” (Buruki dal tedesco) o in genere per cose per cui non c’era una parola di riferimento in giapponese.

In tempi moderni, ad ogni modo, i prestiti sono usati per convenienza, per moda e per comodità. […]

FASE 2

Uno dei maggiori obiettivi di questo libro è incoraggiarvi a superare le vostre paure di commettere errori e approcciarvi allo studio del giapponese in modo creativo. Proprio per spronarvi ad essere più sperimentali con la lingua vi propongo alcuni esempi di originali parole “japlish” per farvi vedere quanto sia diverso, e spesso anche molto più divertente dello stesso inglese!

Il giapponese infatti tratta l’inglese come se dovesse avere a che fare con i kanji, come una sorta di insieme di componenti da mettere insieme indiscriminatamente per creare in modo autentico e istantaneo dei nuovi composti e mix di parole. Nel normale giapponese questa pratica è fattibile: il japlish infatti offre neologismi bizzarri ma allo stesso tempo simpatici e interessanti!

Ad esempio:

  • Saboru: marinare la scuola o il lavoro (da Sabotage)
  • Ganbarizumo: mettercela tutta (Ganbaru) + il suffisso -ism per indicare una corrente, moda o mentalità di chi, in questo caso lavora sodo e duramente
  • Tarento: Talento (personalità di talento e spicco)
  • Sumaato: Smart (per indicare uno dall’aspetto intelligente)

FASE 3

La fase 1 è servita a cercare di convincervi che anche i prestiti linguistici sono una parte della lingua rispettabile e con un loro valore mentre la fase 2 è servita a farvi capire che il japlish può anche essere divertente.

A questo punto dovreste aver perso ogni sensazione di colpa o disagio legata all’uso di queste parole, prestate o inventate che siano. Questa fase finale dunque è un modo per testare quanto vi sentite a vostro agio nell’usare questo genere di parole con qualche frase di esempio:

  1. Nihongo wo MASUTAA suru no wa kantan desu
    (Diventare esperto/Padroneggiare il giapponese è facile)
    Masutaa —> da “to master”, padroneggiare, essere esperto
  2. Tomoko wa HANSAMU na BOOIFURENDO wo GETTO shimashita
    (Tomoko ha un bellissimo ragazzo)
    Hansamu na —> da “handsome”, bellissimo
    Booifurendo —> da “boyfriend”, ragazzo
    Getto —> da “to get”, ottenere, avere
  3. GAARUFURENDO to issho ni MUUDII na BAA he iku no ga suki desu
    (Mi piace andare nei locali con atmosfera romantica con la mia ragazza)
    Gaarufurendo —> da “girlfriend”, ragazza
    Muudi na Baa —> da “moody” e “bar”, locale o bar romantico
  4. HIIROU wa muzukashii koto ni CHARENJI shimasu. GIBU-APPU wa shimasen
    (Un eroe tenta le cose più difficili. Non si arrende mai)
    Hirou —> da “hiro”, eroe
    Charenji —> da “challenge”, sfida
    Gibu-Appu —> da “give up”, arrendersi 

Tratto dal libro 13 Secrets for Speaking Fluent Japanese
Traduzione: Sakura Miko

 

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