Durante gli anni ’60 e ’70, i giapponesi sembra si siano aggiudicati il titolo (anche ben meritato) di “stacanovisti, maniaci del lavoro”, un epiteto che è stato inizialmente usato in senso negativo per via dell’enorme afflusso di esportazioni dal Giappone che cambiò le sorti dell’economia a scapito delle industrie degli altri paesi.
Dal momento che i giapponesi di quegli anni lavoravano dalle 10 alle 14 ore al giorno per 6/7 giorni alla settimana, l’etichetta di “maniaci del lavoro” non è stata associata in modo del tutto corretto perché non venne aggiudicata solo in base al lavoro ma divenne anche un modo per identificare i giapponesi nel loro comportamento e nei loro modi di fare di ogni giorno.
A partire però dall’estate 1953, appena un anno dopo la ripresa d’indipendenza del Giappone dall’occupazione delle forze alleate, prese piede una sempre più fiorente tendenza alla vita notturna nelle varie città giapponesi; più di 2000 centri termali e villaggi in luoghi di campagna si affollavano e ospitavano feste notturne piene di gente che si recava lì nei periodi di vacanza o nei fine settimana.
Per il tutto il Giappone iniziò a crescere anche il numero di quartieri a luci rosse e dei salotti per massaggi e benessere e diventò una vera e propria usanza delle compagnie portare i propri impiegati e dipendenti in viaggi di relax di due o tre giorni, una volta all’anno.
Tutte queste attività, e altro ancora, hanno fatto in realtà parte della tradizione giapponese sin dai tempi antichi, in particolar modo a partire dai decenni governati dalla famiglia Tokugawa nel Periodo Edo, cioè dal 1603 al 1868.
Fino a circa il 1986, il momento della settimana maggiormente pieno per i centinaia e migliaia di bar, cabaret e nightclub era il Venerdì sera, definito dai giapponesi come “Hanakin” ovvero “Flower Friday” o “Golden Friday“: Hana significa infatti Fiori mentre Kin è lo stesso Kin che significa Oro e che si trova in Kinyoubi (Venerdì).
Al venerdì sera, migliaia e migliaia di giapponesi, in particolar modo gli uomini, che avevano trascorso 5 giorni di pieno lavoro durante la settimana, rimanevano fuori a mangiare e a bere sino a che il loro locale notturno preferito non chiudeva. Molti preferivano abbinare al bere e mangiare anche il gioco del mahjong, rimasto, allora come oggi, uno dei più popolari passatempi del Paese. I più “chiassosi” poi preferivano trascorrere il resto del week-end cercando di recuperare i postumi della sbornia, la mancanza di sonno e della stanchezza.
La crescente pratica dei lavoratori giapponesi di riservare i sabati e le domeniche come altrettanti giorni liberi da dedicare al piacere e alle attività personali iniziò nel 1987 quando venne coniato un nuovo termine che entrò presto nell’uso popolare: Hanamoku.
Moku è lo stesso che si trova in Mokuyoubi (Giovedì) quindi Hanamoku possiamo tradurlo con “Giovedì d’oro o dei fiori” esattamente come l’Hanakin ed è usato per quel gran numero di salariati che al posto del venerdì scelgono di andare fuori il giovedì notte, prolungando così il periodo di relax sino a tutto il week-end.
Sempre crescente poi negli anni fu il numero di giapponesi che decise di unirsi alla classe media, per cui l’andare fuori città nei fine settimana era diventato un passatempo nazionale, che ha reso l’Hanamoku anche molto più popolare tra coloro che non volevano rinunciare alla loro tradizionale abitudine di assistere ai colorati ed emozionanti intrattenimenti nei vari distretti del Paese.
Un’altra caratteristica degli intrattenimenti del week-end che è diventata molto significativa, specie poi negli ultimi anni, era quella di partire per brevi viaggi e andare nei pochi giorni del fine settimana nel Guam, in Taiwan, Hong Kong e in Sud Corea.
La maggior parte di questi pacchetti-viaggio erano (e sono) organizzati in modo tale da partire il giovedì sera e tornare la domenica sera o al massimo il lunedì mattina presto (in quest’ultimo caso solitamente il viaggiatore va dall’aeroporto direttamente al lavoro).
L’Hanamoku e l’andare a bere nei locali, diventato per i manager e lavoratori giapponesi una sorta di rito, rappresentava a volte però per qualche uomo d’affari straniero che risiedeva in Giappone un peso: coloro infatti che non riuscivano a trovare un modo per declinare un invito ad uscire il giovedì sera spesso finivano con il dover avere a che fare con postumi di sbornia il venerdì mattina al posto di un molto più conveniente sabato.
Tuttavia però l’Hanamoku non ha limitato a visitatori stranieri negli anni l’opportunità di provare comunque a sperimentare la vita notturna giapponese, perché i giapponesi non necessariamente ritengono che gli intrattenimenti notturni debbano essere riservati ad un giorno ben preciso della settimana, nonostante il significato del termine Hanamoku.
Oggi i più grandi e popolari distretti di maggiore intrattenimento si trovano a Tokyo, Nagoya, Kyoto e Osaka che sono pieni di feste e vari eventi praticamente ogni sera, eccetto la domenica notte, quando tutti i locali sono chiusi e il lunedì notte quando sono meno affollati del solito; per la maggior parte delle persone però, ad ogni modo, le altre notti vanno bene come l’Hanakin o Hanamoku.
Solo due sono i momenti che sembrano scoraggiare le folle notturne dall’andare nei locali: un’insolita e forte pioggia oppure i periodi di vacanza come la settimana del Nuovo Anno che va dal 30 dicembre al 5 gennaio o per l’Obon quando i giapponesi, come da tradizione, visitano templi, santuari e le tombe dei loro antenati.
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