Vi ricordate la prima lezione di giapponese o la prima volta che avete deciso finalmente di imparare il giapponese da soli? Quali sono state le prime vere parole che avete imparato?
C’è un’alta possibilità che あ り が と う ご ざ い ま す “arigatou gozaimasu” sia tra queste prime parole imparate il primo giorno di studio. Chiaramente espressioni e parole per dire “grazie” sono talmente conosciute che potreste non aver avuto bisogno di “impararle”, dovevano essere qualcosa di cui eravate già consapevoli.
Sfortunatamente però, la capacità di molti studenti nell’esprimere il loro apprezzamento per qualcosa o per qualcuno non va mai oltre questa singola espressione. Imparare invece come dire “grazie” in altri modi differenti vi permetterà di esprimere la vostra gratitudine e il vostro apprezzamento in modo molto più naturale e in molte situazioni diverse.
Sicuramente possiamo legare all’espressione l’avverbio multiuso ど う も “doumo” così da ottenere ど う も あ り が と う ご ざ い ま Doumo arigatou gozaimasu (“grazie mille, grazie molte”), così facendo riusciamo ad aumentare un pò il numero di sillabe pronunciate e a innalzare lievemente il livello di cortesia; possiamo poi usare Doumo arigatou per le situazioni più informali. Però, ciò di cui stiamo parlando, sono solo variazioni che non ci danno nulla oltre ciò che già sappiamo.
Possiamo inoltre usare anche l’espressione al passato: あ り が と う ご ざ い ま し た Arigatou gozaimashita. Questa versione è utile da dire a qualcuno che ha appena fatto o terminato di fare qualcosa per noi. Si può dire ad esempio ad un pubblico che gentilmente ha assistito ad una conferenza oppure quando terminate una chiamata telefonica con il rappresentante di un servizio o ancora a qualcuno che vi ha restituito il portafoglio dopo che questo vi è caduto.
Una versione molto utile dunque, tuttavia, al passato, se ci troviamo in ambito lavorativo, va usato con molta cautela: molte compagnie infatti chiedono ai loro impiegati di usare l’espressione al presente così da non implicare mai del tutto il completamento o la fine di una relazione con un cliente, mentre usando il presente è come voler “ringraziare ma con la speranza che ci si possa nuovamente incontrare o collaborare in futuro”.
Doumo da solo può andar bene nelle situazioni informali per esprimere un “grazie” veloce, però può unirsi anche a す み ま せん Sumimasen. Anche se Doumo sumimasen è spesso usato per dire “mi scusi tanto, mi dispiace davvero”, è anche usato per quando si riceve un favore inaspettato, come quando qualcuno ci tiene la porta ad esempio o tralascia ciò che stava facendo per darci una mano in qualcos’altro.
Con la stessa sfumatura, abbiamo anche la parola Kyoushuku (“essere in obbligo, essere obbligato, dare disturbo”) che ha una sorta di doppia personalità. Ha infatti una resa “negativa” che è impiegata per ottenere un’espressione che può essere uno sfarzoso modo per scusarsi ancor prima di fare una richiesta a qualcuno. Ecco una frase di esempio:
恐 縮 で す が 、 ご 迷 惑 で な け れ ば ち ょ っ と 手 伝 っ て い た だ け ま せ ん で し ょ う か
Kyoushuku desu ga, gomeiwaku de nakereba, chotto tetsudatte itadakemasen deshou ka
E’ davvero terribile da parte mia ma, se non è troppo disturbo, potrei chiederti di aiutarmi un attimo?
Esattamente come Sumimasen, anche Kyoushuku può essere considerato come un modo estremamente rispettoso e formale per mostrare apprezzamento per una situazione inaspettata o per un inaspettato elogio.
Quando insegnavo alla scuola di giapponese c’era una donna che mi ha aiutato ad organizzare e servire alle mense (給 食 Kyuushoku); era una persona meravigliosa, una gran lavoratrice che aveva a cuore i suoi studenti e si preoccupava ogni giorno di servire loro una diversa selezione di piatti deliziosi e salutari.
