Continuiamo ancora a parlare di come sono nati i kanji e di come si sono evoluti nei secoli aggiungendo con questa terza parte un altro gruppo di kanji per scoprirne l’origine:
Lettura On: トウ (Tou)
Lettura Kun: ふ ゆ (Fuyu)
Questo è il Kanji di Fuyu: secondo il pittogramma originario la parola Inverno veniva rappresentata con un filo annodato ad entrambe le estremità. Era usato per indicare che una cosa, una situazione o un periodo era giunto al termine, probabilmente in riferimento alla fine di una stagione e all’inizio di un’altra. La parte inferiore del pittogramma originario infatti rappresenta ciò che poi significa Ghiaccio o Freddo (vedi anche Samui), parte che poi fu aggiunta alla parte superiore assumendo il definitivo significato di “inverno”, stagione che conclude l’anno, ultima ad arrivare.
Si possono inoltre trovare delle tracce del significato originale in altri kanji: quando ad esempio il radicale di Filo 糸 si unisce al kanji di Fuyu diventa Owaru 終 che significa Finire, significato comunque non del tutto assurdo se si pensa che si alludeva prima all’inverno come alla stagione che porta a termine, conclude un anno.
Lettura On: フ, フ ウ, ブ (Fu, Fuu, Bu)
Lettura Kun: お っ と (Otto)
Questo Kanji si legge Otto e significa Marito. Il pittogramma da cui deriva rappresentava un uomo con una forcina nei capelli: nella Cina antica, quando un uomo raggiungeva i 20 anni doveva legarsi i capelli con una forcina in un rituale d’iniziazione, per essere considerato un uomo adulto e quindi pronto a poter diventare anche un marito.
Lettura On: フ (Fu)
Lettura Kun: よ め (Yome)
Secondo lettura On è Fu ma secondo lettura giapponese Kun è Yome e significa Donna Sposata: in effetti basta guardare il pittogramma originario per distinguere dal disegno una donna con una scopa in mano intenta a pulire. Ciò è evidentemente dato dal fatto che secondo la tradizione e l’usanza la donna sposata era colei che si occupava della casa e delle faccende domestiche.
Lettura On: コ (Ko)
Lettura Kun: ふ る い(Furui)
Questo Kanji lo troviamo in parole come Furui e Furuki e significa Vecchio o Antico. Il pittogramma rappresenta una bocca che legge un vecchio manoscritto. Tuttavia vi è un’altra interpretazione: se infatti si prova a guardare il kanji e non il pittogramma possiamo notare il kanji di Dieci (十 Juu) e sotto dal kanji di Bocca (口 Kuchi).
Questo è ricollegabile al fatto con molte bocche, quindi molte persone, si indica sapienza, saggezza e storia tramandate oralmente di generazione in generazione stando appunto ad indicare qualcosa che è passato dunque Vecchio o Antico.
Lettura On: シ ュ ツ, ス イ (Shutsu, Sui)
Lettura Kun: でる, 〜で, だす, 〜だす (Deru, -De, Dasu, -Dasu)
E’ uno tra i kanji più comuni e usati: si tratta del Kanji che significa Uscire. Guardando il kanji è facile cadere nella facile convinzione che sia formato da due “montagne” una sopra l’altra. Errore! Il pittogramma originario da cui deriva il kanji raffigurava la soglia di una porta o di una grotta da cui un piede è in procinto di uscire. Da qui ne deriva il suo significato e poi anche attuale ideogramma.
Lettura On: ネ ン (Nen)
Lettura Kun: と し (Toshi)
Si legge Nen secondo lettura On e Toshi secondo lettura Kun e significa Anno. Il pittogramma rappresenta nella parte inferiore un uomo che porta uno covone di grano sulle spalle, rappresentato nella parte superiore del disegno. Nella Cina antica gli agricoltori avevano un solo raccolto all’anno dunque quando l’anno volgeva alla fine si era soliti fare offerte ai propri antenati. Ecco perchè questo kanji è rappresentato da una persona con un covone di grano portato in spalla come come simbolo di offerta annuale ai propri antenati in segno di ringraziamento per il raccolto.
Lettura On: メ イ , ミ ョ ウ (Mei, Myou)
Lettura Kun: な (Na)
Questo è il Kanji che significa Nome. Il pittogramma originario rappresentava la notte. Si sa che con il buio non si distingue bene il volto di chi si ha di fronte. Quindi se la parte iniziale del kanji rappresenta la notte allora la parte inferiore rappresenta una bocca proprio ad indicare qualcuno che sta chiedendo ad un’altra persona chi quest’ultima sia dato che, per il buio, non si riesce a vedere. Dalla richiesta del “nome”, ne deriva dunque il significato del kanji e la sua antica rappresentazione.
Articolo scritto in collaborazione con Alex Agostini
Fonte Consultata per l’elaborazione dell’articolo: Picture Chinese Characters: Finding Art, History, and Logic in Written Chinese
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