Keiko Ichiguchi, autrice di molti libri e disegnatrice di fumetti, lavora e vive a Bologna e attraverso le sue opere racconta la sua vita tra l’Italia e il Giappone. Vi propongo un breve estratto dal suo libro Non ci sono più i giapponesi di una volta” dove ci racconta di una parolina che i giapponesi hanno inventato per trovare con facilità la propria anima gemella!
Nel 1996 è nata la parola Ko-madam. Vuol dire “giovani donne sposate che portano sempre vestiti firmati e gioielli costosi”.
Ho visto degli articoli che parlavano di loro nelle riviste di moda per donne. Le trattavano come se fossero un modello ideale per le casalinghe. Secondo questi articoli, prima di sposarsi queste donne lavoravano e guadagnavano bene e potevano spendere i loro soldi in vestiti, gioielli, viaggi e cene in ristoranti costosi. Poi, una volta sposate con ricchi esponenti dell’élite, hanno continuato a fare una vita simile a quella che facevano prima. Negli anni Ottanta l’economia giapponese andava bene. Può darsi che per le giovani donne che avevano vissuto quel periodo non fosse facile abbandonare i bei ricordi. E in quegli anni le donne con una carriera lavorativa erano considerate come un nuovo modello da seguire.
Sono sicura che allora tante mamme desideravano che le figlie si laureassero e potessero lavorare come gli uomini. Forse perché loro non avevano avuto la possibilità di farlo. Ma in fondo la mentalità della gente non cambia facilmente. Per esempio, mia madre mi diceva: “Devi prendere una laurea e ottenere un buon lavoro. E poi, dopo qualche anno d’esperienza lavorativa, trovarti un buon marito, farti una famiglia ed essere felice con i tuoi figli”.
E io, ventenne, la contraddicevo: “Mamma, se mi laureo e devo trovarmi un lavoro, voglio fare un mestiere che posso continuare a fare tutta la vita, mettendo a frutto quello che sto studiando. Non mi sembra giusto che mi incoraggi a fare una carriera e allo stesso momento ad abbandonarla per diventare un’ottima casalinga”.
Già, in quel periodo litigavo molto con mia madre. Mentre una mia zia anziana mi diceva: “Sei una donna. Perché devi studiare così tanto?”. Non ero per niente d’accordo con lei, ma in qualche modo aveva ragione, se in fondo ci si aspettava che le donne dovessero diventare delle brave casalinghe. Ripensandoci adesso, mi pare che in quel periodo la mentalità del vecchio Giappone convivesse con un nuovo desiderio di modernizzare il paese secondo lo stile occidentale, mettendo in campo due sistemi di valori in contraddizione tra loro.
Lo stile di vita definito dalla parola Ko-madam a me sinceramente faceva orrore. Apparentemente proponeva un nuovo modo di vivere per le donne. Ma non è che in realtà questi articoli ci prendevano in giro? Non si sottolineava così ancora una volta l’idea di fondo che le donne fossero interessate solo a una vita lussuosa? Ma la propaganda creata dai mass-media è molto forte. Mi chiedo quante donne siano state influenzate da questi articoli e siano finite per convincersi che le casalinghe sono sfortunate e non sono ricche come le Ko-madam.
Fonte: Articolo tratto dal libro Non ci sono più i giapponesi di una volta, scritto da Keiko Ichiguchi ed edito da Kappalab Edizioni
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