E’ successo una volta che, durante un incontro, venisse inaspettatamente elogiata e lodata per il suo grande lavoro. Nel menzionare il suo nome, divenne incredibilmente rossa ed ovviamente era molto imbarazzata. La prima cosa che le uscì di bocca fu 恐 縮 で す Kyoushuku desu (“sono incredibilmente grata”).
Questo è un ottimo modo per accettare una lode o un complimento con umiltà ed esprimere per esso il proprio apprezzamento. Una piccola nota è da farsi sulle due parole Kyoushuku e Kyuushoku che sono davvero molto simili nel suono ma ci sono in realtà una O e una U di differenza, quindi prestate molta attenzione a non confonderli.
Una versione più diretta di “grazie” è 助 か り ま す Tasukarimasu che letteralmente significa “io sono o sarò aiutato”. E’ in realtà usato più frequentemente al passato, 助 か り ま し た Tasukarimashita, cioè quando qualcuno vi ha già aiutato in qualche modo e voi volete dunque dire qualcosa come “apprezzo l’aiuto (che mi hai dato)” oppure “sei stato di grande aiuto”.
Potete usare l’espressione al presente, Tasukarimasu, quando invece qualcuno sta accettando di farvi un favore e quindi voi volete esprimere il vostro apprezzamento per ciò che loro hanno accettato di fare per voi. Se invece volete ringraziare le persone come Solid Snake del videogioco “Metal Gear Solid”, allora la frase giusta che state cercando è 借 り が で き た Kari ga dekita (“ti devo qualcosa, sono in debito con te”).
Una ricerca su Google mostra per questa frase addirittura 84.000 risultati e 21.000 per la sua versione più formale, Kari ga dekimashita, che comunque rimane sempre un’espressione abbastanza informale e che di sicuro è meglio evitare di tirar fuori di fronte al boss. Conservatela meglio per usarla con i vostri compagni d’armi.
Ovviamente non dovete sempre, in ogni occasione, stare a rimuginare su come dire Grazie. Ciò è provato dalle canzoni classiche proposte spesso nei karaoke dove appare anche il nostro Arigatou.
La canzone di Yujiro Ishihara, dal titolo 夜 霧 よ 今 夜 も あ り が と う “Yojiri yo konya mo arigatou” (letteralmente “Grazie ancora, stasera, nebbia notturna”) è un classico abbastanza lento, adatto ai principianti della lingua o per coloro che hanno una voce profonda (Hikui koe). Nella canzone due innamorati ringraziano la nebbia notturna perchè copre il dolore della loro separazione.
Yoshi Ikuzo, l’uomo con il miglior nome d’arte di tutto il Giappone (il suo nome infatti significa anche “Eccoci! Ci siamo!”) tra le sue celebri canzoni ne ha una dal titolo あ り が と う の 唄 “Arigatou no uta” (“La canzone del Grazie”) dove Ikuzo ringrazia per tutte quelle cose che gli hanno sempre dato coraggio.
E’ una bella canzone che tra l’altro aiuta gli studenti nell’uso della particella を wo che accompagna ogni cosa per cui qualcuno è grato, come nel caso della canzone con 勇 気 を あ り が と う “yuuki wo arigatou” (“Grazie per il coraggio”).
Potete copiare questo piccolo costrutto in ogni situazione della vostra vita quotidiana come ad esempio nella frase: メ ッ セ ー ジ を あ り が と う Messeeji wo arigatou (“Grazie per il messaggio”).
Variare il modo in cui voi dite “grazie” è la via più semplice per sembrare più naturali con il giapponese. Questi sono degli ottimi inizi ma, gli studenti dovrebbero sempre aspirare ad essere più “ingordi” nel voler imparare: non dovreste mai essere soddisfatti di quello che sapete ma dovete continuare a cercare di scoprire altre 50 sfumature di Arigatou che ancora non conoscete.
Articolo scritto da Daniel Morales per il Japan Times
Traduzione: Sakura Miko
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