Nel decennio compreso tra il 1810 e il 1820 Hokusai utilizzò lo pseudonimo Taito, abbreviativo di Taihokuto, anche questo nome preso dall’astronomia, usato per designare una stella della costellazione dell’Orsa Minore. Si può notare che tra il 1810 e il 1815 l’artista usò alternativamente i nomi Hokusai e Taito.
Tale sovrapposizione si può spiegare con vari motivi. Primo fra tutti definire esattamente la cronologia di una vita artistica, ricca di cambiamenti come fu quella di Hokusai, risulta essere un’operazione difficile, soprattutto se fatta a posteriori, nonostante l’intenzione iniziale del maestro fosse quella di mutare nome in occasioni di particolari avvenimenti della sua vita.
E’ inoltre utile ricordare che a questo punto della sua carriera, Hokusai era a un apice di popolarità tale che il cambio di nome risultava improduttivo per gli editori che temevano di conseguenza un calo delle vendite: notorietà che ormai oltrepassava i confini della capitale Edo dove l’artista risiedeva e lavorava.
Nel 1812 Hokusai fu invitato dal mecenate e allievo Bokusen (1736-1824) a trasferirsi per un periodo a Nagoya. Lì il maestro, sollecitato dagli stessi discepoli, mise a punto una delle sue opere più famose, riconosciuta come tale sia dalla critica giapponese sia da quella occidentale: i Manga.
Pubblicati in quindici volumi, dei quali il primo nel 1814, il secondo e il terzo nel 1815, il quarto e il quinto nel 1816, due nel 1817, tre nel 1819, l’undicesimo e il dodicesimo nel 1834, il tredicesimo nel 1849 e due usciti postumi prima del 1878, i Manga (termine prettamente giapponese, tradotto comunemente come Schizzi sparsi) sono un’opera ambiziosa, dalle mille sfaccettature e dalle innumerevoli interpretazioni possibili.
Se l’aspetto didattico può essere considerato il motivo che spinse Hokusai alla loro compilazione, essi sono anche una summa delle qualità artistiche del maestro. Le decine di immagini si susseguono senza sosta, consentendo a Hokusai di dare libero sfogo alla propria, personalissima, visione della natura e dell’umanità.
Dal punto di vista sociologico essi inoltre offrono un’ampia esemplificazione dei caratteri antropologici del popolo giapponese, così come si presentava nei primi decenni dell’Ottocento.
Hokusai affrontò molti dei temi a lui più cari: una variegata messe di esseri umani e animali, elementi della natura, agenti atmosferici, architettura, aspetti tecnologici, divinità e molto altro ancora. Un vero e proprio mondo, il mondo di Hokusai, la sua visione, troppo reale per essere vera, troppo acuta e raffinata per essere caricatura, nonostante prevalga diffusamente una predilezione per l’ironia, ai confini della comicità.
Dal punto di vista editoriale, i Manga furono il frutto della collaborazione della casa editrice Eirakuya di Nagoya con la casa editrice Kadomaruya di Edo, operazione che contribuì a incrementare la popolarità di Hokusai anche al di fuori della capitale.
Proprio a Nagoya il maestro ripetè nel 1817 la performance che lo vedeva dipingere un enorme Daruma. Questa volta il foglio era ancora più gigantesco, oltre duecentoquaranta metri quadri, e la folla ancora più entusiasmata; l’evento fu inoltre pubblicizzato con un foglio realizzato dallo stesso Hokusai in cui raffigurò un Daruma e vi si davano indicazioni sul luogo, il giorno e l’ora dell’evento.
Il periodo Taito è da considerarsi come quello in cui l’artista pubblicò il maggior numero di manuali, oltre agli stessi Manga. Nel 1815 Hokusai fece uscire Apprendistato autodidattico di danza (Odori hitori geiko) nei cui fogli si susseguivano piccoli disegni con vari movimenti progressivi di una danza; in un caso Hokusai usò la silhouette del celebre attore di teatro kabuki Danjuurou V per esemplificare sessanta passi.
Nel 1816 fu pubblicato Album di pittura di Hokusai nelle tre forme (Hokusai santai gafu), in cui ogni figura è tratta da tre diversi punti di vista, che in realtà possono interpretarsi come tre differenti modi di usare il pennello e svolgere la linea piuttosto che riferirsi solo alla posizione del soggetto illustrato.
Seguì tra il 1817 e il 1819 il Dizionario pittorico di rapida consultazione (Ehon hayabiki) in cui le figure sono prive intenzionalmente dei tratti del volto. Quindi nel 1818 lo Specchio di disegni dello spirito delle cose (Denshin gakyou), manuale monocromo riedito l’anno successivo a colori col titolo Dipinti eccellenti a colpo d’occhio (Shuuga ichiran).
Tratto dal libro Hokusai (La grande biblioteca dell’arte) – Collana Giunti
Altri libri consigliati sui manga:
- Hokusai Manga di Nakamura Hideki, Uragami Mitsuru, Takaoka Kazuya
- Il manga. Storia e universi del fumetto giapponese
- Storia dell’animazione giapponese di Guido Tavassi
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