Due uomini sui 50 anni di età entrano in un ristorante sushi. Uno ordina “un impermeabile” e l’altro ordina “un garage”.
Detta così sembra l’inizio di uno sketch dei Monty Python ma in realtà si tratta di uno dei tipici skerzi o gag chiamati Oyaji Gyagu (おやじギャグ) che gli uomini di mezz’età amano spesso fare quando vanno nel loro ristorante sushi preferito. Gli Oyaji Gyagu sono in realtà scherzi che normalmente si fanno usando parole che i linguisti chiamano “omofone“, cioè con quelle parole che hanno la stessa pronuncia ma significato completamente differente.
Ritornando all’ordinazione “dell’impermeabile e del garage“, citata prima: in realtà la battuta viene da una lettura delle parole Kappa e Shako. La parola Kappa, nel particolare contesto del ristorante di sushi, è usata per riferirsi al Kappa Maki (かっぱ巻き) cioè il rotolo di sushi con il cetriolo come ripieno; esiste però un’altro significato per Kappa (stavolta scritto con i kanji 合羽) che è appunto “impermeabile“, scritto appunto con ideogrammi differenti.
La stessa cosa vale per l’altra parola, Shako. La sua battuta è basata su uno scambio di kanji: se la parola è scritta con i kanji 蝦蛄 allora si indicano un tipo di gamberetti ma se scritti con gli ideogrammi 車庫 si indica in realtà un posto asciutto dove si lascia di solito una macchina, in pratica quello che noi conosciamo come Garage ガレージ.
E’ dunque cosa comune per gli Oyaji Gyagu usare tutte quelle parole che hanno la stessa pronuncia ma significato differente nella scrittura. A volte la battuta può avvalersi di una sola parola ma a volte può diventare anche una frase, più o meno significativa. Ecco qualche esempio tra i più comuni:
- Sukī ga suki (スキーが好き – Mi piace sciare)
- Shio ga nai no wa shō ga nai (塩がないのはしょうがない – Non possiamo farci niente se non c’è il sale)
- Kono ikura wa ikura? (このイクラはいくら? – Quanto costano queste uova di salmone?) […]
Se non pensate che siano divertenti non dovete preoccuparvi. Ecco cosa afferma la stessa Wikipedia giapponese, dando una definizione a questo tipo di umorismo: l’Oyaji Gyagu è una battuta semplice e facile da capire. Il punto è che più “scadente” o “sempliciotta” è la battuta e più problematico diventa per l’ascoltatore che, sicuramente capirà lo scherzo ma probabilmente non sempre sarà in grado di riderci su. In realtà l’intrattenimento e il divertimento di questo genere di gag sembra essere più di chi fa la battuta che di chi l’ascolta. Nonostante questo però ci si aspetta che anche chi ascolta ne rimanga comunque divertito.
Ad ogni modo l’Oyaji Gyagu risulta essere molto di più di una semplice gag o battuta da ridere rispetto a quanto la sua reputazione vuol farci credere. L’idea di offrire significati differenti, associati ad un suono comune, che poi è sostanzialmente questo ciò che è l’Oyaji Gyagu, è stata fondamentale per lo sviluppo della scrittura giapponese nel tempo.
Ad esempio, prendiamo il carattere cinese 来: originariamente era usato per indicare un particolare tipo di grano. Quel kanji oggi significa invece “venire” ed è stata una coincidenza accaduta molto tempo fa che questi due significati diversi (grano e venire) venissero pronunciati allo stesso modo.
Poichè non c’era ancora alcun ideogramma disponibile che identificasse il “venire”, alcuni Oyaji cinesi ad un certo punto, nella storia antica, hanno cominciato ad usare l’ideogramma di “grano” per indicare invece “venire”; la stessa cosa è poi accaduta a molti altri simboli, come 足 piede ad esempio, che era utilizzato per indicare “l’essere sufficiente” (ancora oggi conserva questa sfumatura di significato), oppure ancora il kanji 万 che oggi significa 10000 ma deriva da un antico simbolo che indicava lo scorpione.
Lo chiamano “principio rebus” ma in realtà non è altro che un’applicazione su vasta scala degli Oyaji Gyagu, che con il tempo hanno avuto grandi conseguenze per la civiltà giapponese e per la sua lingua.
Gli Oyaji Gyagu svolgono un ruolo importante anche nella poesia giapponese, dove vengono chiamati esattamente 挂 词 Kakekotoba (che significa “gioco di parole”). Anche se pochi associerebbero i Kakekotoba agli Oyaji Gyagu in realtà è un dato di fatto che siano la stessa cosa.
I poeti Waka sono famosi per i giochi di parole e spesso sfruttano l’ambiguità di termini come Kiku ad esempio che può significare sia 聞くAscoltare ma anche 菊 Crisantemo o ancora parole come Matsu che a seconda di come è scritto può significare Aspettare 待つ ma anche Albero di Pino 松. Basta poco per passare dal ridicolo alla sublime poesia. […]
Tratto dall’articolo di Mio e Peter Backhaus scritto per il Japan Times
Traduzione: Sakura Miko
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