Miko (巫女) è la parola oggi con cui si indica in Giappone una giovane donna che lavora presso un tempio shintoista. In passato una Miko però non era solo questo. La tradizione delle Miko risale ad un Giappone antico, in ere remote in cui le donne si pensava fossero addirittura capaci di dare voce alle parole di Dio entrando in trance; venivano considerate delle vere e proprie sacerdotesse, esattamente come le sacerdotesse dei vari oracoli delle storie mitologiche occidentali (Oracolo di Delfi ad esempio).
Con il passare degli anni però il termine Miko venne usato per indicare solamente le giovani donne al servizio dei santuari shintoisti. Molto spesso sono figlie di sacerdoti che hanno l’incarico di prendersi cura del tempio e di gestirlo. Anticamente le Miko includevano tra i loro ruoli anche quello di esibirsi in danze cerimoniali e assistere i sacerdoti nelle varie funzioni durante i vari eventi.
Questa tradizione continua ancora oggi ed è molto facile trovarne in diversi templi shintoisti: sono per lo più ragazze volontarie oppure lavoratrici part-time; i loro doveri consistono nell’assistere alle funzioni del santuario, esibirsi in danze cerimoniali, offrire un oracolo (omikuji) e vendere tutti gli oggetti associati al tempio come Ema, Omikuji, Omamori e vari oracoli della fortuna.
Cosa significa la parola Miko?
Dare una definizione che esprima a pieno il significato della parola Miko è difficile: un significato potrebbe essere quello di Vergine dell’Altare ma è semplicemente il significato più usato ma non forse non del tutto appropriato. Sono stati usati vari termini come profetesse, sacerdotesse, novizie o addirittura streghe.
Anticamente il requisito essenziale di una Miko doveva essere la Verginità in quanto erano delle donne consacrate ad una divinità ma non è sempre stato così: durante il corso della storia molte volte sono state fatte eccezioni per donne di grande carattere ricordate per eventi importanti. Ad ogni modo però quando una Miko che serviva un santuario si sposava doveva abbandonare il ruolo di Miko per dedicarsi al marito e alla famiglia. Oggi, in tempi moderni questa regola non vale più anche se, nonostante ciò, molte Miko quando si sposano lasciano comunque il servizio al santuario o il corso per diventare sacerdotesse, per dedicarsi alla famiglia.
L’abito tradizionale di una Miko si chiama Chihaya e consiste in un hakama rosso (gonna pantalone) e da una tunica bianca del kimono con grandi e larghe maniche e i tabi come calzatura. Alcuni templi fanno eccezione e vestono le proprie Miko usando colori differenti ma sono eccezioni che capitano raramente; solitamente il bianco e il rosso sono i colori tradizionali dell’abbigliamento di una Miko. E’ inoltre comune per una Miko indossare nastri per capelli o altri ornamenti che comunque devono sempre abbinarsi all’abito rosso e bianco.
Miko negli anime, manga, videogiochi e vari racconti
Le Miko sono personaggi molto presenti nelle pagine della letteratura giapponese, nei manga e negli anime. Solitamente troviamo la Miko nell’anime o nei manga mentre tiene la propria scopa di bambù e spazza via le foglie dal suolo del santuario. Alcune volte sono rappresentate, specie nei manga shoujo o videogiochi, come giovani donne molto attraenti nella loro figura: sono spesso descritte come eroine coraggiose che combattono e sconfiggono spiriti malvagi, demoni o creature dai poteri sovrannaturali. In queste storie sono anche capaci di usare le arti marziali e le varie spade giapponesi, usare l‘o-fuda e fare magie o particolari divinazioni.
Qualche esempio di Miko negli anime/manga:
- Kaho Mizuki in Card Captor Sakura
- Yui Hongo e Miaka Yuuki in Fushigi Yuugi
- Kagome, Midoriko, Kikyo, Kaede e Tsubaki in Inuyasha
- Rei Hino (Rea in Italia) in Sailor Moon
- Sakura in Lamù
E molte altre ancora…
Curiosità
Negli anime e nei manga esiste inoltre un’altra particolare categoria di Miko, chiamate Kuro Miko ovvero Miko Oscura o molto spesso tradotta come Sacerdotessa Oscura. Come è intuibile da pensare, sono la controparte malvagia delle normali Miko e di solito sono quelle che servono demoni e spiriti, piuttosto che combatterli. Indossano ovviamente una veste più scura rispetto alla divisa tradizionale e fanno uso della magia nera: un esempio è Tsubaki in Inuyasha.
Altra curiosità?
Miko è anche il mio cognome d’arte! :)
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